FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3775025
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Messaggero-l'insegnamento dei linguaggi multimediali E' un bene o un male?

Messaggero-l'insegnamento dei linguaggi multimediali E' un bene o un male?

Cambiamenti/La riforma Moratti prevede l'insegnamento dei linguaggi multimediali E' un bene o un male? Ne parlano il celebre fotografo e il pedagogo Benedetto Vertecchi A scuola di spot dal profess...

17/03/2003
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

Cambiamenti/La riforma Moratti prevede l'insegnamento dei linguaggi multimediali
E' un bene o un male? Ne parlano il celebre fotografo e il pedagogo Benedetto Vertecchi
A scuola di spot
dal professor Toscani
di PIETRO M. TRIVELLI
IL GATTOPARDO, romanzo insieme borbonico e garibaldino, non figura tra i classici nelle scuole. Ma è stata finora tutta gattopardesca la strategia dei riformatori scolastici. Sembrava che rivoluzionassero tutto (addio questo, addio quello) e invece non cambiava niente. Un''ammoina" (gran daffare per non fare) che durava almeno dal 1970. Ora, finalmente, con la riforma avviata in questi giorni, per la prima volta dopo quella di Gentile (tanto vituperata quanto insostituibile, in mancanza di meglio), pare che la scuola cambi davvero.
L'ultima novità '#8212; definitiva? '#8212; vuole che gli indirizzi della scuola secondaria riformata siano otto: come i colori dell'arcobaleno, su lavagne sempre nere dai tempi di Pinocchio. Per quali materie? Più o meno le solite. Ma con un messaggino. Oltre all'italiano (e magari s'imparasse bene, come chiede il presidente Ciampi), si studierà il linguaggio multimediale, tra cinema, Tv e pubblicità: per ragazzi che già traducono tutto in Sms.
La frivola comunicazione pubblicitaria, si sa, è una disciplina seria. Con illustri fautori. Se ne invaghì persino Francesco Flora, burbero e benemerito letterato. "Se la réclame sparisse dal mondo '#8212; sentenziava Flora '#8212; vedremmo scomparire con lei alcuni dei segni più vivi della nostra civiltà". Poi fu Tennessee Williams a decretare che "i veri poeti della nostra epoca sono gli autori di spot pubblicitari". Finché il profeta di ogni comunicazione, il solito McLuhan, intuì che "i modelli di eloquenza non sono più i classici, ma le agenzie pubblicitarie".
Sarà la pubblicità (il suo linguaggio insinuante) l'anima della nuova scuola? "Oggi la lingua tradizionale non è più sufficiente per spiegare il mondo in cui viviamo. Ne esiste un'altra, più immediata, praticata dai giovani senza essere pubblicitari", risponde Oliviero Toscani, star della pubblicità fotografica. Lui, che non sopporta il mondo in bianco e nero e lo tappezza d'immagini come coriandoli di parole, è già salito in cattedra, all'università 'La Sapienza" di Roma e negli Stati Uniti, per discettare di nuovi linguaggi. Preferisce parlare di 'comunicazione moderna", piuttosto che di tecniche pubblicitarie.
Più 'consumismo" e meno sgobbate sull'italiano delle grammatiche? "Non si può far finta di ignorare che il linguaggio dominante sia proprio quello del consumo '#8212; risponde Toscani '#8212; ma non è la scuola, finora, a convincerci che la vita va 'consumata" più che vissuta. Mi riferisco, invece, a quello che chiamo linguaggio dell'essenzialità. E' questo che va appreso con metodo, a partire dalla scuola". Non basta l'assuefazione agli spot urlati dal video e dai manifesti stradali? "Bisogna essere obiettivi '#8212; parola di fotografo '#8212; e riconoscere che una comunicazione senza fronzoli esiste già nei mass media. E c'è già un precedente scolastico. Quello di Don Milani. Nella sua scuola di Barbiana, uno degli esercizi consisteva nel prendere l'articolo di fondo di un giornale e farlo riscrivere dai ragazzi; dicendo le stesse cose con meno della metà delle parole. Anche questo linguaggio potrebbe chiamarsi pubblicitario".
Una simile sperimentazione, nei programmi della scuola riformata, non falserebbe l'autentica comunicazione (per effetto della 'persuasione occulta", tipica della pubblicità)? "Credo che l'equivoco nasca da un uso improprio della definizione pubblicitaria '#8212; risponde ancora Toscani '#8212; mentre dovrebbe riguardare non tanto il contenuto quanto la forma di comunicazione, rispetto al linguaggio tramandato dalle scuole di retorica". Come organizzare l''ora di spot"? "Per abituarli ad esprimersi in maniera chiara ed essenziale, si potrebbe cominciare insegnando ai giovani come si 'leggono" le immagini. E' il compito dell'analisi della comunicazione visiva". Sarebbe un incrocio di materie, tra lingua e storia dell'arte? "Più o meno '#8212; conclude Oliviero Toscani '#8212; poiché si vive in un mondo d'immagini. Se tale è la condizione della società, anche la scuola deve adeguarvisi. Senza rinunciare, beninteso, a tutto il resto del suo bagaglio educativo articolato in tante altre materie. Per capire il mondo, per studiarlo meglio".
Ma quale mondo s'insegna, oggi? L'impressione è che le nuove tecnologie di comunicazione, così travolgenti, accrescano anziché accorciare il divario tra scuola e vita (come si diceva quando l'istruzione era per pochi). Basta, insomma, cambiare etichetta agli indirizzi di studio per attuare la riforma appoggiandosi anche al linguaggio multimediale o pubblicitario? "L'inserimento di 'nuove materie", apparentemente trasferite nella scuola dalla società (quale sarebbe appunto il linguaggio multimediale), non ha senso. Si calano in una situazione di riforma a mezz'aria", dice Benedetto Vertecchi, cattedra di pedagogia all'Università Roma Tre, già presidente del Centro europeo dell'Educazione. Decenni di progetti sono stati inutili, dunque, se la vera riforma '#8212; nei programmi concreti '#8212; continua ad essere solo annunciata? "Per ora '#8212; risponde Vertecchi '#8212; mi pare che lo scoglio dei programmi, nel quadro della riforma, diventi ancora più insidioso. Anzi, si assiste a una specie di retrocessione. Quando si propone di organizzare la scuola a misura degli studenti, mettendo l'allievo al centro dell'attenzione pedagogica, bisogna intendersi sull'insegnamento individualizzato, personalizzato, in rapporto alle opportunità di ogni singolo alunno. Si rischia di lasciare i più deboli con le loro lacune, destinandoli poi a corsi, diciamo, 'non liceali". Non basta ampliare la gamma già molto variegata degli indirizzi di studio, se non si creano le condizioni di un approfondimento delle materie. Alla quantità, dovrebbe corrispondere la qualità dello studio. Tanto più che è mutata biologicamente la condizione studentesca: i giovani maturano in anticipo, almeno di due o tre anni, rispetto al passato. Mentre si è discusso fin troppo se l'obbligo scolastico dovesse essere elevato a sedici anni di età. Sinceramente, non vorrei stare nei panni dei ragazzi che vanno a scuola oggi: credo che impareranno poco, nonostante le eccezioni, anche dopo questa riforma".
Il professor Vertecchi ha elaborato un progetto per le scuole della Repubblica di San Marino: da zero a 18 anni di età, in tre cicli. Potrebbe essere un modello anche per una popolazione scolastica enormemente più numerosa dei seimila alunni sanmarinesi? "Diffcile fare raffronti sia come entità di popolazione sia come strutture didattiche territoriali '#8212; risponde Vertecchi '#8212; tuttavia non credo che il problema consista nel numero più o meno elevato di studenti. Bensì nel fatto che per fare la riforma scolastica della Repubblica italiana ci vogliono tanti decenni quanti sono i compromessi da superare, per una soluzione che non scontenti nessuno".
Compromessi. Da sempre si scontrano le esigenze pedagogiche con quelle sindacali, la formazione dei giovani con il loro futuro lavorativo, la resistenza delle famiglie '#8212; mio figlio dottore '#8212; e le gelosie professionali che serpeggiano fra le cattedre, come tra le scrivanie ministeriali. Saranno ancora insegnanti e studenti a pagare il prezzo dell''ora di pubblicità"? Gli spot costano cari. Ma, anche nella 'scuola di Carosello", è pur vero che chi non sa imparare si mette ad insegnare. Il proverbio corre su Internet.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL