Messaggero-I DISABILI TRA I BANCHI

Mercoledì 4 Dicembre 2002
I DISABILI TRA I BANCHI
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - I genitori che hanno figli handicappati sono stanchi di lottare per affermare i loro diritti. Sono stanchi di "mercanteggiare" sulle ore di sostegno per un bambino autistico o ipercinetico, per uno malato della sindrome di Down o con problemi di ritardo fisico o psichico. Lottano, le madri e i padri, per assicurare ai loro figli "diversi" un destino il più possibile uguale a quello dei bambini "normali". Vogliono che i loro figli abbiano un posto tra i banchi di pari dignità. Ma questa dignità passa attraverso le strettoie della burocrazia scolastica. "Sempre più miope e attenta al calcolo - denuncia Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil scuola - Nessun istituto ha avuto gli insegnanti richiesti e tutti sono stati costretti a ridurre le ore. Non è casuale che in classi di 29-30 alunni siano stati inseriti anche più di due allievi con handicap. In media ogni alunno disabile ha solo due ore di sostegno al giorno. Così si è ridotta la spesa per l'istruzione, ma a che prezzo? Tutto ricade sulle famiglie, lasciate sempre più sole di fronte al problema. E in tutto questo il ministero si preoccupa delle certificazioni, dei "pezzi di carta"".
Per raccontare il loro disagio i bambini di una scuola di Salerno hanno messo in scena una favola. Un bimbo-rospo, grazie alle cure e all'attenzione di chi lo circonda, si trasforma in un principino. Un modo per spiegare che i disabili rappresentano una ricchezza che può essere valorizzata. Nella giornata dedicata all'handicap la Cgil ha indetto una giornata di mobilitazione, conclusa con un sit-in davanti al ministero: "Non si può risparmiare sui disabili - sottolinea Panini - L'inserimento dei bambini con handicap è stato sempre considerato un valore ed un'esperienza unica sul versante europeo. Da 2 anni, con questo governo, è invece considerato solo un costo: da qui la riduzione del numero degli insegnanti con la conseguente diminuzione delle ore di sostegno". Secondo la Cgil è "a rischio l'integrazione" dei 140 mila alunni portatori di handicap: "Con i tagli si torna ad un passato di segregazione e isolamento".
Rosanna De Luca è una delle tanti "madri coraggio" che affollano la sala. Si parla di handicap nel teatro di via Induno, a Roma. Si parla di bambini con disagi gravi. E lei, Rosanna, capelli corti e jeans, 45 anni ben portati, ex impiegata di una ditta di ristorazione, lavoro che ha abbandonato da quando ha scoperto che il suo Lorenzo a due mesi aveva disturbi neurologici, è qui per dare la sua testimonianza: "Chissà, forse un'infezione nei primi mesi di gravidanza... i medici dicono che c'è stata una migrazione anomala di cellule, la parte maggiormente colpita è quella frontale, il bimbo non parla, ha un ritardo psico-motorio".
"Lorenzo - racconta la donna, partita all'alba da Poggio a Caiano, un paese vicino Prato - ha 12 anni e frequenta la prima media. Dal punto di vista del linguaggio è come un bambino di pochi mesi, anche se capisce tutto. Ha bisogno di un'insegnante di sostegno solo per lui, ma gliel'hanno dimezzata: ha solo 12 ore delle 22 che aveva alle elementari. La scuola fa tutto quello che può. Il problema è a monte: nelle restrizioni decise dal governo". Si sfoga anche Angelo Nardecchia, un padre venuto dall'Aquila. Sua figlia ha la sindrome di Down. E' arrivata al primo anno delle superiori e frequenta un istituto per il turismo: "E' partita con un sostegno di 18 ore, poi le ore sono scese a 12, quest'anno a 8. Ho chiesto al preside di utilizzare i fondi per l'autonomia, ma ha risposto che servono a tante cose, e che l'autonomia non è il pozzo di San Patrizio".