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Mattino-Chi difende il nostro futuro

Chi difende il nostro futuro "Vennero in punta di piedi e se ne andarono in silenzio. Nessuno può capire quello che...

03/11/2002
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Il Mattino


Chi difende il nostro futuro
"Vennero in punta di piedi e se ne andarono in silenzio. Nessuno può capire quello che hanno fatto nei loro quarant'anni di insegnamento scolastico, e forse di riforma sociale".
Il guaio della scuola italiana è che ha avuto sempre solo maestri. E qualche spicciolo: negli anni Trenta una stalla, oggi pare una scatola di laterizi fatta male, con sopra un solaio troppo pesante. In un paese antico di secoli, non è venuta giù di un colpo la chiesa madre, le case, il centro storico, ma solo un edificio vecchio e costruito male, la scuola appunto. S'è portato via 26 bambini. Se ne è andata via, come ha ricordato il parroco, tutta una classe del paese. Quelli del 1996, la prima elementare, 9 bambini, non ci saranno più a San Giuliano di Puglia. Noi queste questioni ci possiamo porre. La sorte, buona, cattiva, la presenza o l'assenza di Dio sono domande che ci porremo dopo, dopo il calcolo del calcestruzzo, che non lo fa Dio come ha ricordato il parroco di San Giuliano. Come non è Dio che abilita a servire da scuola un edificio non in sicurezza. Mettiamo ferro e calcestruzzo, quello buono, a difendere caveau, banche eleganti, a garantire il nostro futuro di carte. Ma a difendere i bambini, la vita che continua a credere in se stessa, la ragione stessa per cui stiamo qui, a difendere i bambini ci mettiamo scatole di cartone, che però pesano abbastanza da ammazzarli.
Non so cosa ci sia nel Patto per l'Italia per la scuola italiana, e cosa ci sarà alla fine nella Finanziaria. Spero qualcosa. Il ministro Moratti ha espresso il suo certo sentito cordoglio, e non c'è da dubitare che, per quel che potrà, farà il possibile per recuperare qualche risorsa aggiuntiva per la scuola. Così è sicuro che eventuali responsabilità nel crollo di San Giuliano di Puglia saranno accertate, e forse perseguite. Per adesso, al primo novembre 2002, la scuola italiana continua ad avere solo maestri, e bambini - magari qualcuno in meno.
Questo Paese è riuscito ad accumulare due milioni di miliardi di lire di debito pubblico. Ma come li ha spesi? Nella scuola pare di no. In quella del Sud ancora meno. Vista così, oggi, da San Giuliano di Puglia, dalle macerie della scuola "Francesco Jovine", dal Palazzetto dello Sport, non so quanti governi dell'Italia repubblicana recente, quella che è diventata la settima potenza industriale del mondo, meritino il miracolo di esserci stati.
Eugenio Mazzarella


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