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Manifesto-Scuola, la protesta tiene banco

PERCHE' NO Scuola, la protesta tiene banco IAIA VANTAGGIATO Una finanziaria che taglia spese e personale, una sperimentazione affrettata e priva di copertura finanziaria, una riforma "che non c'?...

09/10/2002
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il manifesto

PERCHE' NO
Scuola, la protesta tiene banco
IAIA VANTAGGIATO
Una finanziaria che taglia spese e personale, una sperimentazione affrettata e priva di copertura finanziaria, una riforma "che non c'è", una canalizzazione precoce che costringe a scegliere - a soli dodici anni e mezzo - tra istruzione e formazione professionale. L'affossamento della scuola pubblica. Di motivi per manifestare contro il governo, la scuola - quella pubblica, s'intende - ne ha sin troppi. Tanti quanti i fallimenti e le gaffe collezionati da Letizia Moratti nel suo primo anno di "cattivo governo": dalla ridicola kermesse degli Stati generali (pari solo a blob quanto a esilarante impatto mediatico) alla sit-com del santo crocifisso finalmente resuscitato e recuperato al suo ruolo di indispensabile arredo; dai battibecchi con Tremonti che da un anno le fa pulci e conti in tasca alle bacchettate di Fini e Giovanardi che la esortano - quantomeno - a salvare la forma. No a leggi delega e a decreti ministeriali - le spiegano con pazienza -; riforma e sperimentazione devono uscire dal parlamento (o almeno far finta) e non essere approvati per via amministrativa. E' il 4 agosto e persino Berlusconi scarica la vincitrice del premio Lions Club-donna ideale, anno 2000.

Questo il contesto: ma se passiamo al testo, dalla commedia scivoliamo nella tragedia.

Le cifre

I tagli sono drastici e sciagurati: 242,20 milioni di euro in meno per la scuola, nei prossimi tre anni. Obbligo per i docenti ad un minimo di 18 ore settimanali: ovvero tagli per circa 8000 cattedre con conseguente sbarramento nel conferimento di nomine annuali ai precari. Alla riconversione professionale saranno, invece, costretti circa 5000 docenti cosiddetti "inidonei": per intendersi, quelli affetti da malattie invalidanti, quelli che modifiche dell'ordinamento scolastico hanno reso in soprannumero o il cui insegnamento è stato accorpato, quelli che sono stati impiegati in biblioteche, provveditorati e distretti scolastici. Per loro, e in barba a qualsiasi accordo sindacale (che non c'è), è prevista la mobilità: corsi obbligatori, nuovi traferimenti o diverse amministrazioni. Due anni per decidere, dopodiché c'è il licenziamento. Nessuna libertà di scelta viene invece riservata agli insegnanti di sostegno per gli alunni portatori di handicap: dall'attuale 1 ogni 138 si passerà all'1 ogni 145. Previsto dalla riforma - e legittimato da una clausola in finanziaria - anche il ritorno, nelle elementari, del maestro prevalente: una "manovrina" che riuscirà a tagliare altri 30.000 posti di lavoro. Se i dati della finanziaria dovessero essere confermati, saranno circa 45.000 gli organici in meno. Lo dice la rivista Tuttoscuola: e si limita al solo personale docente.

Ma a casa verrà rispedito anche il 20% del personale ausiliario: 20000 bidelli su 100.000 bidelli. Così che se proviamo a mettere insieme tutti i dati, la cifra oscilla tra gli 80000 e i 100000 posti di lavoro. E allora, perché no?

Il rinnovo contrattuale

Dopo un'attesa epocale, il testo del nuovo contratto è finalmente approdato sul tavolo dell'Aran. Nessuna risorsa aggiuntiva ma la conferma degli stanziamenti già previsti dalla finanziaria del 2002-2002: 490milioni di euro. Gioisce Moratti: per una volta la cifra coincide con quella da lei stessa indicata. Peccato che dei suddetti milioni solo 108 siano immediatamente spendibili. Ne restano 381 e sono vincolati alla verifica del risparmio.

La sperimentazione

Passa, a soprpresa, lo stesso giorno della presentazione della finanziaria. Prevede l'anticipo, l'insegnamento di una lingua straniera e dell'informatica sin dalla prima elementare. Delle scuole coinvolte non si conosce l'elenco. Ma tra le scuole elette - unica certezza - un terzo sono paritarie. Cioè private.

Ed è soprattutto contro la legge di parità che scenderanno in piazza i Cobas. Insieme a loro una quanto mai determinata Cgil scuola: da ieri in presidio permanente davanti al ministero dell'istruzione contro il tentativo di boicottaggio della mobilitazione del 18. Altro che adeguamento agli standard europei. Qui c'è ancora da difendere la copertura dell'inflazione.


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