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Manifesto-Salta la grande riduzione fiscale. Tremonti non ha i soldi

Salta la grande riduzione fiscale. Tremonti non ha i soldi Per il Patto di stabilità, il ministro cambia i termini del Patto per l'Italia. Istat: i salari sono ormai sotto l'inflazione PAOLO ANDRU...

02/12/2002
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il manifesto

Salta la grande riduzione fiscale. Tremonti non ha i soldi
Per il Patto di stabilità, il ministro cambia i termini del Patto per l'Italia. Istat: i salari sono ormai sotto l'inflazione
PAOLO ANDRUCCIOLI
Il governo cancella una promessa: la riduzione delle tasse, mentre il ministro Tremonti cambia i termini del Patto per l'Italia. Nell'ambito della finanziaria 2003, secondo quell'accordo che non è stato firmato dalla Cgil, si sarebbero dovuti destinare all'avvio della riforma della tassazione "almeno 5,5 miliardi di euro". Quella cifra era sulla carta e rimarrà sulla carta. Il ministro dell'economia Giulio Tremonti ha chiuso infatti il documento per il Patto di stabilità europeo, alla voce "minori entrate" per la riduzione del carico fiscale con un'altra cifra, 4,4 miliardi di euro. All'appello manca dunque un miliardo di euro. Nel documento di Tremonti si scoprono poi altre sorprese che inevitabilmente avranno una incidenza negativa sull'intera operazione riduzione delle tasse, la prima e più importante promessa elettorale del governo di centro destra. Per quanto riguarda la modifica della struttura dell'Irpef è prevista una cifra di 3,4 miliardi di euro per il 2003 che passerà a 3,5 nel 2004 e a 3,8 nel 2005. La riduzione minima che si avvertirà dunque con le prime buste paga (bilanciata però da nuovi aggravi per quanto riguarda le tasse sul fumo, sui giochi, il taglio dei servizi, ecc.) rimarrà appunto minima anche negli anni successivi. Analogo il discorso per quanto riguarda la riduzione dell'aliquota Irpeg che ha comunque una sua specificità. Per il 2003 la riduzione è quantificata in 194 milioni di euro. Per il 2004 in 2.603, per tornare poi a 607 milioni di euro nel 2005. Sia l'Irpef che l'Irpeg non saranno dunque ridotte così come era stato promesso dal governo, mentre un'altra sorpresa la troviamo nel capitolo "maggiori entrate". Per il concordato fiscale Tremonti dice che nel 2003 lo stato potrà incassare 5.759 milioni di euro. Nel 2004, 1865 milioni di euro. Nel 2005, zero. E' la conferma di una cosa che tutti sapevano: il carattere da una tantum della manovra finanziaria del ministro Tremonti. Con il concordato entreranno un po' di soldi quest'anno e qualcosa d'altro nel 2004. Poi niente più. A meno che non ci sia il colpo di scena atteso della trasformazione del concordato in condono tombale. Ma anche il quel caso la manovra avrebbe carattere di una tantum, perché certo non si può ripetere all'infinito un condono, per di più se è tombale.

Altra notizia, tratta sempre dal documento per il Patto di stabilità europeo firmato dal ministro Tremonti. Nel capitolo maggiori spese troviamo cifre irrisorie per gli oneri del personale pubblico e per gli investimenti. Ma anche qui c'è una particolarità molto curiosa da sottolineare. Per gli investimenti sono previsti solo 136 milioni di euro per il 2003 che diventeranno però 4017 nel 2005. Così per gli stipendi dei pubblici dipendenti si passa da 1700 milioni del 2003 a 2165 nel 2005. La cosa è strana perché i soldi per gli investimenti servirebbero subito (per rilanciare l'economia) e così le risorse per i contratti dei pubblici. Forse il ministro ha pensato di spostare più in là le maggiori spese per stare nel limiti del rapporto debito/pil. E forse anche perché pensa alle elezioni del 2006. Meglio arrivarci con il consenso dei dipendenti pubblici e con la prova che qualche soldo per gli investimenti è stato stanziato. Il prezzo di questa sc elta potrebbe però essere altissimo.

Intanto, sempre a proposito di redditi e di politiche di redistribuzione, si scopre un altro fatto: le retribuzioni sono ormai sotto la soglia dell'inflazione. Secondo le ultime rilevazioni dell'Istat, in ottobre le buste paga sono cresciute mediamente del 2,3%, mentre sappiamo che l'inflazione sfiora il 2,8%. In particolare, quardando ai singoli settori si scopre che mentre l'industria sta al limite, tutte le altre, compreso il pubblico impiego stanno ormai molto al di sotto della soglia dell'inflazione reale. Così la riduzione delle tasse - come afferma anche l'Associazione degli artigiani e piccole imprese di Mestre - rischia di trasformarsi da una promessa in un bluff, mentre i salari affogano sotto l'aumento dei prezzi anche per colpa del "change over". E in questo campo il governo è responsabile di un'altra scelta assurda: lo scioglimento dei comitati di controllo per il passaggio dalla lira all'euro che avrebbero dovuto cercare di evitare quegli effetti inflazionistici che ora Ciampi denuncia.


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