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Manifesto-Pronte le pensioni

Pronte le pensioni La riforma nel rapporto italiano alla Ue. Il governo teme l'aumento dei poveri PAOLO ANDRUCCIOLI L'obiettivo è la riforma delle pensioni. E non si tratterà solo dell'anzianit?...

09/10/2002
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il manifesto

Pronte le pensioni
La riforma nel rapporto italiano alla Ue. Il governo teme l'aumento dei poveri
PAOLO ANDRUCCIOLI
L'obiettivo è la riforma delle pensioni. E non si tratterà solo dell'anzianità e dell'allungamento del periodo lavorativo, ma anche del trasferimento del Tfr ai fondi pensione e la progressiva riduzione del "tasso di sostituzione" (il grado di copertura rispetto alla retribuzione) delle pensioni pubbliche. "Due sono gli indirizzi strategici: lo sviluppo del sistema pensionistico integrativo (a capitalizzazione) e il posticipo dell'età di pensionamento". E' questo il contenuto del rapporto ufficiale presentato dal governo italiano alla commissione europea. Si tratta di un documento che stabilisce le linee guida su cui si muoverà il governo Berlusconi. Anticipazioni in tal senso erano emerse in alcune dichiarazioni del ministro del welfare Roberto Maroni. Ma il tema viene tenuto basso in questi giorni di scontro politico sulla finanziaria, anche perché sia la Cisl, che la Uil, che hanno firmato il Patto di luglio, hanno sempre detto di essere contrarie a un intervento sulle pensioni d'anzianità. Figuriamoci dunque ad affrontare ora il tema caldo dell'abolizione del Tfr, o meglio del suo dirottamento nei Fondi pensione, su cui ci sono le critiche e i no anche degli industriali a cominciare dalla Confindustria. Inoltre il rapporto ufficiale alla Ue ribadisce anche la diminuzione dei contributi dai 3 ai 5 punti in percentuale, elemento della delega previdenziale che risulta per ora bloccata in parlamento e a cui anche Cisl e Uil, oltre che ovviamente la Cgil si erano opposte. La decontribuzione era invece ben accolta dagli industriali come possibile scambio con il Tfr, o meglio come scambio per la fine della gestione finanziaria del Tfr da parte delle aziende. Leggendo il rapporto italiano si capiscono essenzialmente due cose: che siamo solo all'inizio di un lungo processo (e di una grande battaglia) che trasformerà integralmente il sistema previdenziale italiano. Ma anche una seconda cosa non meno importante: uno dei rischi sociali maggiori che l'Italia sta per correre non è tanto (o solo) l'aumento della diseguaglianza sociale (la famosa guerra tra giovani e anziani, le "gobbe" del sistema, i padri contro i figli, e via dicendo), ma la povertà. Stanno per aumentare vertiginosamente - e già sono aumentati - i poveri, anche a causa della riduzione del grado di copertura delle pensioni pubbliche. Il governo italiano, che si era posto il problema dell'aumento delle pensioni minime, impegno che per ora non è stato rispettato per tutti quegli anziani a cui era stato promesso, ora si pone anche il problema del "rischio povertà" per le persone dai 65 anni in poi. Si spinge la gente a lavorare di più per poter permettere maggiori entrate per pagare le pensioni e poi si prevede una vecchiaia di povertà. L'altra questione grave riguarda i più giovani ai quali viene chiesto un sacrificio oggi per sostenere gli anziani, ma a cui sarà dimezzata la pensione. Oggi (vedi tabella) un pensionato percepisce in media il 67% della sua retribuzione. Nel 2020 il tasso scenderà al 56% per arrivare al 2050 sotto il 50%, per la precisione al 48,1%. La questione - come dice lo stesso rapporto del governo - è "molto delicata".


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