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Manifesto-Passa la finanziaria di tagli e condoni

BILANCIO Passa la finanziaria di tagli e condoni Dal miracolo alle "toppe", verso la manovra-bis PAOLO ANDRUCCIOLI Una finanziaria all'insegna dell'incertezza e dello spettro di una eventuale ma...

12/11/2002
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il manifesto

BILANCIO
Passa la finanziaria di tagli e condoni
Dal miracolo alle "toppe", verso la manovra-bis
PAOLO ANDRUCCIOLI
Una finanziaria all'insegna dell'incertezza e dello spettro di una eventuale manovra bis di primavera. Una finanziaria che taglia pesantemente nei settori sociali a partire dai trasferimenti per gli enti locali e che rimette completamente in discussione la sanità pubblica. Una manovra fatta di "una tantum" e condoni (solo mitigati dall'emozione del terremoto in Molise) e di cartolarizzazioni del patrimonio pubblico. La legge finanziaria per il 2003 è stata approvata ieri sera dalla camera con 286 sì, 114 no e un astenuto. Ora passerà al senato dove la maggioranza di governo conta di cambiare ulteriormente (in peggio) il testo varato da Montecitorio che è già un compromesso politico tra il governo Berlusconi e le sue aree di riferimento, a partire dalla Confindustria. Ieri Berlusconi ha detto che il governo lavorerà al senato per "migliorarla". In ogni caso quella varata ieri non è più la finanziaria che era stata scritta dal ministro dell'economia, Giulio Tremonti, che nonostante tutto continua a godere della fiducia totale del presidente del consiglio Berlusconi, e ovviamente della Lega. Ci sono voluti dieci giorni di lavoro della camera dei deputati per varare la manovra per il prossimo anno che si aprirà con i conti del primo trimestre che riserveranno sorprese amare. Il testo è stato corredato da 4000 emendamenti che poi sono stati sfoltiti dalla commissione bilancio ai 3.300 che sono stati a loro volta votati in aula con una rapidità voluta dal presidente Pier Ferdinando Casini, molto preoccupato di non stare nei tempi. La finanziaria, come da prassi, deve infatti essere votata dal senato e poi tornare alla camera per il via libero definitivo. L'articolato di legge (51 articoli), corredato dal maxi-emendamento del governo ha recepito molte delle richieste dei poteri forti. Sono state per esempio ripristinate molte delle agevolazioni fiscali alle imprese (sia del sud, ma anche del nord) che erano state cancellate dal ministro Tremonti, costretto dai rapporti di forza a tornare sui suoi passi. Le agevolazioni fiscali per i lavoratori, in attesa della vera riforma fiscale che premierà solo le fasce alte di reddito, sono state invece già annegate nei tagli e nella sostanziale riduzione dell'intervento pubblico.

"Il vostro messaggio di riduzione fiscale non passa nel paese - ha detto ieri in aula Pier Luigi Bersani dei Ds - la diminuzione delle tasse è infatti un fiore in mezzo a un groviglio di spine". Metafore a parte, il quadro tracciato da Bersani, ma anche da molti altri esponenti dell'opposizione, è davvero preoccupante. "Mentre l'anno scorso - spiega Bersani - si parlava di miracoli, quest'anno la manovra è all'insegna dello sbandamento. Non ci sono i soldi e si continuano a promettere miracoli che diventano un miracolino. Il governo dimostra di essere incapace di entrare in contatto con le realtà del paese, mentre l'Italia scivola sempre più in basso". Ci prepariamo dunque a un 2003 durante il quale si continuerà a ballare sui conti e che precluderà a un 2004 senza più una tantum.

Anche per Piero Fassino quella varata ieri è "una finanziaria confusa e deludente". Ancora più netto il giudizio del responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, che prevede la necessità di ricorrere a una manovra correttiva dopo il primo trimestre dell'anno. Secondo Letta, la finanziaria non sta in piedi e andrebbe riscritta completamente. Commento in chiave classista, quello di Rifondazione comunista. Secondo Franco Giordano l'unico vincitore di questa partita è l'asse Tremonti- medie imprese del nord, insieme al sistema della rendita finanziaria. "La vicenda della finanziaria - spiega Giordano - dimostra ancora una volta come si siano annullati gli spazi per una politica riformista. C'è solo il liberismo, o l'alternativa che viene fuori da Firenze".

Il problema vero però, nel frattempo, è che la finanziaria sembra essere un altro passaggio verso un nuovo tipo di politica che questo governo ha in testa. E' sicuramente un passaggio verso una totale deregolamentazione dei rapporti sociali e della riduzione al minimo dell'economia pubblica. E può essere anche un passaggio verso una gestione ancora più autoritaria (e privatistica) della cosa pubblica. Singolare in questo senso il commento di ieri della Lega, per bocca di Giancarlo Pagliarini, che auspica lo "stop al lobbismo" ( che la stessa Lega ha praticato abbondantemente anche in questa occasione come dimostra il caso dei credito di imposta per il Nord). "Il punto più importante - dice Pagliarini - è l'articolo 3 dove sono contenute le norme per l'attuazione del federalismo fiscale". Per la Lega quella del 2003 dovrà essere "l'ultima finanziaria scritta con queste regole". E' probabile però che invece sia la penultima, dato che in primavera il governo dovrà mettere in campo una manovra bis, mentre come denuncia l'Ocse il Pil italiano sta praticamente a zero e non ci sono segni di ripresa all'orizzonte.


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