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Manifesto-Lettera dalla scuola

Lettera dalla scuola ROBERTA CARLINI "Cari genitori, cari familiari, sappiamo quanto è difficile per le famiglie, anche per ragioni di carattere economico, compiere scelte che riguardano il futuro...

01/12/2003
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il manifesto

Lettera dalla scuola
ROBERTA CARLINI
"Cari genitori, cari familiari, sappiamo quanto è difficile per le famiglie, anche per ragioni di carattere economico, compiere scelte che riguardano il futuro dei propri figli e quanto importanti siano le decisioni relative al loro percorso scolastico. Con questo provvedimento, pur consapevoli che si tratta di un sostegno limitato, abbiamo voluto dare un aiuto a tutte quelle famiglie che desiderano iscrivere i propri figli ad una scuola paritaria. In tale ottica abbiamo stanziato un contributo complessivo di 30 milioni di Euro da distribuire per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005, che favorisce la vostra libera scelta del percorso educativo dei vostri figli. Il contributo è un atto di equità nei confronti delle famiglie, destinato a parziale rimborso delle spese sostenute per il pagamento delle rette scolastiche, e per realizzarlo c'è bisogno della collaborazione vostra e dell'Istituto paritario che avete scelto per i vostri figli. (...)Mi auguro che anche grazie a questo provvedimento voi genitori, voi famigliari siate facilitati nello scegliere le scuole che avrete ritenuto più coerenti con il vostro progetto educativo. Con sincera cordialità, Letizia Moratti"

La lettera spedita da Letizia Moratti ai clienti delle scuole private ci è stata inviata da un nostro lettore (che girerà al manifesto la metà del contributo-Moratti per la scuola dei suoi figli: la ministra non ne sarà contenta, per questo manteniamo l'anonimato sul mittente). Ci è sembrato utile pubblicarla a commento del bel sabato della scuola pubblica che abbiamo visto ieri in piazza. Come scrive il nostro lettore-delatore, "la predilezione del ministero per le private viene fuori chiaramente". Una predilezione che si vede non tanto nelle azioni fatte su richiesta delle lobby private - il buono-scuola finanziato anche con soldi tolti al fondo-povertà - quanto nella gigantesca opera di smantellamento della scuola pubblica e di deperimento di chi ci lavora (e dunque di chi la frequenta).

Vogliamo rifare l'appello? Riforma dei cicli con l'avviamento professionale (scuola a due velocità: l'una per chi "studierà", l'altra per chi andrà a lavorare giovane, da precario s'intende); taglio delle risorse e abolizione del tempo pieno (cari genitori e cari familiari, mettete mano al portafoglio per le baby sitter, oppure mettetevi a part-time); devolution scolastica (ogni regione deciderà su programmi, organizzazione stanziamenti: scuola a 20 velocità); immissione in ruolo degli insegnanti di religione; autonomia senza risorse (chi vuole l'eccellenza si trovi lo sponsor); taglio radicale degli insegnanti di sostegno (chi ha un problema se lo risolva in famiglia); ecc. ecc. Il tutto in un quadro negativo già noto: l'Italia è tra i paesi europei che spendono meno per l'istruzione, i suoi insegnanti sono tra i meno pagati d'Europa.

Già, gli insegnanti. Una maestra di scuola elementare con 20 anni di servizio guadagna 1.336 euro netti al mese, un suo collega delle superiori un centinaio di euro in più. I soldi non sono la misura di tutto, ma qualcosa contano (soprattutto in tempi di euroinflazione). E la considerazione sociale delle persone con le quali i nostri figli passano la maggior parte del loro tempo si è via via ridotta, parallelamente ai loro stipendi reali. Ne sanno qualcosa i tanti insegnanti che ieri erano in piazza, insieme a studenti e genitori. Ma nessuno di loro - né gli studenti, né gli insegnanti statali, né le famiglie ancora legate alla scuola pubblica - ha ricevuto negli ultimi tempi una lettera autografa della ministra. Avrebbe saputo cosa farne


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