FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3874671
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto: La campanella suona nell'anno precario

Manifesto: La campanella suona nell'anno precario

Primo giorno all Iqbal Masih, fra tagli e addii

14/09/2010
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Ore 08. 30. Siamo al Casilino 23, all'Iqbal Masih, emozione da primo giorno. Suona la campanella come in quasi tutta Italia e dopo trent'anni da dirigente non c'è Simonetta Salacone ad accogliere i bambini. È andata in pensione. Una come lei resta in servizio tutta la vita, ma tra di noi, mentre diamo i volantini contro i tagli e i Precari, ci domandiamo se e come cambieranno le cose qui dentro. Un giorno le ho chiesto: «Ma perché tu sei così?». Questi sono alcuni passi del suo racconto che leggerete nel mio prossimo libro. «... Mi è morto il papà quando avevo sei anni e mezzo, era settembre, e a ottobre sono arrivata a scuola con il grande dolore e un fiocco nero in testa. Andavo dalle Orsoline. Come tutti gli altri bambini chiesi alla maestra cosa serviva per l'anno scolastico, le cose di cancelleria, ecc. e la suora mi disse: ' Tu mettiti da parte che ti è morto il papà e sei diventata povera'. Così capii che voleva dire essere poveri: che non potevo comprarmi i quaderni, le matite, i libri. Mia sorella andava alle scuole pubbliche, io e mio fratello alle private perché eravamo di gennaio e siamo entrati anticipati. Eravamo dei non paganti. Ci hanno tenuti gratis perché ci volevano bene e perché per avere una quota dallo stato dovevano avere una quota di non paganti. Ma non ce ne l'hanno mai fatto pesare e ho avuto una raffinata educazione anche religiosa. La diseguaglianza sociale l'ho sofferta nelle relazioni con le amiche, quasi tutte benestanti. Non mi potevo permettere di fare le gite, gli altri portavano a scuola regali a natale e pasqua e io non me lo potevo permettere. Le lezioni mi annoiavano. Non mi piaceva la scuola, leggevo sotto il banco i romanzi. C'era un bellissimo giardino dove non ci portavano mai, da piccole perché eravamo piccole, da grandi perché dovevamo studiare, ci andavo solo durante gli esercizi spirituali e durante le meditazioni dove non dovevi proferire parola. Io pensavo: 'Quando sarò maestra', perché questo era il mio desiderio, 'i bambini si dovranno divertire, li farò giocare'. Ho fatto 15 anni la maestra. Anche in locali impropri, in camere di appartamenti a Sette Ville e non ho mai saltato il gioco organizzato, i giochi linguistici, i giochi sensoriali, i giochi enigmistici, i giochi in giardino. Una volta ci buttarono un secchio d'acqua addosso alle 11 per quanta eccitazione si era creata. L'apprendimento sotto forma ludico è fondamentale per legare i bambini tra di loro, io sono cresciuta con Don Milani e sapevo che per appropriarti della tua vita devi avere le parole, devi avere un vocabolario ricco. Fare l'insegnante è una professione e una vocazione. Io avevo sempre la casa piena di bambini anche il pomeriggio. È un lavoro che non può prescindere da una visione di società. Non puoi far scuola come un mestiere normale. Queste cose le ho maturate piano piano: che la scuola dell'obbligo deve essere la scuola di tutti, competente, includente e che non devi stare da solo a farla. Però a quei tempi c'era il maestro unico e ho sofferto tantissimo. Ero da sola, non mi confrontavo con nessuno nelle difficoltà, nessuno ti dava la mano nelle esaltazioni, nessuno ti diceva "calma" nelle difficoltà. Sono diventata dirigente nel '79 e il 126 circolo (che poi si chiamerà Iqbal Masih) è capitato per caso, perché era vicino casa ed era libero. Era una delle prime scuole a tempo pieno, io non lo avevo mai fatto, ma sapevo che nel tempo pieno potevi parlare, riflettere, che non ero sola ed era il massimo. A quei tempi invitavo sempre le colleghe a casa, per discutere insieme, leggevamo tanto, ci informavamo. Lavorando qui ho capito che la qualità della scuola è legata ai ponti che riesce a costruire tra mondi differenti, agli scambi, ai gruppi integrati tra università e scuola, ai seminari, alle esperienze sul campo». Ciao Simonetta, stai in pensione, ma oggi alle 15 ci vediamo sotto al ministero. La lotta è dura, ma è bello sapere che sei sempre in strada e al nostro fianco. * voce degli Assalti Frontali


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL