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Manifesto-L'università si ferma, Moratti tenta il blitz

L'università si ferma, Moratti tenta il blitz Scioperano oggi i docenti di tutti gli atenei. In molte città manifestazioni di ricercatori e studenti. Il 18 si ferma tutto il pubblico impiego. E la...

02/03/2005
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il manifesto

L'università si ferma, Moratti tenta il blitz
Scioperano oggi i docenti di tutti gli atenei. In molte città manifestazioni di ricercatori e studenti. Il 18 si ferma tutto il pubblico impiego. E la ministra tenta di cambiare la sua riforma, che va in aula la settimana prossima
MATTEO BARTOCCI
ROMA
Se i riflettori sono spenti è più facile che accadano cose singolari. Succede così che oggi tutta l'università italiana torni a fermarsi contro le riforme Moratti nel disinteresse di quasi tutti i mezzi di informazione. Succede che soprattutto grazie a questa protesta il centrodestra arrivi a presentare alla camera modifiche che rendono sempre più farraginosa la delicata legge sullo stato dei professori e ricercatori. Succede che i "precog", i precari della conoscenza, tornino a far sentire la propria voce. E che gli studenti tornino in piazza, dando al movimento anti-Moratti nuove parole d'ordine. Oggi negli atenei di tutta Italia, piccoli e grandi, non ci saranno lezioni per lo sciopero dei docenti indetto da tutte le organizzazioni sindacali. Sciopero che si ripeterà il 18 marzo allargato a tutti i lavoratori della scuola, dell'università, degli enti pubblici di ricerca e dell'alta formazione artistica e musicale, quando si asterrà dal lavoro tutto il pubblico impiego.

Il tutto mentre in molte città (Roma, Milano, Bologna, Napoli, Firenze e Pisa), sono previsti per oggi cortei delle reti e dei coordinamenti studenteschi e dei precari.

Al centro di una protesta quanto mai ampia c'è soprattutto la lotta al precariato della ricerca, la protesta per la crisi dell'università pubblica e le controriforme della ministra dell'Istruzione. A Roma stavolta i "protagonisti" della mobilitazione si riuniscono in iniziative separate e diverse. Da un lato le conferenze stampa dei "rappresentanti" - la Conferenza dei rettori presso la propria sede e tutti i sindacati della docenza presso un residence in centro - e dall'altro, in strada, i "rappresentati": studenti, ricercatori, docenti.

Alle 11 gli studenti e la rete dei precari della Sapienza, il più grande ateneo d'Europa, sfileranno dalla città universitaria fino al ministero dell'Economia. Un corteo a cui hanno aderito anche Rifondazione, gli universitari dell'Udu, i ricercatori "strutturati", i precari di Cnr, Enea, Istat e Isfol. Soprattutto la presenza degli studenti (che ieri hanno protestato al rettorato contro l'aumento delle tasse di iscrizione) farà da cartina da tornasole per il successo della manifestazione. E secondo indiscrezioni "San Precario" potrebbe anche tornare a manifestarsi dalle parti di via XX settembre.

Iniziative anche nel resto d'Italia. A Milano alle 10 si proverà ad "abbracciare la Statale": una catena umana che riporterà in piazza anche i "Panda della scienza", esemplari rari e acnhe questi in via di estinzione. A Bologna concentramento alle 9.30 davanti al rettorato e a seguire assemblea di ateneo. A Firenze alle 11 presidio a piazza San Marco contro la riforma Moratti ma anche contro la "privatizzazione del sapere" (brevetti, copyright e quant'altro) e per un reclutamento "stabile e programmato" del personale degli atenei. A Napoli in mattinata manifestazione nel complesso di Monte S.Angelo, mentre a Pisa un'assemblea a scienze politiche chiederà al Magnifico e al presidente della Crui Tosi di dimettersi per esprimere in concreto il loro dissenso contro la riforma.

In molte realtà, apripista Bologna e Milano, i precari iniziano ad impegnarsi sul terreno delle contrattazioni locali: una sorta di "comitati di base" per ottenere una "anagrafe del precariato" (nessuno, nemmeno a livello di singolo ateneo, sa esattamente quanti e chi siano i precari italiani) e il diritto di rappresentanza.

Di fronte a questa mobilitazione la ministra Moratti ha cambiato le carte in tavola per la sua legge. Ieri il relatore alla camera Mario Pepe (Fi) ha annunciato una "razionalizzazione" degli emendamenti presentati solo la settimana scorsa: il mantenimento dello strumento della legge delega per reclutare i professori universitari e il passaggio alla legge ordinaria per quanto riguarda lo stato giuridico dei docenti. Per i ricercatori in servizio è prevista una "lista di idoneità nazionale" (valida 4 anni) da cui gli atenei possono reclutare i professori associati. Per i precari invece ci sarà la figura ibrida, quasi tecnico-professionale, dell'"aggregato per la ricerca", un contratto a tempo determinato dopo 3+3 anni di contratto precario (escluso il dottorato). Per accontentare le imprese infine nessun tetto e limite per le cattedre pagate con fondi privati e nessuna distinzione tra tempo pieno e tempo definito, così i professori possono fare il doppio lavoro senza troppi problemi.

Ce n'è abbastanza perché opposizioni e sindacati annuncino mobilitazioni durissime. Gli ultimi cambiamenti sono solo "una operazione cosmetica che dimostra come il governo non intenda ancora confrontarsi con le università" tuona Enrico Panini dello Flc-Cgil. "Proveddimento pasticciato e demagogico" dice la Ds Alba Sasso in commissione cultura. Anche in An del resto ci sarebbero malumori per i cambiamenti dell'ultim'ora apportati dal governo senza confrontarsi nemmeno con la maggioranza che lo sostiene. Per questo l'opposizione spera che martedì, quando la legge Moratti arriverà nell'aula della camera, venga subito rispedita in commissione, per essere finalmente discussa senza forzature né pregiudiziali.


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