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Manifesto-L'Italia berlusconiana è quasi l'ultima della classe Ocse

SCUOLA L'Italia berlusconiana è quasi l'ultima della classe Ocse Un rapporto colloca il paese agli ultimi posti tra i paesi ricchi per investimenti, efficienza e scolarizzazione superiore ANNA MAR...

17/09/2003
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il manifesto

SCUOLA
L'Italia berlusconiana è quasi l'ultima della classe Ocse
Un rapporto colloca il paese agli ultimi posti tra i paesi ricchi per investimenti, efficienza e scolarizzazione superiore
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Il panorama della scuola italiana, dalle elementari all'università, che risulta dallo studio statistico comparato pubblicato ieri dall'Ocse (l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa i trenta paesi più ricchi del mondo), non è incoraggiante. L'Italia, che pure partecipa al G7-G8, parlando di scuola è più vicina agli ultimi arrivati nell'Ocse che ai grandi partner. Per quanto riguarda i finanziamenti della scuola, in Europa c'è una percentuale maggiore di spesa pubblica (5%) del pil, che nell'insieme dei paesi Ocse (4,8%): fa eccezione l'Italia, ferma al 4,5% del pil destinato alla scuola, ben al di sotto della media Ocse. In realtà l'Italia, per le superiori, spende abbastanza per ogni studente: meno di Svizzera, Usa, Francia o Danimarca, ma più della Germania: il motivo è il basso numero di studenti che proseguono gli studi di secondo grado. Ma crolliamo decisamente sotto la media quando si tratta di investimenti pro capite per studente all'università. L'Ocse rivela anche che il sistema di reclutamento degli insegnanti in Italia è lungo e complesso: vengono richiesti più anni di preparazione (ma poi mancano le conoscenze nelle nuove tecnlogie) mentre la disoccupazione di chi intende abbracciare la carriera dell'insegnanemento è molto pesante fino ai 29 anni; e l'Italia è uno dei paesi che ha la maggior percentuale di insegnanti di più di 50 anni - intorno al 50% - un elemento ulteriore di preoccupazione perché manca il ricambio per il futuro. Inoltre gli insegnanti sono pagati poco (siamo al diciannovesimo posto su 28 paesi analizzati) e non c'è grande evoluzione della carriera dal punto di vista dello stipendio.

Una delle tre "i" della propaganda di Berlusconi è qui smascherata: in Danimarca c'è un computer ogni tre studenti nelle scuole secondarie, in Italia uno ogni 12-13 (peggio fanno solo Spagna, Portogallo, Irlanda e Messico). Gli studenti italiani non escono bene dagli indici di valutazione Ocse: il livello della comprensione dello scritto alla fine della scuola media, per esempio, è in calo e ben sotto la media. A titolo comparativo, la Francia è nella media, gli Usa in una posizione medio-alta. Non c'è da stupirsi di questo risultato (che segnala per i paesi che investono di più nell'apprendimento della lettura un felice superamento delle barriere di classe sociale) quando si vede la magra parte che in Italia hanno i luoghi di "lettura pubblica". Quello che è molto preoccupante è la posizione italiana rispetto al numero dei diplomati della scuola superiore: non solo il paese è ai livelli più bassi, ma contro una situazione nella maggioranza dei paesi Ocse dell'80% di diplomati di secondo grado per ogni classe di età, l'Italia ha impiegato più di vent'anni per passare dal 50 al 60%.

Quando si guardano i dati sulla laurea, l'Italia scivola ancora più in basso, molto di sotto della media, che nei paesi Ocse è del 30% di diplomati a livello universitario su una classe di età. Il ritardo italiano è qui accentuato anche dal fatto che mancano i cicli brevi all'università e ci sono moltissimi abbandoni (in Italia ad aver concluso gli studi superiori è circa il 10% della popolazione, più o meno come in Turchia, mentre in Canada è più del 50% e negli Usa intorno al 40). Infine, altro dato preoccupante: le università italiane sono chiuse agli stranieri, mentre più della metà degli studenti stranieri nell'area Ocse sono accolti da Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Australia.


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