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Manifesto: Gelmini non ferma l'onda

Il giorno dopo il via libera del consiglio dei ministri al decreto legge Gelmini sull'università, migliaia di studenti medi ed universitari sono scesi nuovamente in piazza per dire no ai tagli all'istruzione.

08/11/2008
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il manifesto

Andrea Gangemi
Stefano Milani
ROMA
L'Onda non si ferma e la polizia tira fuori i manganelli. Il giorno dopo il via libera del consiglio dei ministri al decreto legge Gelmini sull'università, migliaia di studenti medi ed universitari sono scesi nuovamente in piazza per dire no ai tagli all'istruzione. A Roma tre distinti cortei sono diventati uno solo che ha attraversato la città mandandola in tilt. Studenti medi, della Sapienza e di Roma Tre diretti verso il ministero dell'Istruzione di viale Trastevere, blindatissimo per l'occasione. Perciò, all'ultimo momento, qualche migliaio ha preferito deviare verso piazzale Ostiense provando «un'azione simbolica»: bloccare i binari affinché, rivendicano gli studenti, si apra una vertenza con Trenitalia, per garantire la mobilità tramite treni speciali per la grande manifestazione nazionale del 14 novembre a Roma, giorno dello sciopero dell'università e della ricerca, e per consentire la partecipazione all'assemblea nazionale di movimento del 15 e 16 novembre alla Sapienza.
«Di fronte a questo nostro tentativo, assolutamente pacifico, la polizia ha risposto con una carica violentissima a freddo, senza preavviso, ferendo diversi studenti e studentesse e una giornalista», denunciano i collettivi. Che tutto si aspettavano tranne una così dura reazione delle forze dell'ordine che al primo tentativo di "invasione" hanno cominciato a caricare senza troppi complimenti. Sessanta secondi di manganellate, con un bilancio finale di cinque agenti e quattro manifestanti feriti. Peggio di tutti è andata a uno studente di Scienze politiche della Sapienza, taglio in testa e sette punti di sutura. A essere contusa anche una giornalista di Repubblica. Ma dalla Questura alzano le mani: gli agenti sono stati «costretti» a usare i manganelli «per difendersi dal lancio di oggetti e impedire l'accesso dei manifestanti in stazione», negando poi che ci siano state cariche. Tra i manifestanti e forze dell'ordine, spiegano gli uomini in divisa, «c'è stato un contatto» per evitare il blocco della circolazione ferroviaria.
Ma studenti e macchine fotografiche testimoniano altro. «Ci hanno caricato due volte. La prima carica è avvenuta all'interno dei cancelli di un'entrata laterale della stazione dove una ventina di studenti era riuscita a varcare la soglia della stazione. Una volta bloccati i cancelli alcuni manifestanti hanno tentato nuovamente di forzare l'entrata, ma alcuni sono stati nuovamente caricati». Tra gli studenti della Sapienza contusi, anche una ragazza. «Volevamo pacificamente provare ad occupare i binari della stazione - ha raccontato la 21enne -, ma quando ci siamo avvicinati ci hanno aggrediti subito selvaggiamente, è stato assurdo. Mi hanno buttato a terra, avevo un poliziotto addosso che mi manganellava, mi provocava, mi diceva "vattene stronza"». Durante gli scontri, oltre al lancio di bottiglie di vetro verso le forze dell'ordine, è stato anche sfondato il lunotto posteriore di un'auto parcheggiata davanti all'entrata per bloccare l'accesso. Una decina di minuti di tensione in tutto, poi al grido «Vergogna! Vergogna!» gli studenti hanno lasciato la stazione, e si sono diretti nelle loro facoltà.
E pensare che tutto era cominciato con grande allegria e tranquillità com'è nel dna dell'Onda. Neanche cinque sei fascistelli che hanno provato invano ad infiltrarsi a piazza Esedra, hanno turbato il corteo. E dietro gli universitari ecco gli studenti medi. «Dalle scuole al cielo il passo è breve, daje forte» speakera Agostino dal furgone partito da piazza Barberini. A decreto approvato il fiume è ancora in piena, «perché restano in sospeso la questione fondamentale dei tagli - spiegano -, la finanziaria e i regolamenti attuativi del decreto 137». Insomma «l'Onda non teme risacca» gridano gli studenti del 2008, coscienti che «non siamo il '68 e qui chi non lotta è veramente perduto» e «ce lo conquisteremo 'sto cazzo di futuro».
Ma una differenza salta all'occhio, in questo corteo. Per cancellare l'«onta» della settimana scorsa, gli scontri di piazza Navona e i fasci di «Blocco studentesco» alla testa del corteo il giorno prima, l'Onda è colorata da un mare di bandierine rosse. Che non sono quelle dei sindacati studenteschi (Uds e Reds), e di partiti non ne parliamo, perché in piazza ci sono «semplicemente» gli Studenti medi in mobilitazione, e il furgone di testa è quello del Collettivo autorganizzato cittadino. Anche se per strada Luca De Zolt, portavoce della Rete degli studenti, precisa: «Con gli autorganizzati e le altre sigle siamo uniti, soprattutto adesso. Queste bandiere dimostrano che le squadracce sono del tutto esterne al movimento». Incassata la provocazione, il fiume avanza tranquillo, e il gesto più «facinoroso» sono un paio di uova spiaccicate sul bancomat della Carim di via Cavour per «dire no agli aiuti del governo alle banche a fronte dei tagli per l'istruzione pubblica». Poi tutti davanti al ministero. Ad aspettarli una triplice schiera di scudi: carabinieri, finanza e polizia in assetto antisommossa. Ma l'Onda è liquida e devia facilmente.


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