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Flessibili, precari e licenziati Sì del senato alla delega sul lavoro: se ne vanta Maroni e annuncia: adesso i licenziamenti. La Cgil: "sciopero" CARLA CASALINI "Una giornata importante": la...

26/09/2002
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il manifesto

Flessibili, precari e licenziati
Sì del senato alla delega sul lavoro: se ne vanta Maroni e annuncia: adesso i licenziamenti. La Cgil: "sciopero"
CARLA CASALINI
"Una giornata importante": la spara alta il ministro del welfare Roberto Maroni e promette un seguito altrettanto trionfale alla delega berlusconiana sul lavoro che ieri è stata approvata dal senato. Un omaggio a Marco Biagi, "autore e ispiratore" di questo provvedimento, numerato 848, "che può cambiare il volto del mercato del lavoro", poi giusto una strizzatina d'occhi a Cisl e Uil, a rassicurarle che "gli emendamenti al testo attuativi del Patto per l'Italia" il governo li presenterà alla Camera già "la prossima settimana" per introdurre il secondo passo della marcia trionfale: i licenziamenti. La manomissione dell'ormai famoso "art.18" dello Statuto dei lavoratori , oggetto per mesi di un duro scontro con tutte e tre le confederazioni sindacali, come si ricorderà, il governo non l'ha mai tolta dal cuore della "trattativa con le parti sociali": l'ha semplicemente traghettata in un'altra legge delega, la 848 bis, ed è bastato perché Cisl e Uil fingessero di avere salvato la tutela contro i licenziamenti illegittimi e firmassero il Patto per l'Italia, mentre la Cgil rifiutava, e proseguiva gli scioperi da sola, denunciando il "trucco". Ed è lo stesso ministro Maroni a confortare quella denuncia, sottolineando l'intimo legame fra le due deleghe: adesso bisogna che il provvedimento che libera i licenziamenti sia votato "in tempi molto rapidi" perché è "il completamento di quello votato al senato".

Un voto, va detto, contrastato senza sosta da Prc e Ulivo, cui il vice di Maroni, Maurizio Sacconi, dedica l'ormai trita giaculatoria sull'"opposizione ostruzionistica di una sinistra conservatrice tutta omologata sulle posizioni della Cgil". Ma a sostegno dell'invettiva, Sacconi poi si avventura nel merito della "moderna", "europea", "ambiziosa riforma", e si vede che mente sapendo di mentire (impensabile che non conosca la materia) nel vantare ad esempio la "componente formativa offerta ai giovani": ai quali la maggioranza, sorda a ogni intervento dell'opposizione, consente una "formazione" esclusivamente ridotta in funzione delle esigenze a breve delle imprese (con soldi come "incentivi").

Altra spericolatezza di Sacconi, la "modulazione dell'orario" per "coniugare il lavoro con i tempi della famiglia e dell'apprendimento", con citazione di merito al part time riformulato: quando invece la maggioranza ha offerto alle imprese libertà di "modulare" orari e tempi, cancellando l'obbligo del "consenso del lavoratore". Poi un'unica verità: le "varie tipologie contrattuali" che la delega introduce, l'esplodere della frantumazione di forme di lavoro `a chiamata', in affitto, in leasing, intermittenti... "Macché riforma ambiziosa", rileva sarcastico Tiziano Treu per la Margherita, "in più di un anno non un solo un provvedimento di sostegno all'economia e all'occupazione, che infatti sono in pericolosa caduta, e solo una grande tensione sociale inutilmente creata da questo governo". "Macerie, solo macerie ha creato", riassume il capogruppo Ds Giovanni Battafarano.

La delega approvata al senato è "una controriforma che ci avvicina al `quarto' mondo", chi può essere "orgoglioso" in Italia, "della creazione per via legislativa del commerciante di lavoro altrui?: questo significa l'abrogazione del divieto di interposizione di manodopera", rincara Natale Ripamonti, dei Verdi, strenuo protagonista dell'opposizione alla delega. "La liberalizzazione del collocamento, "che potrà fare anche intermediazione di manodopera in via permanente - spiega Tomaso Sodano, del Prc - consentirà alle imprese, invece di assumere dipendenti, di utilizzare lavoratori da un fornitore di fiducia: potrà affittarne a piacere, fino a decine, centinaia, pura merce smerciabile al pari di altre".

E, naturalmente, aggiunge Sodano, "potrà mantenere i dipendenti diretti sotto la soglia dei 15 dipendenti, un passaggio, come altri nella delega, che consente di vanificare l'art.18". A giocare sulla "manodopera", potranno essere tanti "soggetti", per esempio gli "enti bilaterali" costituiti da padroni e sindacati - i quali ultimi dovrebbero invece essere salvaguardia dei lavoratori rispetto al gioco di "manodopera", un radicale "snaturamento di ruolo".

Ancora Ripamonti sulle "nuove" forme di lavoro: "cosa c'è di moderno nel lavoro intermittente, a chiamata ? una donna o un uomo non ha più la possibilità di progettare la propria vita, il proprio futuro", e addirittura può restare a casa, a disposizione dell'impresa, perennemente, "senza lavoro, e senza paga, si intende, se non una misera indennità di `disponibilità'".

Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani si concentra proprio su questo, sulle lesioni alla "dignità di chi lavora". Nella delega "si conferma la scelta di questo governo di ridurre i diritti e le tutele", aprendo a una flessibilità così sregolata "da far conquistare un primato all'Italia in Europa". Quanto alla battaglia in senato: "va dato atto all'opposizione di aver fatto la sua parte, c'è bisogno però, naturalmente, di continuare in una strada di contrasto", e Epifani sottolinea che "il tema dei diritti, e l'occupazione, sono al cuore del nostro sciopero generale del 18 ottobre". Sono anche gli accenti del segretario confederale Gian Paolo Patta, sul merito di questa delega, "figlia di un accordo separato che ha escluso la Cgil" per approdare all'"aumento della precarietà, del lavoro senza diritti": questo provvedimento, e la finanziaria "le cui linee, non sono `ignote', come sostiene D'Amato, ma annunciate da tempo, confermano puntualmente le ragioni dello sciopero generale".


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