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Manifesto-E i presidi bocciano il ministro

E i presidi bocciano il ministro Poca chiarezza, tempi incerti mi.m. BOLZANO. È praticamente unanime la bocciatura che i presidi dei vari istituti scolastici bolzanini danno alla riforma Morat...

05/09/2002
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il manifesto

E i presidi bocciano il ministro
Poca chiarezza, tempi incerti

mi.m.

BOLZANO. È praticamente unanime la bocciatura che i presidi dei vari istituti scolastici bolzanini danno alla riforma Moratti. Criticata soprattutto la poca chiarezza: gli interrogativi aperti sono ancora molti, la paura è che alla fine - ancora una volta - non cambi nulla. Andando più nel merito delle varie innovazioni, l'anticipo della scolarizzazione lascia perplessi molti dirigenti d'istituto, mentre di positivo c'è la valorizzazione delle scuole professionali.
"Manca chiarezza soprattutto sui tempi", afferma Mirca Passerella (scuole elementari Manzoni e medie Longon). "Non sono d'accordo neanche sull'insegnante prevalente: se si vuole dare più autonomia alla scuola, allora c'è bisogno di più flessibilità. Non capisco - continua la preside - perché si voglia riformare ancora una volta le elementari, che già negli anni Novanta ha subito profondi cambiamenti e che viene considerata come il fiore all'occhiello della nostra istruzione. Infine, mi dispiace che non si sia proseguito sull'ipotesi di una più forte coesione tra scuola elementare e scuola media. Purtoppo - conclude Passarella - la riforma sembra scritta da persone che non sono attente alla vera realtà della scuola. Ne è dimostrazione il fatto che ancora nessuno abbia pensato a delle ipotesi di curricoli".
Secondo Vito Mastrolia (Liceo classico Carducci) la riforma non potrà essere attuata. "Mancano le risorse finanziarie: c'è bisogno di soldi, di cui però manca la disponibilità. Ed anche a livello amministrativo credo sia difficile da mettere in atto". Tra i punti più critici il preside indica l'introduzione dell'insegnante prevalente e l'anticipo della scolarizzazione: "I bambini devono fare i bambini", afferma.
Marino Melissano (Iti Galilei) condivide alcune delle perplessità espresse l'altro giorno da Brocca, anche se il suo invito è quello di sfruttare appieno la legge sull'autonomia scolastica, indipendentemente dalla riforma, puntando su innovazioni didattiche e strumentali. "Iniziare la scuola a cinque anni deve essere un diritto, non un dovere. Perché se è vero che alcuni bambini a quell'età sono già pronti, altri invece non lo sono. Brocca ha ragione quando critica la scuola "light", ovvero con meno ore. Sono ormai diversi anni che la tendenza è quella di ridurre l'orario, cosicché le scuole sono costrette a sfrondare i programmi. Ma in questo modo le competenze che possiamo dare agli studenti sono molto minori".
La pensa diversamente Fabrizio Mattevi (Liceo scientifico Rainerum). "In Alto Adige abbiamo un orario settimanale di 37 ore. Lo ritengo controproducente, in questo modo non c'è più spazio per altre attività. La richiesta di ridurre la presenza in aula ad una trentina di ore è sacrosanta". Positivo il giudizio sul nuovo rapporto tra formazione professionale e istruzione scolastica ("ma bisognerà vedere come sarà realizzata"), il vero problema è invece un altro. "Di riforme ne ho già studiate molte, ma nessuna è stata attuata. Anche in questo caso siamo ancora lontani dall'intravedere una soluzione concreta. Non trovo giusto che ogni volta si debba ripartire da zero: mi sembra che questo sia solo un danno per la scuola e forse è questo il motivo per cui una vera riforma finora non c'è mai stata. Si lavora molto sui tecnicismi, poco sui saperi fondamentali su cui invece bisognerebbe puntare", conclude Mattevi.
Livio Liponi (Istituto professionale de' Medici) critica la troppa confusione attorno alla riforma. "La vedo ancora molto astratta, oltre che poco condivisa. Gli obiettivi sono ancora poco definiti, il documento poco leggibile. La riforma Berlinguer, così come la prima ipotesi preparata da questo Governo col "documento Bertagna" erano più coerenti, anche se non necessariamente condivisibili. In questo caso manca proprio la chiarezza. Personalmente, ritengo più importante pensare al quotidiano, a gestire un buon rapporto con i nostri alunni".


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