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Manifesto-Anch'io oggi in piazza contro la guerra. Parlano alcuni testimoni di pace

Anch'io oggi in piazza contro la guerra". Parlano alcuni testimoni di pace Sergio Cofferati, Luigi Ciotti, Gino Strada, Tiziano Terzani, Alex Zanotelli La manifestazione di oggi sar?...

15/02/2003
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il manifesto

Anch'io oggi in piazza contro la guerra". Parlano alcuni testimoni di pace
Sergio Cofferati,

Luigi Ciotti,

Gino Strada,

Tiziano Terzani,

Alex Zanotelli

La manifestazione di oggi sarà la dimostrazione più efficace della contrarietà della stragrande maggioranza degli italiani al coinvolgimento del nostro paese, in qualsiasi forma e in qualsiasi caso, al possibile conflitto iracheno. Il parlamento deve al più presto essere convocato per discutere la crisi internazionale in atto. Tutti i parlamentari devono saper cogliere il sentimento della stragrande maggioranza dei nostri concittadini presentando una mozione unitaria di rifiuto senza se e senza ma e chiederne con forza il voto.

Colleen Kelly *

In questi giorni, mi sento classificata secondo la seguente gerarchia: sorella di Bill Kelly Jr., ucciso l'11 settembre 2001; madre di tre bambini piccoli; cittadina americana; ragazza di una piccola città che vive nella grande New York. Leggo quello che legge un americano medio, senza avere accesso a documentazione specializzata. La mia sola esperienza consiste nell'essere la sorella di Billy, e nell'aver perso qualcuno che ho amato profondamente per colpa di diciannove uomini con "armi di distruzione di massa": dei taglierini. L'idea che l'ottusa ostinatezza del mio paese possa essere causa di nuovi dolori per il pianeta intero è davvero preoccupante. Quando la mia organizzazione ha visitato, lo scorso settembre, più di 70 uffici del Congresso, nessuno di questi ha potuto dire di aver ricevuto una maggioranza di chiamate a favore della guerra. L'opinione pubblica americana ha il diritto di venire a conoscenza di fatti che possono essere causa di un pericolo imminente. Noi, in quanto familiari delle vittime dell'11 settembre, abbiamo il diritto di essere informati di qualunque fatto che possa collegare l'Iraq con Al Qaeda. Mio fratello non è morto né a causa di armi nucleari, né a causa di armi chimiche o batteriologiche. E' morto a causa dell'ottusità mentale di un gruppo di uomini. E' arrivato il momento per il mondo di usare tutta la sua intelligenza, creatività e compassione per cercare delle alternative alla guerra. Meglio di me l'ha detto Martin Luther King Jr.: "Dalla sofferenza delle guerre nascono i veri strumenti con cui si costruirà la pace di domani".
* fondatrice dell'Associazione dei familiari delle vittime dell'11 settembre (Peaceful Tomorrow)

Cora Weiss *

Saluti da New York, dove centinaia di migliaia di persone stanno fuori al freddo per dire no alla guerra in Iraq. Personalmente non conosco nessuno che appoggi un'entrata in guerra. Per la prima volta nella storia i consigli di 80 città degli Stati Uniti hanno deliberato contro la guerra in Iraq. E i governi di due Stati hanno approvato la stessa risoluzione. Ogni giorno due o tre città si aggiungono alla lista delle città che si oppongono alla guerra. Esistono delle alternative non violente alla guerra. Per esempio, perché non incrementare a mille o duemila il numero degli ispettori? Perché non lasciarli rimanere per tutto il tempo necessario a verificare se ci sono armi di distruzione di massa e poi distruggerle? Perché non appoggiare una petizione degli intellettuali arabi da offrire a Saddam Hussein, alla sua famiglia e ai suoi amici in asilo politico, e risparmiare così le vittime innocenti di una catastrofica esplosione dell'Iraq? Vi salutiamo, cari amici romani. Ci congratuliamo con voi, e con voi diciamo no alla guerra in Iraq, no a nessun'altra guerra.
* presidente Hague appeal for peace

Erri de Luca *

Addio alla pace, questa folla non ne chiede più a chi l'ha già buttata nei rifiuti. Le truppe d'invasione sono già sul suolo dell'Iraq, obbediscono solo alla loro forza maggiore. La pace è già perduta. Il popolo sveglio di notte per essere qui di giorno, non chiede più la pace. Dichiara invece la sua volontà di dissociazione da questa guerra e dai suoi loschi motivi. Questa folla è il confine dell'umanità che la guerra non può invadere né conquistare. Si svolge a Roma un atto di concordia e di alleanza tra cittadini italiani. Essi sono le lettere, la carta e l'inchiostro dell'articolo della Costituzione che dichiara: "L'Italia ripudia la guerra". Camminano e chiamano a raccolta, camminano e tolgono appoggio alla guerra. Sono la sobria distanza dal delirio di guerra, denunciano i correi della più insensata e illegale avventura militare dell'occidente. Gli ipocriti chiedono bandiere contro Saddam, come se la partita si giocasse in campo neutro e non dentro la schiacciante aggressione del più forte. Quest'Italia prova vergogna di trovarsi alleata d'invasori. La pace è perduta. Ora tocca a chi ha voluto la guerra, di sentirsi perduto.
* scrittore

Carla Gravina *

Perché partecipo? Penso che se noi paesi cosiddetti democratici siamo arrivati fino a un passo da una possibile guerra, forse è giunto il momento di fermarci un attimo a riflettere su cos'è davvero la democrazia. C'è qualcosa che non va, tantopiùù se qualcuno, come fece alcuni mesi fa il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, pensa davvero che la nostra cultura, la cultura occidentale, è superiore alle altre.
* attrice

Ronaldo *

L'amore nella vita è al di sopra di tutto ed è per questo motivo che vorrei fare una riflessione. L'amore, inteso nel senso totale della parola, è un valore così importante come la vita, certamente più importante del calcio e di tutto il resto. Forse questo è il giorno giusto per far ascoltare al mondo le nostre volontà. Rispettiamo la vita. Non vogliamo che ci sia una guerra, perché alla fine le vittime delle guerre sono sempre i bambini e gli innocenti. Usiamo i valori dello sport, un veicolo perfetto per unire i popoli nel mondo.
*calciatore del Real Madrid

Mohamed Kallon *

Ho esposto la bandiera sul balcone di casa mia. Penso che la pace sia un valore universale che dovrebbe accomunare persone di religioni e idee politiche diverse. Solo gli interessi economici possono spiegare questo attacco all'Iraq, un'azione che ucciderà migliaia di persone. Per questo sono decisamente contrario a questa guerra.
* calciatore dell'Inter

Xavier Zanetti *

Sono contro ogni guerra per principio e in questo caso un intervento contro l'Iraq mi sembra davvero ingiustificato.
* calciatore dell'Inter

Lynn Hill *

Prendo parte idealmente a tutte le manifestazioni che oggi ci saranno nel mondo. Ma soprattutto spero che, nelle città americane, ci saranno davvero tante persone, perché il resto del mondo veda che gli americani non sono tutti stupidi. Non posso capire come Bush possa fare quello che fa. La maggior parte della gente è contraria a questa guerra, ma lui fa quello che vuole. Cosa altro possiamo fare se non manifestare? Forse questo non cambierà molto, ma è importante che la gente faccia sentire la propria voce.
* Scalatrice americana, in attesa di un figlio

Mimmo Calopresti *

Ci sarò, è importante andarci. Questa guerra preventiva è aberrante, non so se riusciremo a fermarla mai, ma non possiamo esimerci. Ogni tanto andare in piazza in tanti ci fa bene per non sparire dietro ai sondaggi. I politici già sono preoccupati perché la maggior parte degli elettori sono a favore della pace, facciamo vedere almeno quanti siamo. Andrò senza fare riprese, ma solo per partecipare. Ultimamente non ho fatto riprese di manifestazioni, non credo al cinema militante, alla sua capacità di intervento, anche se mi sta bene che ci siano persone che lo fanno. Preferisco essere tra quelli che partecipano che tra quelli che riprendono. Tra le immagini che mi hanno colpito di più di questo conflitto c'è il tappeto rosso di fronte all'hotel di Baghdad dove c'è l'immagine di Bush padre con una scritta feroce, qualcosa come "il grande killer", un tappeto che tutti calpestano in continuazione. E' uno scontro di grandi famiglie. Io spero ancora nella pace, ma la cosa più angosciante è l'attesa di qualcosa che forse è giù cominciato. Andare alla manifestazione è come vivere questa importanza, ma pensi anche che potrai fermare tutto, anche qualcosa che è più forte di tutti noi. Vorrei che la nostra impotenza diventasse la nostra forza.
* regista cinematografico

Julio Velasco *

Vorrei essere a Roma ma purtroppo sono in partenza per l'Australia. E' assolutamente necessario manifestare per la pace. Ho cercato la bandiera arcobaleno per un po' di giorni, alla fine l'ha trovata mia figlia e l'abbiamo appesa alla finestra.
* ex allenatore della nazionale italiana di pallavolo

Marco Bechis *

Mi sembra banale parlare di una cosa che riguarda tutti come la manifestazione per la pace. E' evidente che ci andremo tutti, io parteciperò a quella di Milano, con la ripresa via satellite per far vedere a Bush la scritta "no war" fatta con tutte le bandiere. Una manifestazione come questa cosa ha di diverso dalle altre? Sembrano ripetersi ciclicamente, solo che questa riflette una situazione più grave delle altre. Questa è una guerra più controllata, i media sono costantemente in prima linea. C'è chi parla di "operazione chirurgica", ho sentito proprio ieri un giornalista che spiegava come in Afghanistan fosse possibile abbattere un intero palazzo tra due che rimanevano in piedi. E' il concetto delle bombe intelligenti che tutti sappiamo cosa significano, distruzione e morte. E' la logica del videogame, fare terra bruciata sullo schermo. Questo non toglie nulla alla gravità della faccenda. Cominciamo a ragionare su quello che appare anche a noi, indignati perché la televisione non vuole trasmettere la manifestazione, come se il fatto che non appaia in tv possa togliere qualcosa all'effettiva partecipazione di migliaia di persone contro la guerra. Stavo leggendo i giornali argentini su quello che è successo in Bolivia dopo il taglio del 12% dei salari, le grandi manifestazioni di massa a cui si è unita anche la polizia, con la sola opposizione dei militari. In un paese dove la gente non guarda la televisione e molti parlano anche la lingua degli indios, si sono ribellati in modo cruento senza preoccuparsi certo di cosa sarebbe comparso su giornali e tv. Siamo così sicuri di aver bisogno di essere visti per esistere? Credo che sia come scendere sul terreno dell'avversario e rimanere in qualche modo imbrigliati, come succede nella politica italiana. Ognuno deve fare i conti con se stesso e prendere le sue decisioni.
* regista cinematografico


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