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Lottare per una scuola aperta a tutti

Domenico Pantaleo (FLC CGIL), a RadioArticolo1. "E’ necessario dare una dura risposta al governo, c'è bisogno dello sciopero generale, anche per evitare il rischio che i settori pubblici siano isolati dal contesto generale del paese".

20/11/2014
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“La stessa logica che il governo sta usando nei confronti del paese, delle parti sociali, la sta usando all'interno del pubblico impiego, un'idea secondo la quale si decide unilateralmente, non si danno risposte, si ritiene che il lavoro, anche il lavoro pubblico, come quello privato, sia una merce senza valore”. Lo ha detto oggi Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC CGIL, nel corso del programma Italia Parla di RadioArticolo1 (qui il PODCAST).

Nell’incontro di inizio settimana, “il ministro Madia ha ripetuto quattro volte che non verrà licenziato nessuno – prosegue Pantaleo - ma il lavoro è anche qualità, è anche salario, è anche dignità, non è solo un fatto quantitativo”. “Detto questo noi riteniamo che rispetto al non rinnovo dei contratti sia necessario dare una dura risposta e per queste ragioni c'è bisogno di uno sciopero generale, anche per evitare un rischio che i settori pubblici siano isolati dal contesto generale, perché le grandi questioni economiche e sociali e il rinnovo del contratto nelle pubbliche amministrazioni, nella scuola, nell'università, nella ricerca, nell'Afam, sono strettamente intrecciati”. Spiega il dirigente sindacale: “Se non cambi le politiche economiche e sociali, le politiche fiscali, se non cambi la legge di stabilità è difficile pensare che il governo ti rinnovi il contratto, quindi penso che c'è bisogno da parte di tutte le organizzazioni sindacali di fare uno sciopero generale come quello proclamato dalla Cgil, è importante che la Uil sia arrivata alla stessa conclusione”.

Rispetto alla decisione, confermata dalla Cisl, di mantenere lo sciopero nel pubblico impiego senza aderire alla mobilitazione generale, Pantaleo sottolinea un rischio, quello “di presentare il pubblico impiego come un fattore a sé stante rispetto ai grandi temi che attraversano il paese”, dando “al governo la carta anche della contrapposizione tra lavoratori pubblici e lavoratori privati”. “Basta pensare alla situazione che c'è a esempio nel lavoro privato, tante persone che perdono il posto di lavoro, tante fabbriche in crisi, la disperazione dei giovani che non trovano un lavoro, la disperazione di chi perde un lavoro a 50 anni, la povertà che aumenta, insomma – spiega Pantaleo - se noi non diamo il senso che anche il pubblico sta dentro oggi questo grande processo di domanda di cambiamento che viene dal paese il rischio è anche quello di un isolamento”.

Che idea di scuola
“Noi vogliamo una scuola aperta a tutti, che sia di qualità, che garantisca alle nuove generazioni soprattutto la possibilità di avere un'istruzione all'altezza dei tempi, che consenta di padroneggiare i cambiamenti che ci sono nell'economia, nella società, di essere cittadini consapevoli, cittadini che in qualche maniera rivendicano più democrazia, in un paese che sta sperimentando una sorta di post democrazia, in cui c'è un uomo solo al comando e gli altri che obbediscono”. Questo il messaggio della FLC CGIL. Ma, osserva Pantaleo, “la scuola di Renzi è un'altra scuola, è una scuola fortemente selettiva, meritocratica in cui un docente si deve sostanzialmente mettere in competizione con gli altri, quindi si perde ogni senso di cooperazione”.

“Noi invece crediamo che ci sia bisogno di investimenti aggiuntivi. Abbiamo fatto un conto, ci vogliono 17 miliardi di investimenti nei prossimi anni e non lo diciamo noi, un rapporto recente della Commissione europea informa che il nostro spread di istruzione è 1,3% in termini di Pil inferiore alla media europea, insomma praticamente i 17 miliardi di cui parliamo. Poi c'è bisogno di avere due grandi obiettivi: uno è l'elevazione dell'obbligo scolastico a 18 anni, perché oggi se vuoi padroneggiare i cambiamenti hai bisogno di una cultura più vasta”; poi occorre “anche mettere in condizione i cittadini di apprendere in tutto l'arco della vita, perché avere una base culturale molto più ampia significa poter continuamente mettersi in gioco.

Sistemare il precariato
Per quanto riguarda il dramma dei precari della scuola, “noi riteniamo importante che nel piano Buona scuola si parli della stabilizzazione dei 148 mila precari, anche se in queste ultime ore vediamo un po' di confusione a causa di emendamenti presentati in parlamento, poi ritirati. Però la stabilizzazione del precariato deve essere generale, riteniamo che a esempio si debba trovare una soluzione anche per chi ha fatto i tirocini formativi, sono 100 mila persone, è gente che lavora da anni nelle scuole e non è possibile dire loro ‘abbiamo scherzato’.

“Bisogna sistemare tutto il precariato – conclude Pantaleo -, non solo nella scuola, sistemare il precariato della ricerca, della università e poi bisogna dare dignità al lavoro Ata (il personale tecnico ausiliario, ndr), che nel piano Buona scuola non viene mai citato e nella legge di stabilità viene ‘massacrato’ - perché questo è il termine esatto - in termini di tagli e di funzione all'interno della scuola”.