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Liberazione: Scuola, la protesta dei lavoratori scuote Prodi

Panini (Flc Cgil): «Senza risposte di nuovo in piazza a novembre». Andrea insegna da 25 anni e guadagna 1.200 euro: «Non è vero che siamo troppi»

29/10/2007
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Liberazione

Scuola, la protesta dei lavoratori scuote Prodi

Sciopero e corteo nazionale a Roma contro la Finanziaria 2008, che non stanzia le risorse per il contratto. «Siamo in 50mila», grida Pirani della Uil.

Roberto Farneti
Stavolta gli studenti non c'erano e bisogna ammettere che la loro assenza si è fatta sentire: niente musica - a parte l'Inno di Mameli, eseguito per tre volte dalla Banda di Falerno - e pochi slogan, sostituiti però da tanti palloncini colorati. Una volta si cantava Bandiera Rossa... Nostalgie a parte, per i lavoratori della scuola quella di ieri a Roma è stata comunque una bella giornata di sciopero e di festa. «Siamo in 50mila», grida il segretario confederale Uil Paolo Pirani, mentre il corteo - partito mezz'ora prima da piazza della Bocca della Verità - inizia a riempire Piazza Navona.
Bersaglio principale di lavoratori e sindacati è il governo, colpevole di non avere inserito nella Finanziaria per il 2008, attualmente all'esame del Parlamento, le risorse per rinnovo del biennio economico 2008-2009. «Ci dicono che mancano i soldi per la scuola e il pubblico impiego - osserva dal palco il leader della Cisl Raffaele Bonanni - ma non ci dicono quanto costano le esternalizzazioni nel pubblico impiego e le 147 mila consulenze date agli amici degli amici. Noi siamo stufi. Se Prodi c'è - esorta Bonanni - batta un colpo. Si faccia sentire». Governo "amico"? Ormai non ci crede più nessuno: «Questa manifestazione - chiarisce Enrico Panini, segretario generale Flc Cgil - vuole essere un messaggio chiaro a Fioroni e a Prodi: sulla scuola non si scherza. Se non ci saranno risposte - avverte - torneremo in piazza a novembre».
La voglia di lottare certo non manca. Massimo, insegnante di fisica in un istituto professionale di Roma, ha la barba bianca, segno di un'età non più giovanile: «Faccio questo lavoro da 35 anni - dice - il mio stipendio è di mille e 700 euro al mese». Solo? All'estero i professori guadagnano molto di più... «Lo so è per questo che sono qui», dice. Oltre al salario, quali sono i problemi con cui ti confronti quotidianamente? «Il ruolo dell'insegnante - risponde Massimo - è svilito. Agli studenti vengono proposti miti e modelli differenti da quello della cultura, l'istruzione non è vista come un valore».
Elvira, invece, è dirigente in una scuola pubblica di Messina: «Portiamo in piazza il disagio di una categoria che soffre - spiega - chiediamo più risorse, chiediamo soprattutto una progettualità diversa». Tra le emergenze da affrontare, quella dell'edilizia scolastica. L'ultimo esempio giunge da Aspra, nel palermitano, dove la notte scorsa è crollata una parte del tetto di un bagno della scuola "Castrense Civello". Per fortuna a quell'ora l'edificio era vuoto. Le carenze d'organico vengono fatte pagare ai soggetti più deboli: «Ai bambini disabili non riusciamo a garantire quel rapporto "uno a uno" che ci vorrebbe nei casi gravi», denuncia Elvira.
Davanti allo striscione della Toscana ci sono Dante (Francesco) e Beatrice (Ira), vestiti in costume d'epoca. Hanno entrambi un cartello in cui illustrano le richieste a governo e Parlamento. «Caro Romano - dice la donna, professoressa in un istituto d'arte, in ruolo da 6 anni- son Beatrice e di Dante son l'amante, tu sfasci la scuola e il mio fidanzato rimarrà pure lui disoccupato. Ps: E s'aspetta ancora che tu faccia i Dico». Mentre Francesco, insegnante di scuola dell'infanzia si presenta affermando: «Son Dante, poeta divino, questo governo è un'immane casino, tra De Gregorio e Turigliatto non c'è trippa neppure per il gatto. Tra veti ed emendamenti, sospetti e tradimenti, chi ne fa le spese è una sola: la povera negletta scuola».
La voce dei precari è quella di Massimo, 28 anni, di Reggio Emilia: «Ho iniziato tre anni fa, faccio solo supplenze brevi, in media lavoro due-tre mesi l'anno. Come si vive da precario? Si tira a campare, per questo sto valutando se non sia meglio provare a fare un'attività lavorativa diversa».
Mario, sindacalista Cisl, insegna in una scuola elementare di Alessandria: «Il contratto - sottolinea - lo vogliamo di durata biennale. Già quello precedente è stato rinnovato con un ritardo di quasi due anni, tanto che a gennaio ci daranno gli arretrati dei soldi che ci spettavano nel 2006. Figuriamoci se la scadenza diventa triennale». Andrea, professore di diritto in un istituto industriale di Chieti, ha 25 anni di insegnamento alle spalle e il suo salario attuale è di 1200 euro al mese: «Non è vero che siamo troppi, come dice Padoa Schioppa: rispetto alla media europea non lo siamo affatto, anzi. Invece di parlare di numeri - propone Andrea - parliamo di qualità dell'offerta formativa. Nella mia classe ci sono 32 alunni: sono tanti, non si riesce a lavorare in questo modo».


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