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Liberazione-Religione di Stato e di ruolo

Polemiche sulla "incostituzionalità" e sugli aspetti discriminatori dell'assunzione per legge di 15mila insegnanti di nomina ecclesiastica Religione di Stato e di ruolo Un ulteriore, grav...

18/07/2003
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Liberazione

Polemiche sulla "incostituzionalità" e sugli aspetti discriminatori dell'assunzione per legge di 15mila insegnanti di nomina ecclesiastica
Religione di Stato e di ruolo
Un ulteriore, grave vulnus alla laicità della nostra scuola, con evidenti aspetti di incostituzionalità e contenuti pesantemente discriminatori. E' severa e molto motivata la reazione delle sinistre e dei sindacati alla legge, approvata martedì dalla Camera (voto contrario di Ds, Rifondazione, Sdi e La Malfa), con la quale si dispone l'immissione in ruolo di quindicimila insegnanti di religione cattolica di ogni ordine e grado, mediante un primo concorso-sanatoria per la copertura del 70% dei posti disponibili. Sino ad ora per i docenti di religione - circa 22mila, pare per il 78% "laici" e per il restante sacerdoti o religiose - valeva in Italia uno statuto giuridico risalente al 1930. La "riforma" è stata adottata in base al Concordato del 1984 e all'intesa fra il ministero dell'Istruzione e la Conferenza episcopale stabilita l'anno successivo.
Mentre la ministra Moratti continua a tagliare le cattedre e per il secondo anno consecutivo - è la prima volta che succede nella storia della nostra scuola - si ignorano i diritti e le aspettative di decine di migliaia di precari, negando loro l'immissione in ruolo, e si concedono ulteriori privilegi ad una specifica categoria di "precari" che già godevano di tutele acquisite attraverso i contratti collettivi. Fra l'altro, in riferimento ad una materia "facoltativa" (per quanto praticata, secondo alcune rilevazioni, dal 93% degli studenti).

Ma gli aspetti più gravi del provvedimento riguardano naturalmente i criteri del reclutamento degli insegnanti di religione, oltre che della loro eventuale rimozione e del loro ricollocamento.

Viene confermata all'autorità ecclesiastica il diritto di stabilire l'idoneità e, quando è il caso (sempre secondo la predetta autorità), la revoca di tale idoneità agli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche italiane. Solo che adesso, in virtù della nuova legge, insegnanti così nominati di fatto dall'autorità ecclesiastica diventano dipendenti pubblici a tutti gli effetti, di ruolo e a tempo indeterminato, senza aver superato un regolare e normale concorso pubblico. Non solo, ma quando la diocesi territorialmente competente riterrà di revocare l'idoneità per ragioni che già apparivano discriminatorie per gli insegnanti di religione non di ruolo (un divorzio, un figlio nato fuori dal matrimonio, ecc.), lo Stato, che in precedenza non avrà avuto alcuna facoltà di trasferire in altra sede l'idoneo (perché l'idoneità vale solo per la diocesi nella quale è stata rilasciata), dovrà obbedire ed eseguire un provvedimento di natura evidentemente ideologica. E non basta. Lo Stato si è anche impegnato a ricollocare comunque l'"inidoneo": in un'altra materia scolastica, se ne avrà i titoli, o addirittura presso un altro settore della pubblica amministrazione. Risiede qui uno dei profili di incostituzionalità individuati: l'essere cattolici, l'idoneità rilasciata dall'autorità ecclesiastica e l'insegnamento cattolico così ottenuto diventano di fatto un canale privilegiato per l'entrata nel pubblico impiego negato a chi cattolico non è.

A proposito del primo concorso previsto, riservato "solamente" agli insegnanti che abbiano all'attivo un periodo di servizio di almeno quattro anni negli ultimi dieci, si rileva: a) che ad esso si potrà accedere solo mediante il benestare rilasciato dalla diocesi interessata; b) che non si procederà alla formazione di una "graduatoria" ma di un semplice elenco di candidati; c) che sarà l'ordinario diocesano a decidere fra di essi chi far assumere dallo Stato italiano.

"Nessuno può o vuole disconoscere diritti ad una categoria di lavoratori che rispettiamo", dice Loredana Fraleone, della segreteria nazionale di Rifondazione, "ma è scandalosa un'immissione in ruolo di massa di lavoratori reclutati fuori da canoni normali e trasparenti che debbono valere per tutti. E' uno schiaffo alle decine di migliaia di lavoratori che hanno vinto un regolare concorso e aspettano da anni l'immissione in ruolo. Sono 100 mila i posti disponibili ma bloccati dal governo". Per i Cobas, siamo ad una nuova tappa del processo "di smantellamento e di confessionalizzazione" della scuola pubblica. Anche Enrico Panini, segretario generale della Cgil-Scuola, denuncia la politica dei "due pesi e due misure: i docenti di religione in ruolo, gli altri precari nei guai".

B. L.


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