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Liberazione-Privatizzazione in corso

L'ultima volontà riformatrice della Pubblica istruzione, non più studenti ma clienti Privatizzazione in corso L'esame di maturità sembra essere un momento facilmente aggredibile dalle v...

19/06/2002
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Liberazione

L'ultima volontà riformatrice della Pubblica istruzione, non più studenti ma clienti
Privatizzazione in corso
L'esame di maturità sembra essere un momento facilmente aggredibile dalle volontà riformatrici dei ministri della pubblica istruzione (denominazione storica del ministero gestito ora da Letizia Moratti). Anche il ministro Luigi Berlinguer aveva riformato tale atto, non riuscendo a fare passare la sua riforma integrale della scuola. Quindi dal 1969, anno dell'entrata in funzione di un esame di maturità rinnovato in modo sperimentale, per circa trent'anni si è andati avanti con commissioni solo esterne, con un solo commissario della classe in esame, grande dispendio di soldi per trasferte e spese varie, poche materie da studiare, due scritte e due orali, e promozioni che si aggiravano attorno al 95%. Tre anni fa un ulteriore riforma, Berlinguer cambiò alcune modalità di funzionamento: commissioni d'esame formate a metà da insegnanti interni e per metà esterni alla classe, poca mobilità di commissari in giro per l'Italia, minori costi di funzionamento, tre materie scritte e tutte le altre orali, più tesina di presentazione, e risultati finali che si aggiravano comunque ancora attorno al 95% dei promossi. Ora il ministro Letizia Moratti ha ulteriormente ritoccato l'esame di maturità. Ma le promozioni come si sostanzieranno? Forse ancora una volta attorno al 95%. Ma le novità introdotte non sono da poco.

"Scompensi" ai prof
Le commissioni d'esame saranno formate integralmente dagli insegnanti interni alla classe, con un solo presidente di commissione esterno che sarà uno per istituto - quello che accade ora per gli esami di media inferiore -, con la permanenza però della stessa struttura di discussione e studio espressa negli ultimi tre anni. Una considerazione importante si deve però fare sui compensi per gli esami stessi, che sembravano semplicemente sparire dall'orizzonte delle aspettative degli insegnanti. Iniziamo da questo problema. Ogni anno al momento in questione i professori cominciano a fare i conti su quanto potrebbero utilmente aggiungere allo stipendio usuale. Gli insegnanti che notoriamente hanno stipendi che si situano agli ultimi posti della classifica europea rispetto ai loro colleghi di altri paesi hanno storicamente fatto carte false - letteralmente - per riuscire a recuperare con la diaria degli esami e con il rimborso spese, gonfiato, una decenza economica persa nella notte dei tempi. Era un giro di affari di miliardi che interessava anche alberghi e ristoranti che emettevano volentieri fatture rimborsabili con sicurezza, facendo poi a mezzo con gli intestatari delle stesse. Tale possibilità si è assottigliata con la riforma Berlinguer. Ed è scomparsa totalmente con il modello Moratti. Sino a pochi giorni dall'esame, sino ad oggi potremmo dire, vi era una forte difficoltà a capire quando e quanto sarebbe toccato ai commissari d'esame ed ai presidenti di commissione. Erano girate cifre di 150 euro, metà a luglio prossimo e l'altra metà al luglio dell'anno prossimo. Poi, incontri successivi tra sindacati e ministero sono state alzate le promesse dei compensi. Ma la indeterminatezza è regnata sovrana per settimana. La categoria degli insegnanti si è sentita ancora una volta frustrata da queste discussioni. Si era arrivato al punto di preventivare uno scambio disuguale fra lavoro fatto e compenso non assegnato. Un limite difficilmente valicabile. Tale tira e molla ha fatto apparire ancora più improbabile la previsione di investimenti nella scuola di 19.000 miliardi di vecchie lire che il ministro Moratti ha prospettato più volte, come impegno per questa legislatura. Certo la spesa appariva fondarsi su un risparmio all'osso su alcuni settori, uno dei quali il taglio delle cattedre - migliaia in tutta Italia. Nella sola Lombardia per l'anno prossimo se ne preventiva una riduzione di 1.185 -, ma si faceva comunque riferimento a migliaia di miliardi. Ora, per qualche centinaia di milioni di euro, pronta cassa, dopo aver tagliato il possibile si è rischiato invece di rendere assolutamente deprimente tutto il lavoro dell'esame. Quindi se queste sono le difficoltà per questo momento non si riesce ad immaginare un impegno di capitale molto più importante per il futuro.

Istruzione come impresa
Altro punto dolens la composizione delle commissioni. L'economia del risparmio ha voluto la presenza di soli insegnanti interni. Quindi una sorta di ulteriore interrogazione a giugno a studenti che si conoscono da anni, con i quali si è sperimentato un percorso pedagogico oramai ultra definito. Il senso di tutto questo sfugge, ma se ne può trovare qualcuno, allargando la sfera della riflessione: a) in primis ancora il risparmio. Commissari interni ed un solo presidente per ogni scuola riduce moltissimo i costi per il ministero; b) alzare, se fosse possibile il numero delle promozioni per cercare di avvicinarlo ai valori europei, invogliando alla prosecuzione dello studio almeno sino alla maggiore età, facendo balenare la possibilità di una promozione molto più sicura; c) destrutturare ancora di più la scuola pubblica ed in ogni modo la scuola in genere, svuotando la sua potenzialità in quanto ente culturale capace di costruire un senso critico da usare poi, nella società. Del resto le "tre I" della campagna elettorale di Berlusconi vengono messe in mostra benissimo da questa riforma. Internet - oramai moltissime scuole hanno l'accesso a questo strumento (Si tratterebbe poi anche di capire come venga usato) - inglese ed impresa, si indirizzava proprio verso un fruitore approssimativamente acculturato che potesse usare per scopi a lui esterni - il profitto d'impresa - tali strumentazioni. Ma vi sono alcune conseguenze forse inaspettate che potrebbero verificarsi. Una per tutte l'aumento delle bocciature di fronte alla novità dell'esame e ad un momento di verità inusuale - tutti gli insegnanti della stessa classe che ascoltano - momento nel quale non è più possibile nascondere sclerotizzazioni e pregiudizi che possono essersi verificati nel corso del tempo nelle classi. Non essendoci più la variabile dell'apporto esterno, la dialettica di novità che in altri professori potevano aggiungere al momento della discussione dell'esame tutto ciò che si "nasconde" all'interno della classe, insegnante per insegnante con i propri studenti, potrebbe emergere sorprendentemente in quel momento finale. A questa eventualità nessuno è preparato. Né gli studenti lo sono. Infatti, si possono leggere molte preoccupazioni da parte loro in interviste o discorsi solo sentiti. Al tutto si può ovviare con una recita preordinata. Ogni attore potrebbe fare finta: interrogazioni e risposte. Ma non sempre potrà essere recitato uno spettacolo con così tanti personaggi da parte di attori non professionisti.

Il regalo ai privati
Ultima considerazione, ma non certo la meno significativa: il grosso regalo che viene fatto alle scuole private. Anche per loro funziona lo stesso sistema di commissioni, tranne che per quelle legalmente riconosciute e pareggiate dove si continuerà con il vecchio sistema. Anche questa distinzione è già un riconoscere una gerarchia di decenza tra scuole private. Quelle meno affidabili devono essere comunque un pochino controllate. Ma le altre potranno garantire finalmente il servizio completo per i loro clienti. Il pagamento della retta avrà perciò come definizione una completezza di scambio economico, sino al diploma di maturità incluso. In pratica si è già sostanziata la parità scolastica tra pubblico e privato nei fatti e nelle conseguenze di maggior significato. Il tutto senza una opposizione culturale significativa della categoria. Senza una presa di posizione netta da parte dei sindacati. I disegni della privatizzazione della scuola stanno passando alla grande.


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