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Liberazione: Precarizzati e beffati

Grazie ad un provvedimento, aumentano le disparità tra insegnanti Scuola: precarizzati e beffati Come può avvenire che in una fase di crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro,...

19/07/2003
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Liberazione

Grazie ad un provvedimento, aumentano le disparità tra insegnanti
Scuola: precarizzati e beffati
Come può avvenire che in una fase di crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro, realizzata da apposite leggi o da condizioni occupazionali favorevoli alla massima ricattabilità, una categoria di lavoratori possa sfuggire a tale contesto ed accedere ad una stabilizzazione della propria collocazione lavorativa? Non è il liberismo quel cieco meccanismo che omologa tutte le condizioni sociali, abbassando tutele, diritti e presunte uguaglianze, in nome del massimo del profitto e delle leggi del mercato globalizzato?
Avviene nella disidratata estate del 2003 che gli insegnanti di religione, reclutati dai vescovi con criteri del tutto alieni dalle normali regole seguite dalle istituzioni pubbliche per le assunzioni, vengano avviati al conseguimento dell'immissione in ruolo, con il concreto rischio, oltre tutto, che possano sottrarre posti di lavoro a precari ormai "storici", in fila da anni ed anni nelle graduatorie pubbliche, passati al setaccio di uno o più concorsi e poi illusi da provvedimenti d'immissione in ruolo, vanificati dai conti del Tremonti di turno.

No, non riusciamo ad apprezzare questo provvedimento come una inversione di tendenza, magari piccola, nel generale processo di precarizzazione a cui assistiamo ogni giorno. Ferma restando la necessità di tutelare gli insegnanti di religione come tutti i lavoratori, ad esempio imponendo regole certe e vincoli a chi li assume e li può inopinatamente licenziare, quest'ennesimo schiaffo estivo alla scuola pubblica è proprio troppo, è vergognoso ed oltraggioso.

Siamo di fronte al dato, di cui non abbiamo mai dubitato, che anche il liberismo non può fare a meno della politica. Rabbonire l'inquieto mondo cattolico vale bene uno scandalo, naturalmente non in senso evangelico, ma proprio come prevaricazione del diritto, inteso anche come uguaglianza delle condizioni di partenza, messa in atto grazie allo scardinamento prodotto dalla legge di parità nei confronti della scuola pubblica.

Intanto i precari che non hanno, è proprio il caso di dirla così, "santi in paradiso" sono nell'incertezza più che mai sul proprio destino lavorativo. Gli effetti dei tagli dell'ultima finanziaria sono tutti da sperimentare per loro e per il funzionamento della scuola, pubblica naturalmente. I circa duecentomila posti di lavoro vacanti, tra insegnanti e personale Ata, vengono fortemente erosi dai tagli della passata finanziaria e quella che si preannuncia non tende certo a recuperare il mal tolto, anzi c'è da aspettarsi nuovi provvedimenti ancora più devastanti.

Intanto il mondo del precariato della scuola è sempre più diviso nelle tante condizioni di "diritto acquisito", che ciascuno rivendica con eguale bisogno, anche se con diverse ragioni.

La riunificazione di questo mondo frantumato, e non solo nella scuola, è la scommessa di questa fase, per chi come noi vede nella ricomposizione di questi soggetti sociali la sola possibilità di affermazione dell'accesso al lavoro e non solo.

Per quello che riguarda il precariato della scuola, è evidente il legame tra il diritto all'occupazione e la qualità del lavoro in questo settore, cioè tra l'organizzazione della didattica, in termini di continuità ed efficacia, ed il diritto allo studio.

Da qualche anno a questa parte, anche grazie (si fa per dire) all'uso dei provvedimenti estivi, a scuole chiuse, da parte del governo nazionale ed ora anche delle regioni, vedi la legge regionale dell'Emilia Romagna, parti consistenti dei lavoratori della scuola non vanno mai in vacanza, non solo perché le retribuzioni e le incertezze lo permettono sempre meno, ma anche perché si cerca di stare in campo, di fare qualcosa, di far sentire la propria voce.

La ripresa di settembre presenta molti motivi per essere caldissima, dai problemi riguardanti la strisciante attuazione della "riforma Moratti", col tentativo d'aggiramento dei percorsi previsti, all'applicazione del nuovo contratto e delle misure della finanziaria, senza parlare delle questioni internazionali con gli accordi Gats incombenti.

Anche la mobilitazione futura, per i soggetti che coinvolge, può essere a sua volta molto ricca ed anche levatrice di un nuovo schieramento ampio e dunque capace di strappare qualche risultato significativo.

Intanto si discute, s'informa, ci si organizza, ci si prepara, anche d'agosto durante le feste di Liberazione.

Loredana Fraleone


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