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Liberazione-Anche la scuola boccia il governo

Anche la scuola boccia il governo. Dopo il grande successo dello sciopero generale del 7 novembre, vergogn Anche la scuola boccia il governo. Dopo il grande successo dello sciopero generale de...

01/12/2003
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Liberazione

Anche la scuola boccia il governo. Dopo il grande successo dello sciopero generale del 7 novembre, vergogn
Anche la scuola boccia il governo. Dopo il grande successo dello sciopero generale del 7 novembre, vergognosamente negato dall'Istat, e la manifestazione di Reggio Calabria sul mezzogiorno, Cgil, Cisl e Uil sferrano un altro pugno nello stomaco dell'esecutivo. Merito dei lavoratori della scuola, che a decine di migliaia hanno sfilato ieri per le vie di Roma per protestare contro i tagli contenuti nella legge finanziaria e in difesa di una scuola pubblica di qualità. A Guglielmo Epifani non resta che ringraziarli: "Voi siete il sale e la colla della manifestazione del prossimo 6 dicembre. Questo ve lo deve l'intero mondo confederale italiano", grida il numero uno della Cgil davanti ai quasi centomila manifestanti che riempiono Piazza Farnese. Anche Loredana Fraleone, della segreteria nazionale di Rifondazione, è soddisfatta: "La presenza di bambini e genitori per tutto il corteo al fianco dei lavoratori della scuola è il segnale - afferma Fraleone - che la mobilitazione, già forte, può estendersi ulteriormente e che ci sono le condizioni per costruire un appuntamento ancora più largo e unitario di tutti i soggetti che in varie piazze d'Italia hanno manifestato contro la riforma Moratti".
Sono le 14.30 quando il concentramento di piazza della Bocca della Verità si trasforma in un grande serpentone colorato, sormontato dai palloncini della Cgil Scuola. In testa al corteo, a sorpresa, ci sono bambini di due scuole elementari di Roma che reggono striscioni in difesa del tempo pieno. Ovviamente guardati a vista dai loro genitori e insegnanti.

La questione la riassume Iole, insegnante in una scuola elementare a tempo pieno della provincia di Milano: "Ci sentiamo molto minacciati da questa riforma - spiega - perché la prospettiva è quella di un orario ridotto e in Brianza il lavoro femminile è molto esteso".

L'altro tema caldo è quello della devolution. "Allucinante - sbotta Peppino Alloddo, segretario della Cgil Scuola della Sardegna -. Finirà che le regioni ricche riusciranno forse a garantire un diritto all'istruzione degno di questo nome, mentre le regioni disastrate come la nostra saranno costrette all'impotenza. Noi sardi abbiamo a cuore la nostra identità, ma nella scuola pubblica c'è già la possibilità di preservare la cultura locale e molti insegnanti già lo fanno". Gli fa eco una voce del nord, quella di Paolo Minute, segretario della Cisl scuola dell'Alto Friuli: "La devolution? Vogliono creare scuole e regioni che danno titoli di studio di serie B rispetto alle altre".

Un signore con in mano la bandiera della pace porta al collo un cartello con una richiesta esplicita: "meno spese militari e più spese sociali". Poco più avanti, dietro allo striscione della Cgil di Palermo, c'è Angela, precaria da dodici anni: "Come ogni anno dovrò aspettare luglio per sapere che fine farò e dove mi manderanno. Vivo da sola, con mille euro al mese devo pagare tutto: affitto, bollette. Però il direttore didattico il primo stipendio te lo paga dopo tre mesi".

La scuola non è solo dei docenti. Angela fa parte del personale Ata di una scuola materna della provincia di Livorno: "I nostri problemi? Aumento dei carichi di lavoro, tagli al personale, pochi soldi. Ecco perché sono in piazza".

Davanti allo striscione della Basilicata c'è un carretto con due pupazzi: uno rappresenta il ministro Tremonti con la scure in mano, l'altro la ministra Moratti che usa il torchio ai danni della scuola pubblica. Il carretto allegorico è trascinato da Enzo, insegnante al Ctp di Potenza, dove si occupa della formazione di immigrati, carcerati, gente affidata ai servizi sociali: "Il governo sta tagliando tutto, i progetti - denuncia - sono a rischio". Sullo striscione della Basilicata ci sono due slogan: "Demorattiziamo la scuola, denuclearizziamo Scanzano". Ma la seconda parte della scritta è "timbrata" con la parola "fatto". "Allora avete vinto", chiedo. "Abbiamo vinto una battaglia, non la guerra", precisa Enzo.

Roberto Farneti


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