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Liberazione-All'asilo, ma in riserva

Scuola d'infanzia, da zero a tre anni nessuna certezza di un posto pubblico All'asilo, ma in riserva Sabrina Deligia Anche nel mercato privato c'è la lista d'attesa Tommaso ha compiuto...

11/05/2003
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Liberazione

Scuola d'infanzia, da zero a tre anni nessuna certezza di un posto pubblico
All'asilo, ma in riserva
Sabrina Deligia
Anche nel mercato privato c'è la lista d'attesa
Tommaso ha compiuto tre anni il 22 aprile scorso, mamma e papà lavorano, i nonni anche. Un bambino fortunato si direbbe. E invece no. Il fatto è che in Italia a un bambino come Tommaso, figlio unico, nato da una coppia di lavoratori, si rifiuta l'accesso alla scuola pubblica. Alla materna infatti, come al nido, il piccolo non ha ancora trovato posto finendo nelle tanto temute file di riserva, o meglio liste di attesa. Questione di punteggio.
Quest'anno poi Tommaso è fino al novantesimo posto nella riserva della materna a cinquecento metri da casa per aver ottenuto soltanto 35 punti. Accade a Roma. Dove Tommaso era già stato escluso dal nido, nonostante appunto i suoi genitori sia soggetti a turni e reperibilità, finendo in una struttura privata da seicentoquaranta mila lire al mese. Al secondo anno di nido - e di vita - la retta scolastica è arrivata a settecento mila lire, stesso orario dell'anno prima, dalle 7,30 alle 16, 30. A settembre dell'anno scorso la retta si è trasformata in 420 euro, stesso orario stesso nido privato. A questo punto il passa parola tra mamme e baby-sitter ha prospettato un risparmio, un salto alla materna nonostante Tommaso non aveva ancora compiuto due anni e mezzo, scuola privata anche questa, ma con la retta più leggera. Così è andato lo scorso settembre, il piccolo è entrato alla materna gestita dalle suore - pensare che non è neanche battezzato - ma è stata l'unica scuola privata ad accoglierlo per 120 euro al mese, dalle 7,30 alle 16. Sì perché anche nel mercato delle private c'è la lista d'attesa, nonostante molte strutture a guardare bene non siano delle vere e proprie scuole, ma delle ludoteche.

Così va in Italia, dove se padre e madre lavorano, una delle due buste paga è destinata a coprire i costi della scuola privata e della baby-sitter. E' un paradosso tutto italiano, il welfare da zero a cinque anni. Ai voglia a dire nidi aziendali, di quartiere, di condominio: la verità è che non ce n'é per tutti. E dall'anno prossimo andrà peggio, incombono le iscrizioni anticipate. Partirà infatti la controriforma Moratti e a questo punto Tommaso finirà di nuovo in riserva, costretto a fare i conti con i posti destinati ai bambini di due anni e mezzo. Perché ciò non accada i genitori di Tommaso hanno tre possibilità: un fratellino, ma non c'è il tempo sufficiente; separarsi; rivolgersi all'assistente sociale; oppure licenziansi. Di più non si può.

L'iscrizione anticipata alla materna, introdotta da Moratti, è infatti un problema in più per le famiglie italiane che già, da anni, sanno di dover fare i conti con le liste d'attesa per i nidi comunali, che accolgono i bimbi fra zero e tre anni. Ed è così dal Nord al Sud. Persino a Reggio Emilia - presa a modello per gli asili da tutto il mondo - non bastano più i posti nelle scuole comunali riservate ai piccoli da tre a sei anni, come spiegano dalla segreteria della Cgil-Scuola: "La lista d'attesa è ormai un dato di fatto, così come l'aumento del numero di bambini per classe, il peggioramento delle mense scolastiche, la riduzione di posti nelle colonie estive e il rincaro di tutti i servizi educativi, dai soggiorni nelle case di vacanza dei comuni alle attività sportive offerte al pomeriggio nelle scuole".

Tanto per capire il "fenomeno" alcuni numeri dalle lista d'attesa delle materne: mille famiglie sono in coda a Milano, 1.500 a Torino, 800 a Bologna, 400 a Reggio Emilia, 250 a Padova, altre centinaia a Venezia, Padova, Vicenza, Genova, Bari e Palermo. Stando alle percentuali, se al nord è coperto il 93 per cento della domanda, al sud la percentuale scende al 70-80 per cento. I nidi invece accolgono solo il 7 per cento dell'utenza: il governo Berlusconi poi ha bloccato il piano di espansione per le scuole dell'infanzia che prevedeva dal 2001 la creazione di 500 nuove sezioni di scuola materna all'anno per esaurire la lista d'attesa. Bloccate anche le assunzioni di personale nelle materne, tanto che le iscrizioni anticipate paventate da Moratti per l'anno in corso, sono state rinviate. L'anno che verrà Tommaso sarà considerato ancora una riserva?



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