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Le università inglesi restano online. E gli studenti chiedono indietro i soldi

La petizione degli studenti, che ha raccolto oltre 350 mila firme, chiede uno sconto sulle esorbitanti tasse universitarie (10 mila euro) visto che le lezioni in presenza sono sospese. Il governo si schiera con gli studenti ma rinvia la decisione ai singoli atenei

19/09/2020
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Corriere della sera

di Luigi Ippolito, corrispondente da Londra

Anche il governo si è schierato al fianco degli studenti che chiedono un rimborso almeno parziale delle tasse universitarie: perché l’anno accademico che sta per partire in Gran Bretagna è stravolto dal Covid e quasi tutta la didattica si svolgerà online. Perché pagare 9.250 sterline (oltre 10 mila euro, a tanto ammonta il costo) per fare una chiamata su Zoom dalla propria stanza? E’ per questo che gli studenti hanno lanciato una petizione, che ha raccolto oltre 350 mila firme, per chiedere di riavere indietro almeno una parte di quei soldi: e ora il governo dice che le università dovranno tenerne conto, anche se spetta a loro decidere sugli eventuali rimborsi. Per gli studenti in Gran Bretagna si prospetta un anno gramo, dopo che già quello passato è stato azzoppato da una raffica di scioperi dei docenti e dall’interruzione delle lezioni a marzo. Cambridge ha annunciato che la didattica sarà online per tutto l’anno, anche se i tutorial (le lezioni individuali che, come a Oxford, fanno la differenza rispetto alle università «comuni») saranno mantenuti dal vivo. Ma allo University College London (Ucl) e al King’s College, i più grandi atenei londinesi, tutto – lezioni e seminari - sarà a distanza almeno fino a Natale: e non si esclude che si resti su questo binario fino all’estate prossima. Una decisione, questa, già presa da City, la business university della capitale: e sia a Ucl che al King’s hanno già cancellato gli esami dell’anno prossimo, sostituiti da tesine scritte da preparare a casa.

Università smaterializzate su misura degli studenti asiatici

Il danno economico non riguarda soltanto le già esorbitanti tasse universitarie. In Gran Bretagna la maggioranza degli studenti va a studiare lontano da casa: e in tanti avevano già firmato i contratti per alloggi che ora si rivelano inutili, visto che non c’è più la necessità di essere al campus di persona. Ma è tutta la ricca esperienza legata alla vita universitaria che viene meno. A partire dalla fresher’s week, la settimana inaugurale che è un tradizionale rito di passaggio a base di alcol e sesso: tutti questi eventi quest’anno sono stati cancellati. Allo stesso modo non apriranno le porte le miriadi di societies, i club nei quali gli studenti coltivano i propri hobby e interessi, dalla politica alle torte al cioccolato. Insomma, le mitiche università britanniche non saranno più le stesse. Forse per sempre: alcune, come Durham, già pensano a istituire corsi di laurea interamente a distanza. E il motivo per cui stanno privilegiando la modalità online è dovuto anche alla massiccia presenza di studenti stranieri (a Ucl, per fare un esempio, sono il 55 per cento). Con l’esplosione della pandemia tanti di questi giovani internazionali non volevano o non potevano più spostarsi dai loro Paesi d’origine: ma piuttosto che affrontare una raffica di disdette, che avrebbe scavato un buco nelle loro finanze, le università si sono «smaterializzate». Così si può continuare a «frequentare», anche standosene a Shenzhen o a Mumbai. Per chi sta in Gran Bretagna, però, si inaugura un anno accademico a dir poco surreale.