FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3952163
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Le intese dimezzate i prof restano statali

Le intese dimezzate i prof restano statali

A passare è la linea dei Cinque Stelle. I professori, i presidi e il resto del personale, non finiranno alle dipendenze delle Regioni ma resteranno in capo al ministero dell'Istruzione.

20/07/2019
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

La coperta è corta. Da qualsiasi parte la si tiri, qualcuno è destinato a rimanere scontento. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa di tutto per ricucire la maggioranza di governo sull'autonomia. Ma l'accordo trovato durante il vertice politico di ieri ha fatto gridare al tradimento i governatori di Veneto e Lombardia Luca Zaia e Attilio Fontana. Dopo la crisi sfiorata nemmeno 24 ore fa, Conte, assente Matteo Salvini, ha riunito tutti ministri a Palazzo Chigi per provare a sciogliere i nodi delle intese con le tre Regioni che hanno chiesto di poter ottenere un'autonomia differenziata. Nemmeno il tempo di iniziare il vertice, che dalle austere sale della presidenza del Consiglio è subito trapelato che una delle questioni più spinose sul tavolo, quella della scuola, è stata risolta. A passare è la linea dei Cinque Stelle. I professori, i presidi e il resto del personale, non finiranno alle dipendenze delle Regioni ma resteranno in capo al ministero dell'Istruzione. Saltano anche i concorsi regionali e le cosiddette gabbie salariali, la possibilità per Veneto e Lombardia di riconoscere stipendi più elevati per i docenti che lavorano nel loro territorio. L'unica concessione che viene fatta ai governatori, è quella di poter allungare l'obbligo di permanenza nella Regione dopo l'ottenimento della cattedra (oggi fissato a 5 anni). Per Conte si tratta di «passi avanti significativi». Non solo, per lui, a questo punto, si può chiudere in fretta, al prossimo consiglio dei ministri. I governatori, aggiunge ancora Conte, «non possono avere tutto». Del resto, spiega, si tratta di un «negoziato». Il colpo assestato al progetto spacca-Italia di Zaia e Fontana è duro. Quasi letale. È vero che la questione delle risorse finanziarie ieri è stata di nuovo rinviata per l'assenza del ministro Giovanni Tria e perché sul punto un accordo ancora non c'è. Ma è altrettanto vero che con lo stralcio dell'articolo 12 dai testi delle intese, quello che riguarda il trasferimento del personale scolastico, il passaggio di risorse dallo Stato alle Regioni ne esce pesantemente penalizzato.
I CONTEGGILa funzione «Istruzione», secondo le tabelle pubblicate dal ministero per gli Affari Regionali, vale per la Lombardia circa 5 miliardi di euro e per il Veneto quasi 3 miliardi. Se l'obiettivo dei governatori è ottenere una fetta di Irpef o di Iva da parte dello Stato per finanziare le funzioni trasferite, senza il personale della scuola la fetta si assottiglia molto. E con lei anche il surplus fiscale che grazie ai meccanismi finanziari delle intese le Regioni vorrebbero trattenere sui loro territori. I governatori questo lo sanno bene. E in fatti non sono rimasti in silenzio. Subito dopo la fine della riunione, hanno alzato la voce. «Ci sentiamo presi in giro», ha detto Luca Zaia. «La misura è colma», ha aggiunto, e sulla scuola «i grillini hanno venduto la pelle dell'orso prima di averlo catturato. Decideremo noi», ha poi sottolineato, «se firmare o no» l'intesa che ci sottoporranno. Sulla stessa linea anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana. «Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell'esito del vertice di oggi sull'Autonomia», ha detto. «Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l'intesa». 
IL DISACCORDOZaia ha poi anche rivelato che al consiglio dei ministri non tutti erano d'accordo sullo stralcio delle norme sulla scuola. Ma dalla pattuglia di governo leghista sono arrivati pochi commenti, se non l'irritazione per la fuga in avanti dei Ciquestelle. Da Palazzo Chigi hanno fatto notare che durante la riunione i ministri leghisti Erika Stefani (Affari Regionali) e Marco Bussetti (Istruzione) hanno ringraziato Conte per il risultato raggiunto. Dunque se i governatori vogliono sparare al alzo zero, nel mirino devono mettere anche i loro ministri. L'unica cosa che ha aggiunto la Stefani è che il progetto funziona «solo se c'è l'autonomia finanziaria». Èquesto l'altro grande nodo da sciogliere. Il Movimento pretende che nelle intese venga inserito un fondo di perequazione in modo da destinare gli extra gettiti che maturano in Veneto e Lombardia alle Regioni del Sud. Il governatori sono ostinatamente contrari a questo meccanismo solidaristico. Il Tesoro sta provando a cercare una mediazione, lasciando in vita un fondo di perequazione ma da alimentare solo con una parte ridotta delle risorse. Ma senza la scuola anche il fondo rischia di essere un salvadanaio vuoto.
Andrea Bassi