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La Stampa-Statali privilegiati con salari generosi

'ECONOMISTA DI FORZA ITALIA: L'ACCORDO DI FEBBRAIO E' BUONO, PURE TROPPO "Statali privilegiati con salari generosi" Brunetta: chi è esposto al mercato sta peggio "Per i privati l'aumento base s...

02/09/2002
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La Stampa

'ECONOMISTA DI FORZA ITALIA: L'ACCORDO DI FEBBRAIO E' BUONO, PURE TROPPO
"Statali privilegiati con salari generosi"
Brunetta: chi è esposto al mercato sta peggio "Per i privati l'aumento base sarà del 3,3%"

FINO ad ora, e sicuramente per tutti gli anni `90, i dipendenti pubblici sono stati dei privilegiati". Alla vigilia di una delicata contrattazione che riguarda tre milioni e mezzo di lavoratori (tutti maggiorenni e quindi elettori), va riconosciuto che l'economista ed europarlamentare di Forza Italia Renato Brunetta non ha la benché minima intenzione di rifugiarsi dietro frasi di rito o posizioni attendiste.

Professore, un'affermazione politicamente scorretta.

"Ma è la verità. Lo Stato è il datore di lavoro più generoso. I dipendenti non si possono lamentare".

Fuori le prove.

"Il pubblico impiego non è esposto alla concorrenza. Non ha avuto a che fare con i licenziamenti di massa o con la cassa integrazione. Sorte toccata più volte invece ai dipendenti dei privati. I salari sono stati più alti dell'inflazione reale. Gli statali hanno fatto da leader nei salari. In Italia hanno preso il posto che invece, secondo le regole del mercato del lavoro, dovevano ricoprire i lavoratori esposti alla concorrenza e con maggiore crescita di produttività".

Non basta. Per documentare il privilegio occorrono i numeri.

"Partiamo dagli anni Novanta. Se guardiamo tutto il decennio si vede che nel pubblico impiego le retribuzioni di fatto non solo sono state superiori all'inflazione programmata ma addirittura migliori di quella effettiva. E l'occhio di riguardo non è scomparso quest'anno. L'intesa firmata a febbraio è ottima. C'è tutto il recupero sul costo della vita del biennio precedente, c'è l'inflazione programmata e c'è anche un punto percentuale per il miglioramento della produttività, ancora da dimostrare. Non possono chiedere nuovi conguagli, fuori dalle regole. Un contratto davvero buono, forse troppo. I metalmeccanici non sono stati trattati così bene".

Quindi l'adeguamento sull'inflazione programmata all'1,4% basta e avanza. I sindacati lo vedono come un sacrificio, o peggio, un decurtamento sul costo della vita?

"Abbiamo applicato alla lettera gli accordi del luglio `93, firmato da tutti. Cosa vogliono di più?".

L'avvocato di Cgil, Cisl e Uil, contesterebbe: "L'inflazione programmata così bassa è fuori dal mondo".

"Il dato programmato nel 2003 è dell'1,4 %. La reale sarà, secondo tutte le previsioni dei maggiori rilevatori internazionali, dell'1,7%. Nel 2004 la programmata è all'1,3% mentre l'attesa sarà all'1,5%. Lo scarto è tra il 15 e il 20%. Di certo è minore rispetto alle cifre fornite dai governi di centrosinistra, quando la differenza tra programmi e realtà è stata in media tra il 25 e il 30%".

I sindacati chiedono comunque di più.

"Allora vogliono cambiare le regole di questi ultimi dieci anni. Vogliono cambiare registro. A me può andare anche bene, ma il ritorno alla scala mobile, come qualcuno sta chiedendo, proprio no. Un problema di adeguamento dell'inflazione in Italia non esiste, semmai c'è un'inefficiente redistribuzione del reddito. E allora togliamo peso ai contratti nazionali e favoriamo gli accordi di secondo livello dove si ragiona sulla redditività. In questo modo si vedrà che i salari aumenteranno davvero. Ma al dipendente dello Stato non conviene".

Oltre al pubblico impiego ci sono da affrontare tanti altri nuovi contratti. Per i dipendenti privati "meno privilegiati" si può partire da cifre superiori all'inflazione programmata?

"Nei settori esposti alla concorrenza faranno da calmiere i dati della produzione che sono poco brillanti. Ma è tutto previsto sempre nell'accordo di 9 anni fa. La base di partenza sarà un adeguamento del 3,2-3,3%. Ovvero 1,4 e 1,3% di inflazione programmata per il biennio 2003-2004 più uno 0,6 di conguaglio. Non vedo grossi problemi. Il prossimo anno l'inflazione sarà più contenuta. Decurtata sicuramente di un buon 0,6% portato dall'introduzione dell'euro. Un fenomeno che non si ripeterà più. I conti torneranno, come sempre".


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