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La Stampa-Scuola, sì ai tagli ma dimezzati

MORATTI: "È LA PROVA DELL'IMPEGNO DEL GOVERNO PER L'ISTRUZIONE" Scuola, sì ai tagli ma dimezzati I sacrifici riguardano supplenze brevi e cattedre d'inglese Giacomo Galeazzi ROMA ...

28/11/2004
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La Stampa

MORATTI: "È LA PROVA DELL'IMPEGNO DEL GOVERNO PER L'ISTRUZIONE"

Scuola, sì ai tagli ma dimezzati

I sacrifici riguardano supplenze brevi e cattedre d'inglese

Giacomo Galeazzi
ROMA
Alla fine del lungo braccio di ferro in Consiglio dei ministri la scuola riduce le perdite: i 600 milioni di euro di tagli previsti sono stati dimezzati. "La prova che questo governo e questa maggioranza ritengono l'investimento nel settore dell'istruzione, dell'università e della ricerca un impegno strategico per il Paese", sottolinea il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti. Una decisione che le ha consentito di dare il via libera all'emendamento.
"Non ci sarà il blocco del turn over nella scuola, né la riduzione della consistenza numerica del personale - assicurano al dicastero di viale Trastevere -. Riguardo all'università, poi, è escluso lo stop alle assunzioni e sono previsti 300 milioni di euro aggiuntivi nel 2005, 300 nel 2006 e altrettanti nel 2007 per il finanziamento del fondo ordinario (Ffo) degli atenei". Verrà istituito, inoltre, un fondo rotativo di 6 miliardi di euro per gli investimenti delle imprese, in ricerca e innovazione.
Malgrado i malumori (in parte) rientrati, per l'istruzione si annuncia un anno difficile. "Le conseguenze saranno l'abbassamento della qualità dell'insegnamento e la precarizzazione ulteriore dei docenti - protestano i sindacati in vista della presentazione dell'emendamento domani al Senato - a causa degli accorpamenti avremo classi più numerose e delle centomila cattedre italiane una percentuale crescente verrà coperta solo con le nomine annuali dei precari in graduatoria. E ciò a discapito delle immissioni in ruolo e della stabilità del rapporto insegnante-studente". Oltre ai 14 mila "prof" in meno, a preoccupare sono i tagli alla tabella A, ossia alla voce di bilancio in cui figurano le risorse a disposizione del governo per finanziare interventi "ad hoc" come la lotta alla dispersione scolastica o i progetti sulle lingue straniere. Rispetto al passato, quindi, meno fondi "extra" potranno essere destinati all'istruzione per sopperire a particolari problemi di finanziamento della didattica. Che il clima sarebbe stato rovente si era capito già alla vigilia del Consiglio dei ministri di venerdì. Non erano piaciute per niente alla ministro le indiscrezioni sulla bozza del maxiemendamento fiscale che annunciavano un taglio del 2% agli organici della scuola in un biennio. Notizie trapelate giovedì mentre Letizia Moratti era impegnata a Bruxelles a discutere di competitività. Già a metà novembre erano circolate le stesse voci e anche allora si era gettata acqua sul fuoco: un colloquio con il collega Siniscalco aveva rasserenato la Moratti.
Stavolta il risultato portato a casa è stato la conferma degli organici, sia pure rinunciando alle supplenze brevi (quelle inferiori ai 15 giorni) e utilizzando per l'insegnamento dell'inglese i docenti che già lavorano negli istituti. Una soluzione che consentirà di risparmiare almeno 300 milioni di euro (90 milioni dalle supplenze nel primo anno e poi cifre superiori nel secondo e terzo anno). Via libera, poi, all'esclusione del blocco del turn over per la scuola, 300 milioni di euro (al netto) per finanziare il Fondo di finanziamento ordinario delle università nel 2005 e altrettanti per ciascuno dei 2 anni successivi (il ministro ne aveva chiesti però il doppio), il sì alle assunzioni dei vincitori di concorso negli atenei e l'istituzione di un fondo rotatorio investimento ricerca e innovazione di 6 miliardi di euro. Il "bottino" di Letizia Moratti ha raccolto il gradimento dei rettori che ieri hanno reso merito alla tenacia e alla perseveranza del ministro annullando l'assemblea aperta della Crui messa in calendario il 1° dicembre proprio per denunciare la scarsità dei foni degli atenei. La partita-istruzione, comunque, non è chiusa. La riforma della scuola è "in itinere" (mancano i decreti attuativi del secondo ciclo e rimane controversa l'applicazione di quelli già varati), il provvedimento sullo stato giuridico dei docenti universitari è ancora in discussione in Parlamento tra aspre polemiche. Inoltre della carriera dei docenti si continua a discutere all'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) e la riforma degli ordinamenti didattici suscita molte perplessità. Il mondo della scuola resta, quindi, sul piede di guerra e dopo lo sciopero dei sindacati confederali, domani a Roma scenderà in piazza lo Snals. "Il grave attacco portato contro gli istituti e gli atenei per individuare le risorse necessarie a tagliare le tasse - spiegano i prof - ci obbliga a mobilitarci ancora a difesa dell'istruzione pubblica". Davanti a Montecitorio e al Senato i dirigenti nazionali, i segretari provinciali e regionali, i quadri territoriali e le rappresentanze sindacali unitarie elette nelle scuole manifesteranno la loro "ferma protesta" a nome dei 160mila iscritti. In tutte le scuole d'Italia, poi, riunioni sindacali di tre ore.


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