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La Stampa - al via la riforma

Al via la riforma Le mogli, come tutte le donne, hanno maggiore intuizione" ROMA Il governo ha ascoltato gli insegnanti e i sindacati, le famiglie e gli studenti, ha sondato l'opinione...

02/02/2002
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La Stampa

Al via la riforma
Le mogli, come tutte le donne, hanno maggiore intuizione"

ROMA

Il governo ha ascoltato gli insegnanti e i sindacati, le famiglie e gli studenti, ha sondato l'opinione pubblica attraverso l'Istat, ha tenuto gli Stati generali della scuola, e - alla fine - ha tirato fuori tutto l'impeto decisionista e, sulla riforma della scuola, ha chiesto una delega al Parlamento. Dunque si va avanti, secondo la linea Moratti e secondo gli intendimenti di Berlusconi. Ieri i due protagonisti - il ministro dell'Istruzione e il presidente del Consiglio - sono scesi in sala stampa a Palazzo Chigi per illustrare direttamente i contenuti della delega che durerà 24 mesi. Berlusconi era raggiante e stanco: "Non ho mai lavorato così tanto in vita mia". E' tornato sulle tre contestate "I" che finalmente hanno cittadinanza nella "sua scuola": informatica, impresa, inglese, e ha quindi raccontato del grande coinvolgimento emotivo dei ministri in questo processo di riforma: "Tutti hanno portato un po' a casa la discussione sulla riforma e sono tornati con i consigli delle mogli che, come tutte le donne, hanno maggiore capacità di intuizione". Secondo le parole del premier, questa "è una riforma di buon senso. Peraltro una riforma organica della scuola così, non ricordo che sia mai stata fatta in Italia da 70 anni a questa parte, dopo quella Gentile". Riferimento che gli si è subito ritorto contro, dato che Enzo Carra (Margherita) ha bollato come "megalomania" il richiamo al filosofo fascista. "La riforma - ha detto il ministro Moratti - prevede che i piani di studio contengano un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale, che rispecchi la cultura, le tradizioni e l'identità nazionale, e prevedano una quota riservata alle Regioni relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali". Il ministro ha illustrato quindi tutti i dettagli della riforma: l'anticipo delle materne e delle elementari, i bienni, il duplice canale istruzione-formazione, l'alternanza scuola lavoro. La riforma prevede che gli alunni seguano i corsi almeno per dodici anni. Premier e ministro hanno appena finito di parlare che già le redazioni dei giornali sono tempestate delle reazioni alla spettacolare conferenza stampa di Palazzo Chigi, animata da luci, tabelloni didascalici e flash. C'è una linea trasversale di proteste che riguarda soprattutto la delega: "Il ricorso alla delega dice tutto sull'impronta autoritaria di questo governo" lamenta Franco Giordano capogruppo di Rifondazione, e la sua doléance è condivisa largamente, perfino dal ccd Luca Volonté che tutto apprezza di questa riforma "ma non la delega". "Il parlamento è svuotato delle sue prerogative" è il commento dello Snals, "e l'opzione della delega contraddice la stessa scelta del governo per il dialogo" fa eco la Cisl: il risentimento per il metodo dunque è forte tra i docenti, considerando che questi due sindacati sono rispettivamente il più grande degli autonomi e il più grande in assoluto. Quanto agli altri sindacati la musica non cambia: la Uil-scuola ritiene che il coinvolgimento delle Regioni nei programmi scolastici genererà "un pasticcio" e la Gilda respinge l'ipotesi che la carriera degli insegnanti si misuri non sul loro lavoro ma sulle frequentazioni universitarie post-laurea. Le tanto evocate regioni, poi, hanno avuto reazioni differenti a seconda degli orientamenti ideali dei loro presidenti: il Veneto Galan non vede l'ora di far studiare storia e cultura veneta ai suoi amministrati, mentre il diessino Errani (Emilia Romagna) parla di "una controriforma che ripropone sperequazioni sociali e mette in pericolo la centralità della scuola pubblica". Quanto ai politici, molto critico l'ex ministro Berlinguer: "Bastava scrivere: sono cancellate le riforme dell'Ulivo e si torna a prima del 1962" commenta sconsolato, mentre qualcuno (soprattutto i Verdi) già pensa ad una manifestazione nazionale di protesta con gli studenti, ma solo quelli di sinistra.


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