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La Nuova Sardegna-Una scuola senza entusiasmo

Una scuola senza entusiasmo" Giulia, 17 anni, nuorese: si pensa soltanto a risparmiare "Come possiamo avere un dialogo con gli insegnanti se li cambiano ogni anno?" -...

14/09/2003
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Nuova Sardegna

Una scuola senza entusiasmo"
Giulia, 17 anni, nuorese: si pensa soltanto a risparmiare
"Come possiamo avere un dialogo con gli insegnanti se li cambiano ogni anno?"


NUORO. Dice Giulia Nieddu, 17 anni: "La scuola è ormai un mondo sconnesso". Le lenti a specchio le tengono fermi i capelli biondicci mentre racconta e parla del pianeta istruzione. "La mia sensazione è che più si va avanti con gli anni più si sta perdendo l'obiettivo principale: quello di formare alla vita". Non ha peli sulla lingua la studentessa, 2a B al liceo classico Asproni, in via Dante a Nuoro.
Stretta in una felpina leggera, Giulia ci tiene subito a precisare che lei non ha mai avuto alcun tipo di tessera partitica e mai si è iscritta a nessun movimento. Magari in futuro cambierà visione, ma per ora vuole esprimere solo le sue idee, "personalissime anche se come tutti anch'io simpatizzo per certi schieramenti e non per altri". E così la ragazza, col suo solito sorriso limpido, può benissimo picchiare fendenti a destra e a sinistra, non importa, per gli obbrobri di oggi ma anche per gli errori di ieri. Giulia, comunque, il suo carico di esperienza se lo porta, alle spalle: due anni fa è stata eletta tra i rappresentanti degli studenti dello storico istituto nuorese. Nel 2002-2003, poi, non si è voluta ricandidare. Ma per questo 2003-2004 ha intenzione di farlo di nuovo. Di certo tornerà in aula, a studiare come sempre, con l'apertura di lunedì prossimo.
"La scuola per me è come avere una casa propria" dice. "O meglio, vorrei che fosse così, ma così non è, purtroppo". Non si riferisce al caseggiato di via Dante, che conosce bene, dopo aver frequentato il ginnasio, nelle sue varie sedi provvisorie. Parla in generale, dell'universo scuola, Giulia. "È inutile che si faccia un gran chiasso se poi mancano le strutture". Gli edifici, in sostanza. A Nuoro come ovunque, in questa Italia del Terzo millennio. Impossibile creare atmosfere familiari se un anno si frequentano le lezioni in un locale allestito in fretta e furia e dove magari i riscaldamenti non sono dell'ultima generazione (sempre che i rubinetti dei bagni funzionino!). Avendo davanti solo una serie interminabile di incognite che pesano sui prossimi anni scolastici.
Gira e rigira, non a caso, il discorso torna su un punto cruciale: "La scuola di oggi si sta formalizzando all'estremo e sempre più somiglia ad una semplice azienda". Mancano i fondi per costruire istituti nuovi di zecca, mancano i fondi per ristrutturare quelli esistenti: l'unica parola d'ordine sembra essere "risparmio". Proprio come si fa in una qualsiasi impresa che punta tutto sulla voce "incassi". "Ma la scuola no, la scuola è fatta soprattutto di rapporti interpersonali" sogna agitando le mani Giulia Nieddu. "Un ragazzo delle superiori attraversa un periodo difficile e di estrema insicurezza. Abbiamo, dunque, bisogno di riferimenti fissi. E la scuola non lo è di certo. Basta pensare agli insegnati precari... come possiamo avere un dialogo con loro se oggi ci sono e domani no". Assicura, Giulia, che il suo preside è sempre presente e pur con tutti i contrasti e diversità di vedute "è molto bello parlare con lui così come con altri docenti che conosciamo da tempo".
Ma succede che la scuola pensata nei palazzi romani "tende sempre più a legarsi esclusivamente alla forma". Eppure la voce dei giovani è pronta a giurare "che l'alunno deve prima di tutto imparare a vivere, per questo è fondamentale il confronto sincero con i docenti". Ma anche per questi ultimi, in fondo, la scuola ideale è solamente un'utopia. Orari ristretti, programmi estesi, le uniche certezze: "Probabilmente anche ai docenti manca l'entusiasmo che cercano in noi". Tira aria di apatia, in fondo. "Anche gli insegnanti non hanno abbastanza spazio per potersi muovere liberamente". E la riforma Moratti non gli va mica incontro: "Prima di inventare nuove cose - sottolinea Giulia - bisogna ricostruire ciò che va a rotoli. Dove vogliamo andare a parare? In un modulo di studio di sei mesi? E allora chiudiamoci tutti in casa e studiamo via Internet, tanto... che bisogno c'è degli insegnanti e dei compagni di classe?"
L'ironia non manca alla giovane studentessa. Che si fa seria quando parla di ragazzi che hanno problemi economici in famiglia, tanto che trovano difficile anche comprarsi tutti i libri di testo, che costano un occhio della testa e cambiano di anno in anno. "E invece ora si vuole promuovere la scuola privata!". Solo perché un ministro, "che proviene da un'ambiente completamente diverso da quello della scuola", ha deciso così. Eppure, giura Giulia: "La scuola pubblica ha dato e sta ancora dando molto e mi dispiace che soccomba per mancanza di criterio".
Lei, quando uscirà dall'Asproni, tenterà la strada dell'archeologia subacquea, "ma gli scenari cambiano da un giorno all'altro e anche se ho le idee chiare su cosa fare non so dove lo potrò fare". Tra facoltà e corsi di laurea che propongono mille indirizzi diversi sulle solite vie intriccate del pianeta istruzione.


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