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La marcia dei seimila a Barbiana "Impegno per la scuola di tutti"

Nessuna bandiera, continua la voglia di esserci La marcia dei seimila a Barbiana "Impegno per la scuola di tutti" MAURIZIO BOLOGNI VICCHIO - Diciamo la verità, arrancano fisici assurdi avv...

20/05/2002
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Nessuna bandiera, continua la voglia di esserci
La marcia dei seimila a Barbiana "Impegno per la scuola di tutti"

MAURIZIO BOLOGNI

VICCHIO - Diciamo la verità, arrancano fisici assurdi avvolti in tshirt e zuava: le gobbette e le pancette sono fuorimisura. È il popolo assai poco allenato dei professori e dei topi di biblioteca che marcia sul sentiero di don Lorenzo, verso la scuola leggendaria, la chiesina e il cimitero dove è sepolto Milani. Marcia per dire no alla riforma Moratti della scuola. Magliette e scarpette da ginnastica, colori inusuali su facce emaciate, distrutte dalla stanchezza. Ormai funziona così, ogni domenica una faticata per il popolo intellettuale della sinistra: girotondi, cortei, marce, scampagnate, sbornie di podismo e ginnastica per chi si è mosso sempre poco. Ieri erano almeno seimila a manifestare senza bandiere di partito e con uno slogan: "Per la scuola di tutti e di ciascuno ripartiamo da Barbiana". A gruppetti, in ordine sparso, arrivati su venticinque pullman e centinaia di auto da tutte le parti d'Italia, hanno camminato da Ponte a Vicchio verso Barbiana sul sentiero accidentato di don Lorenzo, più di sei chilometri e un'ascensione di 300 metri sul livello del mare. E poi di nuovo giù, trascinando dietro le bottiglie d'acqua regalate ai punti di ristoro e mordendo un panino al prosciutto. Gran finale nel pratone: gospel, brani di don Milani letti dagli allievi e il saluto del sindaco di Vicchio Alessandro Bolognesi, che ha rivelato atti vandalici compiuti nella notte da chi ha rovesciato alcuni wc chimici, danneggiato cartelli stradali e tagliato quattro piccole querce sul percorso.
È una manifestazione di pochi discorsi, ma striscioni e cartelli sul pratone raccontano il senso dell'iniziativa. Sul palco le parole di don Milani tratte da Lettera a una professoressa: "Fai strada ai poveri senza farti strada". Un cartello invita a firmare contro la parità scolastica e i lenzuoli di Rifondazione scaldano gli animi: "Né Moratti né Berlinguer, un'altra scuola è possibile", "A scuola con letizia ma senza Moratti (né Berlinguer)". Berlinguer, inteso come Luigi, il diessino ex ministro della scuola, è l'unico politico di livello nazionale che si è fatto vedere alla marcia. Quelli di Rifondazione lo prendono di mira e in sua difesa scatta un umbro. È un battibecco serrato. I ragazzi di Rifondazione attaccano e rilanciano gli argomenti che alcuni ex allievi di don Milani avevano fatto propri alla vigilia dell'happening di ieri: "La Moratti sta spingendo agli estremi più negativi l'aziendalizzazione della scuola avviata da Berlinguer" dicono. Il compagno umbro non ci sta. Si allontana mentre nel pratone inizia la festa che chiude una giornata memorabile, dedicata all'esempio e alla memoria di don Lorenzo, morto giusto 35 anni fa.
"Un successo, un gran successo" esulta il segretario della Cgil Alessio Gramolati, che ha prestato la propria organizzazione all'evento. "Un fenomeno mai visto ed inaspettato - afferma Edoardo Martinelli, uno degli ultimi ex allievi di Don Milani - visto che a Barbiana i visitatori sono, in media, circa undicimila l'anno, ma questa giornata vale quasi come un anno. Un'affluenza che deve indurre molti a riflettere sul messaggio di don Milani contro una scuola classista e razzista". Gramolati: "Per manifestare questi valori sono arrivate comitive dal Veneto e dalla Puglia. E saremmo stati anche di più se la pioggia delle 8 di mattina e le nefaste previsioni meteorologiche non avessero scoraggiato parecchi".
Invece il tempo ha retto fino alla fine. E hanno retto, o quasi, i fisici dei professori. Solo un leggero malore sul sentiero e "vagonate" di persone stremate accompagnate per l'ultimo tratto dai bus navette fino al pratone, accanto ai giganteschi covoni di fieno. Poi, a piedi nudi sull'erba, sdraiati al sole. È a quel punto che qualcuno rompe il patto di non far sfilare bandiere se non i gonfaloni dei Comuni e i vessilli della Cgil. Francesco, un biondino che avrà tre anni, sventola un'immensa bandiera del partito della Rifondazione comunista. Nessuno, però, si arrabbia.


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