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L'UNità - Telecamere a scuola. Tempestano di e-mail il garante e strappano un primo risultato

13.02.2002 Telecamere a scuola. Tempestano di e-mail il garante e strappano un primo risultato di s.b. Partire dalla notizia? In questo caso è tutto più difficile. Perché lo "sfondo" di que...

14/02/2002
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l'Unità

13.02.2002
Telecamere a scuola. Tempestano di e-mail il garante e strappano un primo risultato
di s.b.

Partire dalla notizia? In questo caso è tutto più difficile. Perché lo "sfondo" di questa piccola storia è tutto virtuale. Ed anche perché la notizia è in realtà un comunicato. Una e-mail. Poche righe. Significative però: "Abbiamo avviato un formale procedimento di controllo..." e "speriamo di definirlo in breve tempo". Tradotto: l'autorità per la privacy - visto che il messaggio è firmato da Giovanni Buttarelli segretario generale di Rodotà, garante per la protezione dei dati personali - aprirà un'indagine e la aprirà in tempi brevi. Vuole sapere se le telecamere che la Moratti e la Questura hanno deciso di installare nelle scuole napoletane violino le leggi sulla riservatezza.
Ma forse, a ben vedere, la "notizia" non è neanche questa. Perché quella e-mail arriva in risposta ad una mobilitazione, inventata dal "movimento" napoletano. Che ha deciso, con uno Student Action Day, una strana forma di "pressione". Forse è anche qualcosa di più: loro lo chiamano mailbombing. Funziona così: si va sul sito di una controparte, in questo caso quello del MInistero dell'Istruzione e quello del Garante per la privacy, e lo si "bombarda" di messaggi. Cento, mille, diecimila. Fino ad ingolfarlo. Una pratica - va detto subito - che molti considerano illegale anche se non c'è una vera e propria giurisprudenza in materia. Un'azione, ancora, che al di là delle legge, ha diviso e divide profondamente le associazioni "militanti" telematiche. C'è - ma non sono tanti - chi considera la pratica del mailbombing alla stregua di un corteo violento. E c'è chi, invece, lo considera niente di più, niente di meno che un gesto simbolico: il server del sito può impiegare massimo mezz'ora a ripulire le proprie caselle di posta.
Comunque sia il "movimento" - l'esatta dizione è: "la rete campana studenti in movimento " - ha scelto questa forma di lotta. Niente di misterioso o di clandestino: l'ha scritto addirittura in un comunicato. Per dire che chi rifiutava la controriforma della Moratti e chi s'opponeva alla installazione delle telecamere nelle scuole, doveva inondare di messaggi i siti del ministrero e quello della Privacy. Una disobbedienza telematica, dichiarata alla luce del sole. O, per dirla con Francesco Caruso, portavoce della Rete No Global napoletana, quei messaggi, quelle migliaia di messaggi, "equivalevano a mettere la X sulla casella 'nego il mio consenso al trattamento dei dati personali', come prevede la legge sulla privacy".
Ma forse c'è di più (che ci riporta alla domanda iniziale: qual è la "notizia" in un caso come questo?): perché a ben vedere, si sta parlando della prima volta, nella brevissima storia delle iniziative on line, che la mobilitazione virtuale paga. Forse una mail di risposta non si può definire un successo, certo si tratta ancora solo di impegni. Comunque a scanso di equivoci, il dottor Buttarelli rispondendo ai tanti che gli hanno invaso il sito scrive così: "L'ufficio prende atto anche delle vostre segnalazioni e vi invita a soprassedere dall'ulteriore invio di messaggi... informandovi che il caso verrà preso in esame". Dal ministero, invece, nulla. Nessuna risposta. E dire che sulla Home Page del ministero c'è una casella con questo logo: "scrivici, le tue opinioni ci servono".

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