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L'Unità-Intervista a Enrico Panini

ROMA - "Se il governo avesse dedicato alla scuola un decimo del tempo che ha usato per il campionato, avremmo abbondantemente risolto tutti i problemi della scuola. Invece il governo Berlusconi sta di...

28/08/2003
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l'Unità

ROMA - "Se il governo avesse dedicato alla scuola un decimo del tempo che ha usato per il campionato, avremmo abbondantemente risolto tutti i problemi della scuola. Invece il governo Berlusconi sta distruggendo l'istruzione pubblica in Italia, considerando da un lato l'istruzione un lusso e dall'altro il concetto di pubblico un inutile orpello".
A due settimane dall'inizio dell'anno scolastico Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil Scuola, fa il punto della situazione sull'istruzione pubblica nel nostro paese che, "nonostante il governo rimane di grande qualità perché gli insegnanti sono bravi e ne garantiscono ampiamente il funzionamento". Ma se il governo non risolverà il problema dei precari, tutti gli insegnanti saranno mobilitati, assieme a Cisl e Uil.

Panini, dopo un lungo silenzio la Moratti parla di un disegno di legge per risolvere il problema dei precari. Che ne pensa?
"Trovo scandaloso il silenzio, che anche questa dichiarazione conferma, sulle nomine in ruolo bloccate da due anni. Senza uno sblocco ogni discorso è campato in aria. Il governo ha rinunciato a trentamila nomine già decise dall'Ulivo e con l'aggravante che i posti vacanti sono migliaia e migliaia. L'intenzione della Moratti è chiara: vuole aumentare il numero di lavoratori precari per avere un serbatoio, una riserva dalla quale attingere per ovviare ai tagli che le varie finanziarie le hanno imposto e le imporranno".

Ma come si potrebbe risolvere la situazione?
"La madre di tutte le sciagure è stata la decisione, presa con un decreto nel luglio 2001 da una Moratti appena insediata al ministero, di riunire le graduatorie di precari e diplomati alle scuole di specializzazione, mettendo assieme persone con storie diverse. Su quel decreto pende un nostro ricorso davanti alla Corte costituzionale. Per risolvere il problema noi poniamo quattro discriminanti. Il governo deve per prima cosa stabilire quanti posti per immissioni in ruolo, in secondo luogo che si attiverà a meccanismi di reclutamento pubbliche e non a chiamata nominale. Per terzo, trovare soluzioni che, anziché dividere precari e 'sissini', riconoscano i diritti di tutti e per ultimo dare risposte alla preoccupante situazione che riguarda gli insegnanti per i bambini disabili. Su queste basi noi abbiamo chiesto un incontro urgente al governo, senza avere risposta".

I precari vi chiedono di mobilitarvi. Cosa rispondete?
"Alla vigilia della manifestazione di martedì, noi, la Cisl e la Uil abbiamo reso noto che in assenza di risposte e impegni da parte del governo prepareremo iniziative di mobilitazione con l'inizio dell'anno scolastico".

E intanto la riforma Moratti parte con nessuna copertura finanziaria, e sono in forse i tanto sbandierati (anche ieri in conferenza stampa) corsi di Internet e di inglese.
"Io non parlerei di riforma, ma di legge Moratti. Io attribuisco alla parola riforma un significato positivo che cozza con la diminuzione del numero di ragazzi che accedono ai servizi, grazie all'abolizione dell'innalzamento dell'obbligo scolastico. Si tratta di una legge funzionale alla scelta di precarizzazione dell'intero comparto scolastico. Quando si riducono il numero di ore e il numero di insegnamenti e quando le altre attività diventano ancelle delle poche che sono considerate importanti, è evidente che tutto questo ha ricadute sul numero degli addetti e sul funzionamento della scuola. In più lo spettro della 'scuola-azienda' si avvicina. Già nel marzo del 2002 la maggioranza aspirava a sostituire i Consigli di istituto con un organismo dal nome molto eloquente: Consiglio di amministrazione, esattamente come si ritrova nei documenti sulla scuola presentati da Confindustria".

L'anno scolastico incomincia sulla scorta dei pesanti tagli ai fondi per la scuola, la legge Moratti potrà partire comunque?
"Il ministro dell'Istruzione è completamente isolato nel governo. Tutto quello che riesce ad ottenere sono i tagli di risorse che impone Tremonti. Entro novanta giorni dall'approvazione della legge Moratti, avvenuta nell'aprile scorso, il governo doveva predisporre un piano finanziario per coprire i vari capitoli previsti. La scadenza era dunque luglio, ma il piano finanziario non ha varcato neanche la porta del Consiglio dei ministri. Ricordiamoci poi che nel dicembre 2001 la stessa Moratti annunciava investimenti nella scuola variabili fra i 15 e i 19 mila miliardi di vecchie lire. La verità è che non ci sono risorse e che Tremonti ha chiuso i rubinetti. La legge Moratti sarà interamente autofinanziata tramite riduzioni d'organico, danneggiando gravemente la qualità dell'istruzione pubblica".

Che scuola troveranno fra due settimane i ragazzi e le loro famiglie? Il caos si può evitare?
"Prima di affibbiare una etichetta mi interessa descrivere quello che succederà. I ragazzi e le loro famiglie dovranno fare i conti con una riduzione di 12 mila e cinquecento insegnanti previsti dalla finanziaria 2002, che ha anche fissato in 34 mila e cinquecento il numero di insegnanti in meno nel giro di tre anni. In più, e queste persone non vanno dimenticate, nelle scuole ci mancheranno anche alcune migliaia di ausiliari tecnici amministrativi. In più il governo è intervenuto con una serie di norme che per ridurre il numero di insegnanti cosiddetti di sostegno e per non garantire la continuità dell'insegnamento negli istituti secondari".

Insomma, il quadro è molto grave. A questo va poi aggiunto il cosiddetto 'caroscuola' che inciderà pesantemente sulle famiglie.
"La scuola sarà più cara e anche su questo il governo non ha fatto niente. Le famiglie dovranno sborsare cifre molto alte e in cambio avranno meno servizi e meno insegnamenti".

E la sperimentazione alle scuole elementari?
"Come al solito è propaganda. Il problema è che l'attuazione della sperimentazione è illegittima ed il testo è già stato bocciato dal Consiglio universitario nazionale. La legge Moratti infatti non prevedeva questa possibilità e per il ministero ha aggirato il Parlamento predisponendo un decreto amministrativo direttamente applicabile dalle singole scuole".


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