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L'Ocse all'Italia: accelerare sulle Ict a scuola

Il Piano per digitalizzare le scuole avanza troppo lentamente. Solo 6 pc ogni 100 studenti. 15 anni di gap con la Gran Bretagna

07/03/2013
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Un computer ogni 15 studenti, alle elementari: circa uno per classe, o poco più. Alle medie un pc ogni 11 studenti. E uno ogni 8 ragazzi delle superiori. In un'aula su 5 delle scuole italiane è installata la Lim, la lavagna interattiva multimediale. Otto scuole su 10 sono connesse a Internet, ma solo metà delle classi hanno accesso alla rete. Se proprio bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno, si può pensare agli sforzi compiuti dal varo del piano «Scuola digitale», nel 2007, come a una precisa volontà di incrementare l'uso delle tecnologie e di internet nelle scuole italiane. Un piano, però, implementato di anno in anno con un budget limitato, circa 30 milioni di euro l'anno, ossia meno dello 0,1% della spesa pubblica per l’istruzione (vale dire quasi 5 euro per studente).

IL RAPPORTO OCSE - L'Italia, in realtà, deve accelerare e investire più risorse per diffondere le tecnologie digitali a scuola. Altrimenti, di questo passo, «sarebbero necessari altri 15 anni» per raggiungere, ad esempio, la Gran Bretagna «dove l'80% della classi può contare su strumenti didattici informatici e digitali». Lo ha detto il ministro Francesco Profumo, riportando il giudizio dell'Ocse, che ha consegnato al titolare del Miur il rapporto «Review of the Italian Strategy for Digital Schools», dopo aver studiato - da agosto 2012 - l'85% delle scuole di ogni ordine e grado del territorio. Un giudizio sollecitato dallo stesso ministro, per fare il punto sulla situazione e lasciare al governo che verrà indicazioni e suggerimenti per colmare il gap.

FATTORE TEMPO - La principale criticità è il fattore tempo. Bisogna fare di più e più in fretta, dice l'Ocse - per accelerare l'integrazione e la diffusione delle Ict nelle scuole. Il suggerimento degli esperti è di ricorrere a finanziamenti integrativi, da parte di Regioni, Fondazioni e scuole. Altro punto critico, la scarsità di risorse didattiche digitali a disposizione dei docenti, che deve essere superata «stimolando la produzione di contenuti digitali ad uso didattico, curandone la qualità e favorendone la diffusione "open source"». Occorre anche «avviare una innovazione dal basso coinvolgendo gli insegnanti con iniziative ad hoc», quali corsi e incontri. Sarebbe di aiuto, inoltre, lo sviluppo di una piattaforma virtuale di scambio delle risorse digitali per insegnanti, la possibilità per le scuole di organizzare la formazione dei docenti in modo flessibile, l'istituzione di premi per gli insegnanti e fiere dedicate all'innovazione nonchè la definizione di obiettivi e criteri di valutazione dei risultati.

PUNTI DI FORZA - Promosse invece le procedure d'acquisto delle Lim, dei pc e dei computer portatili: direttamente sul mercato, per contenere i costi, e organizzando gruppi di acquisto temporanei di scuole. Bene anche la strategia di partire «dal basso»: le scuole sono invitate a presentare volontariamente domanda e in seguito acquistano direttamente le dotazioni tecnologiche: un modo per evitare che le attrezzature finiscano inutilizzate, una volta entrate in classe.

DOMANDA DI TECNOLOGIA - «Questa analisi mette in evidenza un dato: che l'investimento nel processo di digitalizzazione nella scuola è troppo limitato», ha detto Profumo rilevando che «da parte degli studenti c'è una continua domanda di tecnologia». Ricordando il successo delle iscrizioni a scuola on line, tramite il sito del ministero, il ministro ha osservato che la scuola dovrebbe innanzitutto garantire «le grandi infrastrutture» e che sarebbe naturale «che gli studenti si portassero in classe il Pc o il tablet, come una volta si portavano i libri».

LA SITUAZIONE - Secondo i dati dell'Osservatorio Tecnologico del ministero, aggiornati al 31 agosto 2012, nelle scuole italiane ci sono attualmente 13.650 dispositivi portatili (pc e tablet) in uso individuale agli studenti. Ma nel prossimo anno scolastico dovrebbero diventare 112.500, ha aggiunto il capo dipartimento, Giovanni Biondi. Le Lim (lavagne multimediali) attualmente installate sono 69.813, per una copertura del 21,6% delle aule scolastiche. Le aule connesse in rete sono circa il 54%, mentre l'82% circa delle scuole possiede una connessione internet. Inoltre, sono attive 416 Classi 2.0 (singolarmente dotate di connessione Internet, attrezzature digitali) e 14 Scuole 2.0.

IN EUROPA - Sul fronte dei cambiamenti suggeriti, l'Ocse si raccomanda di concentrare le risorse su Scuola 2.0 e interrompere l'iniziativa Classe 2.0, che avrebbe un impatto più limitato di un'azione condotta sull'intero sistema scuola. Attualmente, rileva ancora l'Ocse, a fronte di una media Ue del 37%, in Italia le «Scuole 2.0» sono appena il 6%, al di sotto anche di Spagna e Portogallo. E nel nostro paese c'è una media di 6 pc per ogni 100 studenti contro quella Ue di 16.

ACCORDI CON LE REGIONI - Per sviluppare il piano, il Ministero ha stipulato lo scorso settembre una serie di accordi con le Regioni, sulla base dei quali sono stati pubblicati avvisi pubblici che avranno termine il prossimo 11 marzo. Grazie a questa iniziativa, dal prossimo anno scolastico, saranno installate nelle scuole altre 4.200 lavagne interattive multimediali, attivate altre 2.600 Cl@ssi 2.0, 16 Scuole 2.0 e istituiti Centri Scolastici Digitali in 6 regioni. Complessivamente lo sviluppo del Piano Nazionale Scuola Digitale consentirà di avere nelle scuole 74.013 Lim, passando dal 21,6% al 23% delle aule coperte da questo nuovo strumento didattico. Allo stesso modo il totale delle Cl@ssi 2.0 salirà a 3mila e quello delle Scuole 2.0 a 30.

MERCATO ELETTRONICO - Durante l'incontro, a Roma, è stato anche illustrato il bando MePi (mercato elettronico della pubblica istruzione), frutto della collaborazione tra Miur e Consip, che consentirà l'abilitazione di fornitori che presenteranno «Soluzioni integrate per la Scuola Digitale», garantendo alle scuole più efficienti procedure di acquisto e segnando l'avvio definitivo del progetto Mercato elettronico della Pubblica Istruzione (MePI).


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