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L’immunologa “Rinviare non serve le classi sono sicure”

Antonella Viola: Basta seguire le regole in modo ferreo Ragazzi al banco sempre con la mascherina e i prof devono spiegare con le Fpp2

04/01/2021
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la Repubblica

Maria Novella De Luca

ROMA — «Le scuole devo essere riaperte. I dati dell’Istituto superiore di sanità hanno dimostrato che non sono un amplificatore dei contagi e se si seguono regole rigorose è possibile, anzi fondamentale, che i ragazzi tornino in classe. Utilizziamo ogni cautela: l’obbligo della mascherina, il distanziamento, gli orari sfalsati nelle entrate e nelle uscite, la sanificazione, i tamponi, ma riportiamo i nostri ragazzi sui banchi. Hanno già pagato abbastanza, in gioco c’è il loro futuro». Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, è netta: «Non serve a nulla rinviare l’inizio delle lezioni di una settimana, non si può risolvere in 7 giorni quello che non è stato fatto in mesi e mesi per cambiare il trasporto pubblico e mettere in sicurezza le scuole».

Ma con i bus sovraffollati, le aule senza il distanziamento giusto, far circolare migliaia di ragazzi, non porterà a un’impennata di contagi?

«No, se tutti si impegnano a seguire le regole in modo ferreo. Mi spiego.

Noi partiamo da un fallimento. Le regioni non si sono attrezzate per aumentare il trasporto pubblico, che è il vero un amplificatore dei contagi, insieme ai luoghi di lavoro e alla famiglia. All’inizio dell’anno poi sono stati fatti degli errori all’interno delle scuole stesse».

Quali errori?

«Ad esempio non imporre l’obbligo delle mascherine quando i ragazzi erano seduti al banco. Invece devono essere portate sempre negli ambienti chiusi. I prof, poi, dovrebbero indossare le “Fpp2” anche quando spiegano, ossia nel momento più rischioso per i contagi».

Ovunque però il problema del trasporto si è rivelato drammatico.

«Infatti ho parlato di un fallimento.

Ma possiamo arrenderci e lasciare a casa i nostri ragazzi? Spero che le regioni si attrezzino, ma intanto puntiamo agli orari differenziati, ai turni, alle settimane alternate».

E questo garantisce la sicurezza?

Alcuni suoi colleghi ritengono invece le scuole potenziali focolai.

«Non lo dico io ma l’Istituto superiore di sanità che ha analizzato la situazione dei contagi nelle scuole. Ci sono stati casi positivi ma nessun focolaio. Si parla di riaprire le piste da sci e dobbiamo tenere le scuole chiuse?».

Molti presidi affermano di non essere in grado di organizzare un rientro con le turnazioni necessarie per garantire la sicurezza.

«Lo capisco, scontiamo un enorme ritardo, forse si può cominciare in modo graduale. Ma l’importante è ripristinare la presenza in classe. Ci sono ragazzi che vivono in famiglie protette, hanno le tecnologie necessarie per seguire la didattica a distanza. E ragazzi in situazioni di degrado gravissime per i quali la scuola è l’unica ancora di salvezza».

Anche da parte di molti prof c’è una certa resistenza per paura dei contagi.

«La difesa è indossare la mascherina giusta, sempre. Lo fanno i medici in ospedale, gli infermieri a contatto con le persone malate. Possono farlo anche i prof che sono invece a contatto con ragazzi sani».

Insomma, quali sono le regole per tornare in classe?

«Mascherine. Turni per evitare l’affollamento dei bus e per il distanziamento nelle classi. Sanificazione delle aule e dei bagni. Tracciamento dei positivi. Certo che esiste un margine di rischio, ma è assai più rischioso per la loro salute psicofisica, lasciare una generazione di adolescenti senza le lezioni in presenza».


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