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Riforma, la Moratti ci riprova La Moratti ci riprova: dopo tre settimane di certosino lavoro per superare critiche e resistenze piovutele addosso anche dalla stessa maggioranza, ripresenterà ...

01/02/2002
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Riforma, la Moratti ci riprova

La Moratti ci riprova: dopo tre settimane di certosino lavoro per superare critiche e resistenze piovutele addosso anche dalla stessa maggioranza, ripresenterà domani (salvo sorprese dell'ultima ora) la "sua" riforma della scuola in Consiglio dei ministri. All'ordine del giorno, infatti, c'è il "disegno di legge sulla delega al governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale". A sottolineare l'importanza che il governo annette all'approvazione del provvedimento, c'è la notizia secondo cui sarebbe lo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ad illustrare l'articolato.
Il testo che sarà messo sul tavolo sarà molto diverso da quello iniziale proposto dalla commissione presieduta dal professor Giuseppe Bertagna, frutto di una estenuante mediazione che probabilmente proseguirà fino al momento di affrontare l'argomento in Consiglio dei ministri. Diversi i punti (e sono punti pesanti) sui quali restano margini di incertezza: la copertura finanziaria (sulla quale tuttavia sarebbe stata trovata una intesa con il ministro del Tesoro Tremonti); la delega alle Regioni in materia di formazione professionale ma, novità dell'ultima ora, anche, in parte, per la formulazione dei programmi.
Altra novità dell'ultima ora, emersa dal confronto di ieri con i partiti della maggioranza, riguarda i cicli biennali della scuola dell'obbligo. Per superare le resistenze di chi chiedeva di mantenere una netta separazione tra elementari e medie (cattoici e An)si è trovato un cervellotico compromesso che si può così riassumere (e poi cercheremo di spiegarlo): 1+2+2 - 2+1.
In pratica: si tenta così, sia di mantenere la netta separazione tra elementari e medie (5 anni e 3 anni), sia di salvare il sistema di valutazione biennale, saltando però quello a cavallo tra elementari e medie. Il ciclo elementare sarà suddiviso quindi in un primo anno più due bienni, con una valutazione finale al quinto anno. Mentre le medie saranno suddivise in un biennio e in un anno finale (con esame di stato) che completa il percorso disciplinare e sarà di collegamento con le superiori.
Comunque sia, la riforma sembra giunta al termine del percorso ad ostacoli che ha dovuto affrontare fin dall'inizio. I veti politici e di merito hanno avuto evidentemente il loro peso, tanto che si può dire che la Moratti, partita in sella ad un cavallo bianco, giunge all'arrivo inforcando un cavallo di tutt'altro colore.
Ma riassumiamo i principali punti del provvedimento, nella sua ultima versione circolata informalmente.
E' previsto il ricorso alla delega per la definizione delle norme generali sull'istruzione e delle risorse finanziarie, pari a circa 123 milioni di euro dal 2002 al 2004. La delega comprenderebbe anche i programmi ed i curricula di studio, che verrebbero quindi successivamente definiti per regolamento dal ministero.
Sulla controversa questione dell'età di ingresso alla scuola dell'infanzia e alle elementari, che ha suscitato un acceso dibattito, l'accordo prevede che l'ingresso facoltativo anticipato a due anni e mezzo e cinque anni e mezzo, previsto nel primo testo, diventi più graduale. L'ipotesi che sembra confermata prevede infatti che dall'anno scolastico 2002-2003 possano iscriversi al primo anno delle materne i bambini che compiono i 3 anni di età entro il 28 febbraio 2003 e possano iscriversi al primo anno delle elementari quelli che compiono 6 anni entro questa stessa data. Ulteriori anticipazioni dell'età di ingresso (al 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento) potranno quindi essere decise sulla base dei risultati dell'applicazione della legge stessa. Dunque, anticipo sì, ma graduale e sulla scorta dei risultati man mano valutati.
Sarebbe confermata anche l'alternanza scuola-lavoro dopo i 15 anni, con la possibilità di effettuare stage nelle imprese ma anche in enti del terzo settore. La formazione iniziale dei docenti inoltre (laurea specialistica e tirocinio biennale, per tutti i docenti) potrà prevedere stage all'estero.
Per superare uno dei punti maggiormente controversi - il trasferimento di competenze alle regioni per quanto attiene al capitolo della formazione professionale - il Governo giocherà la carta della 'concertazione', ovvero si impegnerà ad operare in stretto contatto con le Regioni stesse per definire modalità operative e risorse economiche. Anche ieri, infatti, Regioni, Comuni e Province hanno protestato per non essere stati coivolti. Ma, a rendere la polemica ancora più incandescente arrivano anche indiscrezioni (ritenute attendibili) secondo le quali il nuovo testo prevederebbe che una parte della competenza curriculare, quella cioè che permette di intervenire sui programmi scolastici, venga attribuita alle regioni. Una devolution che sta già provocando una levata di scudi.
Quanto ai bienni si è detto. Resta da aggiungere che anche il carattere valutativo dei bienni (con il via libera o il fermo per gli studenti alla fine di ogni biennio) potrebbe essere 'sterilizzato' (lasciando loro, quindi, solo una funzione di organizzazione della didattica) se tale modalità non dovesse risultare soddisfacente. In questo caso si potrebbe ritornare alla valutazione anno per anno.