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ItaliaOggi-Nuovi programmi solo indicativi

SPECIALE RIFORMA MORATTI/ Da quest'anno partono per materne, elementari e medie. Nuovi programmi solo indicativi Mancano i regolamenti attuativi e i docenti sono in difficoltà I...

06/10/2004
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ItaliaOggi

SPECIALE RIFORMA MORATTI/ Da quest'anno partono per materne, elementari e medie.

Nuovi programmi solo indicativi

Mancano i regolamenti attuativi e i docenti sono in difficoltà

I docenti sono alle prese da quest'anno con i nuovi programmi per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado. La legge Moratti prevedeva che fossero disciplinati in via regolamentare. Ma, in attesa dei regolamenti, il ministro ha affidato a un gruppo di tecnici di sua fiducia, di cui non ha comunicato i nomi, il compito di stilare le indicazioni nazionali, che poi ha allegato al decreto legislativo n. 59/2004. Si tratta, quindi, di documenti dalla natura giuridica incerta, in ogni caso provvisori. E questo è già un problema per chi è chiamato ad attuarli.
Il risultato di questo lavoro molto riservato sono tre testi con una struttura comune, un linguaggio omogeneo, in alcuni casi con frasi identiche. Il che dà un'immagine di forte omogeneità che è stata però percepita come astrusa, astratta dai docenti dei tre segmenti che costituiscono tre corpi professionali distinti per linguaggi e pensiero pedagogico.

E il risultato non è stato condiviso dalle associazioni professionali e i gruppi accademici delle varie discipline, i fisici, gli storici e i geografi.

A metà luglio anche il Cnpi (Consiglio nazionale della pubblica istruzione) ha dato un parere negativo. L'incidente più clamoroso si è verificato sullo studio di Darwin, che ha messo a nudo sia questa scarsa propensione al confronto come impostazione politica sia la debolezza di dare ufficialità a una sola opzione pedagogica, secondo la quale la scienza è fiaba da piccoli e metodo solo a partire da una certa età.

Quindi le indicazioni sono non solo di incerta natura giuridica ma anche di debole legittimazione.

Le difficoltà

Come far passare il cammello nella cruna dell'ago, così è più facile varare in parlamento una nuova struttura della scuola, che introdurre nuovi programmi.

Per farlo occorrono tempi lunghi e molte iniziative, perché vuol dire cambiare i comportamenti dei docenti, non solo i contenuti da trasmettere agli studenti, ma anche le pratiche didattiche. A meno che i nuovi programmi non siano un'estensione delle migliori pratiche realizzate dai docenti, siano in continuità con le esperienze in atto.

Invece non sono state avviate sistematiche iniziative di formazione per mettere i docenti in condizione di capirne il senso e utilizzarle nella pratica quotidiana.

L'introduzione dei programmi dell'elementare del 1985 sono stati accompagnati da un piano pluriennale di aggiornamento.

Si potrebbe obiettare che non vale la pena spendere soldi in piani di formazione su indicazioni nazionali provvisorie.

Le indicazioni elencano, per ogni anno o biennio dei vari segmenti di scuola, gli Obiettivi specifici di apprendimento (Osa) per ogni anno o biennio di corso e le istruzioni per creare con essi il Piano di studio personalizzato (Psp) dell'anno di corso.

non più curricoli

Gli obiettivi specifici sono definiti 'livelli essenziali di prestazioni' cui le scuole sono tenute per garantire il diritto all'istruzione.

Un modo improprio per dire che sono obbligatori. I livelli essenziali di prestazione infatti potrebbero riguardare i servizi che ogni scuola autonoma deve assicurare, per esempio il numero massimo e minimo di alunni per classe, i servizi per gli handicappati, il numero minimo di ore di lezione, la durata minima dell'anno scolastico e così via.

Gli obiettivi di apprendimento riguardano gli studenti.

Il profilo educativo

Oltre alle indicazioni esiste un quarto documento, profilo educativo, culturale e professionale, che descrive quel che un ragazzo di 14 anni alla fine del primo ciclo dovrebbe sapere e fare per essere un uomo e un cittadino.

Stupisce l'aspetto professionale del profilo, dal momento che il primo ciclo non ha fini professionalizzanti ma orientativi.

Il documento dovrebbe fare da sfondo all'insieme degli Obiettivi specifici di apprendimento, ma è espresso in termini di competenze quasi mai verificabili, per cui è arduo poter stabilire che l'aver raggiunto certi Osa comporti il possesso di una competenza.

Le Indicazioni per i docenti

Il consiglio di classe o il docente, a seconda dell'argomento, progetta singole unità di apprendimento per la classe o per gruppi di alunni o anche per singoli allievi.

Punto critico dell'operazione è come il docente o il consiglio di classe definisca l'obiettivo formativo delle singole Ua. Le indicazioni non dicono che cosa sia l'obiettivo formativo ma che cosa si ottiene combinando tre elementi (caratteristiche degli studenti, obiettivi specifici, profilo culturale) e tenendo presente il criterio di utilizzare il maggior numero possibile di Osa. Il che sembra contraddire l'obbligatorietà degli Osa.

Questa incertezza non è secondaria. Il consiglio di classe prende a riferimento o gli obiettivi specifici (prescrittivi) o il profilo (esiti finali del primo ciclo) a seconda del grado di autonomia riconosciuto alla scuola nella definizione dei piani di studio.

Non entrambi, anche perché è ragionevole attendersi che chi ha definito gli obiettivi specifici abbia tenuto conto degli esiti finali descritti nel profilo. Inoltre, l'incertezza rende rischiosa la costruzione dei piani di studio.

Ogni anno, infatti, l'Istituto nazionale di valutazione effettuerà la valutazione sulle conoscenze e abilità degli studenti. Valutazione cui le scuole non possono sottrarsi. I risultati saranno pubblicati e condizioneranno le scelte delle famiglie.

Le incertezze

L'incertezza sull'obbligatorietà degli Osa deriva dal fatto che le indicazioni, anche se provvisorie, non chiariscono se gli Osa costituiscano, come prevede la legge n. 53/2003, il nucleo essenziale dei piani di studio per la quota nazionale, né indicano quale sia la quota regionale. Corollario è il rapporto fra indicazioni e regolamento dell'autonomia, che prevede che una quota del curricolo nazionale del 15% sia riservata alle scuole.

personalizzazione dei curricula

Altro aspetto: percorsi personalizzati differenziati per gli studenti anche negli obiettivi che si basano su attitudini. Ogni docente però avverte il contrasto fra il gran parlare di personalizzare percorsi, scelte delle famiglie, e le risorse che sono sempre più scarse.

I programmi esistenti

Gli orientamenti della scuola materna del '91, i programmi dell'elementare dell'85, quelli della media del '79, non essendo stati esplicitamente abrogati, continuano a essere i punti di riferimento dei docenti, indipendentemente dal giudizio che essi danno della riforma.

Il percorso per rendere definitivi i regolamenti con i nuovi programmi non è breve: prevede infatti i pareri del Consiglio di stato, delle commissioni parlamentari, del Cnpi. Solo alla fine gli attuali programmi saranno abrogati


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