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Immissioni in ruolo. Partire è un po’ morire? Gli ultimi saranno i primi (Matteo 20, 1 - 16).

Lettera

31/07/2015
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OrizzonteScuola

Carmelo Petralia - Scrivo per illustrare la questione che agita migliaia d’insegnanti e le loro famiglie nellacanicola estiva. Tutti sono posti di fronte ad una scelta: compilare la famosa domanda entro il 14 agosto e conquistare l'aggognato ruolo - a coronamento di anni o meglio decenni di sacrifici, varie lauree e abilitazioni, specializzazioni universitarie, eccetera - in una regione del nord esubito dopo preparare la valigia e partire con la notte nel cuore.

Oppure, rinunciare a fare la domanda, mandare in fumo lo studio e i sacrifici degli annipassati. Si tratta di uno strano trade off, direbbero gli economisti, poiché qualunque sial’opzione scelta, comunque, il docente (soprattutto se “anziano”) perde qualcosa; trasferirsia migliaia di chilometri da casa e distruggere la famiglia (sia quella tradizionale, per intenderci fondata sul matrimonio, oggi non molto cool, che quella di fatto balzata agli onori della cronaca negli ultimi giorni) o perdere il lavoro.

Dimenticavo, la scelta quest’anno va fatta in meno di quindici giorni. Ovviamente, nessuno si lamenta, tutti, oziosamente, tacciono. impigriti dal caldo.

V’è da chiedersi, se la vicenda si fosse verificata nel mondo dei privati, come avrebbero reagito l’opinione pubblica, i mass media e le forze sindacali di fronte alla più grande operazione di delocalizzazione (rectius: emigrazione forzata) della storia della Repubblica.

Quanto al sottotitolo biblico, è apparsa subito evidente l’irragionevolezza delle norme che prevedono le fasi cosiddette nazionali (i giuristi parlano in tal caso d’irrazionalità della disposizione ipotizzando la violazione degli artt. 3 e 97 della Costituzione).

Invero, pur risparmiandovi le citazioni dei vari commi della Legge sulla Buona Scuola (?) e tralasciandole fasi 0 e A (che al sud riguarderanno pochi eletti), è noto che le chance di assunzione della gran parte dei docenti del mezzogiorno si giocheranno nelle fasi B e C della procedura nazionale.

Sennonché, gli aspiranti insegnanti con punteggio più alto nelle graduatorie ad esaurimento (e quindi con maggiori titoli e anzianità di servizio) si stanno accorgendo solo adesso del “tiro mancino” che gli è stato giocato dalla “Buona Scuola”: loro a migliaia di chilometri da casa e gli ultimi della graduatoria non assunti in fase B e che, quindi, con ogni probabilità saranno chiamati nella fase C (a formare il fantomatico organico dell’autonomia), ad occupare i posti sotto casa.

Un esempio servirà a chiarire meglio il concetto. Tizio e Caio (entrambi siciliani) sono docenti della classe X. Il primo occupa la parte alta della graduatoria ad esaurimento; ilsecondo le ultime posizioni.

Ipotizziamo che dopo la fase A non vi siano più posti in Siciliao - fa lo stesso - che le poche cattedre residue siano state occupate dagli idonei dellagraduatoria del concorso. Numerosi sono, invece, i posti rimasti in Toscana. Ebbene, Tizio presenta la domanda e finisce in Toscana (fase B), mentre Caio, essendo fortunato (perché non troppo titolato, potremmo chiamarlo Gastone) viene convocato nella fase C e lavorerà sotto casa.

Mi chiedo a chi giova tutto ciò. Non ai docenti toscani che verranno pretermessi dagli insegnanti del sud con punteggi più alti e finiranno in altre regioni. Non ai siciliani più anziani e titolati che finiranno in Toscana lasciando mogli e figli mentre i più giovani avranno la cattedra sotto casa. Chi ha elaborato un meccanismo contorto (direi tipicamente italico) per il piano di assunzioni straordinario di Renzi?

Qualcuno, e non solo il presbitero appassionato al passo biblico che ho citato, a questo punto si starà chiedendo come evitare l’ingiustizia sopra evidenziata? In primo luogo, è auspicabile un rinvio del termine ferragostano per inviare le domande per partecipare alla fase nazionale.

Successivamente, sarà necessario inserire, in un decreto legge di prossima emanazione la previsione dell’accorpamento delle fasi B e C nazionali.

In altri termini, che cominci l’anno scolastico normalmente accelerando semmai il conferimento delle supplenze ad opera dei Provveditori.

Poi, con più calma, si conferiscano in un sol colpo i posti della fase B e quelli dell’organico dell’autonomia (fase C), in modo da consentire ai docenti di scegliere su un ventaglio di cattedre molto più ampio per evitare d’innescare la più grande ondata emigratoria della storia della Repubblica e l’ennesima valanga di ricorsi.


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