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Il Tirreno-Hanno aggirato la Costituzione

Hanno aggirato la Costituzione VITTORIO EMILIANI Il sostegno di una parte dell'elettorato...

03/09/2003
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Il Tirreno

Hanno aggirato la Costituzione
VITTORIO EMILIANI


Il sostegno di una parte dell'elettorato cattolico e forse della Chiesa stessa vacilla? Il governo Berlusconi vara il decreto con il quale assegna alle famiglie che iscriveranno i figli alle scuole private (medie e superiori), in prevalenza religiose, contributi per 1000 euro. Tutto ciò mentre sulla scuola statale soffiano venti di tempesta: aumentano gli alunni (più extracomunitari e più ragazzi che vanno alle superiori) e si riducono cattedre e insegnanti; un esercito di precari è in agitazione per i nuovi tagli; corre seri rischi il "tempo pieno" così utile alle famiglie.
La contraddizione appare stridente: politica della lesina per la scuola pubblica sicuramente "aperta a tutti" (articolo 34 della Costituzione) e aiuti a chi andrà a rimpolpare invece i numeri (in discesa) delle private. Oggi soltanto l'11,4 per cento degli studenti delle medie e delle superiori (992 mila in tutto) frequenta istituti paritari, religiosi e laici. Contro il 15 per cento circa di qualche anno fa. Istituti privati diffusi soprattutto in regioni ricche quali Lombardia e Veneto (e a Roma per ragioni confessionali "storiche") dal momento che le loro rette costano care. Quei mille euro dovrebbero infatti rappresentare circa un quarto delle rette attuali pagate dalle famiglie.
Con questo decreto viene definitivamente aggirata la norma della Costituzione repubblicana che consente l'apertura di scuole private "purché senza oneri per lo Stato". Ci fu battaglia alla Costituente sull'articolo 34. Prevalse un principio laico accettato, alla fine, pure dalla Dc che partito laico era. Essa in parte cercò di superarlo nel tempo (riuscendoci soltanto per le materne), in parte seppe resistere alle pur forti pressioni della Chiesa che, anche per il diradarsi delle vocazioni, ha visto andare sempre più in crisi i propri istituti scolastici. Basterà questo decreto del ministro Moratti ad arrestarne il declino? Probabilmente no. A meno che la scuola pubblica non venga fatta definitivamente precipitare. Però, intanto, il governo Berlusconi si crea presso le gerarchie ecclesiastiche e presso un certo ceto cattolico meriti elettorali ragguardevoli. Tuttavia, sull'altro piatto della bilancia politica, c'è lo scontento della grande maggioranza delle famiglie le quali vedono la scuola statale funzionare peggio, ridursi gli insegnanti, le cattedre e il "tempo pieno", complicarsi per ragioni di costo il cammino dei loro ragazzi verso l'Università. Tutto ciò nel Paese che presenta la minor quota di laureati di tutta Europa: appena il 6 per cento. È vero che alcune Regioni - l'Emilia-Romagna ma soprattutto la Lombardia - avevano già disposto in modo discusso e discutibile la erogazione di "bonus" significativi per le famiglie degli alunni scritti a scuole private.
Ma qui scende in campo direttamente il governo nazionale che, con il decreto Tremonti-Moratti, stanzia 30 milioni di euro l'anno per tre anni da assegnare a famiglie dal reddito medio-basso o basso che utilizzino il canale delle scuole private. Quindi, c'è un onere praticamente diretto per lo Stato il quale concorre in prima persona alle rette, quasi sempre salate, degli Istituti paritari. Senza che vi siano, oltretutto, criteri distintivi di sorta fra istituti privati validi e istituti mediocri e permissivi, a volte vere e proprie scuole per somari.
Francamente mi sembra che il ministro Letizia Moratti stia combinando parecchi deprimenti pasticci.


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