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Il testo è già migliorato ma ora si trovi il modo di assumere più precari”

Intervista a Cesare Damiano

19/05/2015
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la Repubblica

«Delle modifiche vanno fatte, a cominciare dall’assunzione di più precari». Cesare Damiano, ex sindacalista Fiom, presidente della commissione Lavoro della Camera, leader della sinistra dem, premette che la riforma della scuola la voterà. Però attacca: «Il governo ha il difetto di dire a ogni pie’ sospinto: “Noi non trattiamo”. Invece deve sapere ascoltare la piazza e i sindacati».

Damiano, la maggioranza e il governo tirano dritto sulla scuola, ma la riforma va cambiata?
«La riforma ha già subito cambiamenti in commissione».
Per la sinistra dem - che non ha partecipato al voto sul super preside - non sono sufficienti.
«Sulla scuola sta accadendo quello che si è visto sull’Italicum. L’emendamento di Fassina ha ottenuto 4 voti e la non partecipazione al voto di 32 deputati dem. Così per l’articolo 9. Ma c’è un’altra minoranza, che allora aveva appoggiato la fiducia sulla legge elettorale, e che ora ha votato “sì”».
Lei cosa ha fatto?
«Non ero in aula, ero in Campania a incontrare i lavoratori del settore energia di Napoli e Battipaglia. Comunque avrei votato a favore. È vero che il preside può scegliere l’insegnante, ma sulla base di un curriculum che corrisponda al piano formativo ».
Non teme discrezionalità e favoritismi?
«Può sempre capitare tutto. Ma il testo iniziale è stato cambiato e ora il collegio elabora il piano formativo che viene approvato con il voto dal consiglio di istituto. Il preside non assume e non licenzia».
Modifiche vanno fatte?
«Sì. Sui precari. Dovrebbero essere stabilizzati 160 mila precari in due anni. Ne mancano all’appello 60 mila. Dopo avere recuperato gli idonei, bisogna fare un ulteriore passo avanti. E l’altro cambiamento è sul 5 per mille. No a scuole di serie A e di serie B».
Docenti e studenti e sindacati in piazza. Vanno ascoltati?
«Il difetto di questo governo è di ripetere “noi non trattiamo”. Renzi dice che ascoltare non vuol dire assecondare, ma ascoltare non vuol dire neppure ignorare. Quindi si trovi un modo per confrontarsi che porti a dei cambiamenti, soprattutto quando c’è una mobilitazione sociale così significativa ».
È strumentale la battaglia dura di una parte della minoranza dem?
«Ciascuno fa la sua battaglia politica, io credo si tratti di correggere e ottenere risultati».

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