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Il Tempo-Orari degli statali, sindacati in allarme rosso Sacconi (Welfare), disponibile a migliorare il testo, assicura che nulla cambia. Cgil, Cisl e Uil diffidano

Orari degli statali, sindacati in allarme rosso Sacconi (Welfare), disponibile a migliorare il testo, assicura che nulla cambia. Cgil, Cisl e Uil diffidano A causa di un decreto legislativo in it...

11/02/2003
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Il Tempo

Orari degli statali, sindacati in allarme rosso Sacconi (Welfare), disponibile a migliorare il testo, assicura che nulla cambia. Cgil, Cisl e Uil diffidano
A causa di un decreto legislativo in itinere che porta a 40 ore il massimo della prestazione lavorativa settimanale
GOVERNO e sindacati sull'orlo di uno scontro epocale sull'orario di lavoro dei dipendenti pubblici, il cui limite massimo viene aumentato a 40 da un decreto legislativo, contestato in queste ore da Cgil, Cisl e Uil. Ieri il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi ha detto che siamo di fronte a "una tempesta in un bicchier d'acqua", che vigono i contratti in essere, e che "nel pubblico impiego non cambia nulla". I sindacati però non sono d'accordo. La Cisl contraddice Sacconi e dice che non è vero che nulla cambiae con la Cgil e la Uil chiede immediati chiarimenti e cambiamenti al testo. Comunque il governo (che non esclude cambiamenti al decreto) e sindacati si incontreranno nei prossimi giorni su questo.
Sacconi spiega così le cose. "Il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea in materia di lavoro è stato deciso dal governo purtroppo in assenza di un avviso comune delle parti sociali, nonostante che per oltre un anno si sia svolto questo infruttuoso tentativo. Doverosamente si estende a tutti i lavoratori perché così prevede la direttiva europea il cui mancato rispetto produce sanzioni immediate per l'Italia. Nelle more tra la prima decisione del consiglio dei ministri e quella definitiva che seguirà il parere delle commissioni parlamentari, noi incontreremo il sindacato a cui spiegheremo che in materia di pubblico impiego non cambia nulla, perché sono fatti salvi i contratti in essere e in ogni caso sarà sempre fatta salva la migliore disposizione in favore dei lavoratori da parte della contrattazione collettiva".
"Il diverso orario del pubblico impiego sarà sempre consentito '#8212; aggiunge Sacconi '#8212; perché quel monte ore costituisce un tetto a tutela del lavoratore. La ratio della direttiva europea e del decreto legislativo è che al lavoratore non può essere chiesto di più, prevede il massimo, non il minimo".
Il sottosegretario quindi definisce l'allarme in atto "una tempesta in un bicchier d'acqua, che sarà facile chiarire, se necessario anche migliorando il testo. L'incontro '#8212; conclude '#8212; ci sarà entro i prossimi 10 giorni, in ogni caso in tempo utile per correggere se necessario il decreto che comunque anche così non pone problemi".
I sindacati però restano a dir poco sul chivalà. "Non è vero che nel pubblico impiego non cambia nulla", dice Nino Sorgi, segretario confederale della Cisl. "Nel provvedimento del Governo '#8212; contesta '#8212; c'è una norma transitoria finale che mantiene inalterate le condizioni determinate dai contratti di lavoro e dagli accordi speciali fino al 31 dicembre 2004. Se il governo dice che valgono i contratti, abolisca la norma finale e si torni ad esaminare il decreto". E questo, aggiunge, "anche perché lo spirito delle direttive comunitarie non è quello di ridurre i diritti, ma di estendere a chi non l'ha una fascia di tutela come gli altri lavoratori della comunità". Infine, secondo Sorgi, il decreto contiene "un'ampia invasione di campo, che tende a ridurre gli effetti propri della contrattazione. E inoltre il Governo ha deciso, senza chiamare a confronto il sindacato".
Non convinto nemmeno il segretario confederale della Cgil, Giampaolo Patta, che replica così al sottosegretario. "Dalla dichiarazioni di Sacconisi evincerebbe che è stato modificato il decreto legislativo emesso dal Consiglio dei ministri, nel quale, nella clausola di chiusura, è chiaro che le parti che normano l'orario di lavoro nei contratti nazionali decadono entro il 2004. E così pure le leggi. Pertanto '#8212; conclude Patta '#8212; attendiamo una sollecita convocazione dal governo, per un chiarimento definitivo su tutta la materia".
Per il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, "il problema non è creare allarme, ma è che nel decreto preparato dal Governo e a cui noi non abbiamo partecipato c'è una contraddizione tra il primo e il secondo comma, che comprende anche alcune figure del pubblico impiego. Inoltre, l'ordinamento giuridico italiano '#8212; osserva '#8212; prevede che non ci possa essere una norma peggiorativa rispetto a quello che già è stato conquistato dai lavoratori, e nell'ordinamento del pubblico impiego la materia dell'orario di lavoro è prettamente contrattuale. Per questo '#8212; conclude '#8212; abbiamo chiesto che, se ci fossero dubbi, si chiarisca che il pubblico impiego non fa parte delle categorie a cui si applica la direttiva Ue".
D. T.

lunedì 10 febbraio 2003


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