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Il rettore Frati: «La proroga è un toccasana ma il sistema va riformato»

IL SINDACATO: «TROPPI CORSI DI LAUREA A NUMERO CHIUSO ANCHE DOVE IL MINISTERO NON PONE ALCUN VINCOLO»

09/06/2013
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Il Messaggero


LE REAZIONI
«Il rinvio dei quiz è stato un toccasana. Quest’anno abbiamo registrato un crollo di richieste, ad Architettura i candidati a stento hanno raggiunto il numero dei posti disponibili». Il rettore della Sapienza Luigi Frati promuove lo slittamento dei test annunciato dal ministro Carrozza: «Per fortuna è arrivata la proroga. Una scelta corretta, ma solo come primo passo, perché il sistema dei quiz va riformulato integralmente. Questa revisione però deve avvenire senza fretta. Serve un metodo più obiettivo, sarebbe utile mettere in correlazione il voto ottenuto da uno studente in una materia a scuola con quello ottenuto nella stessa disciplina nel test. Il rapporto con il liceo però è fondamentale. Negli Stati Uniti già a scuola costruisci il punteggio che ti porta al college».
Pur evidenziando alcune criticità, il numero uno dell’ateneo di piazzale Moro difende lo sbarramento perché, spiega, «la programmazione è necessaria per alcune professioni». «Fissare delle quote - aggiunge - è importante, così come avviene per le quote latte. Per citare una battuta di Churchill sulla democrazia, quello dei test è un pessimo sistema ma non ne conosco uno migliore». In altri paesi europei funziona diversamente, ma secondo Frati non c’è un modello alternativo da copiare: «La Francia accoglie al primo anno 40mila studenti e poi al secondo ne seleziona solo 5mila. Ma io mi chiedo: gli altri 35mila cosa fanno poi? Hanno perso un anno. Infatti a Parigi gli studenti protestano al contrario, chiedendo di mettere lo sbarramento subito, al primo anno». In Italia però fioccano i ricorsi e alcune sentenze hanno dato ragione agli studenti: «Ma dietro ai ricorsi ci sono i soliti avvocati che in molti casi vogliono solo incassare i soldi dei ragazzi e delle famiglie, che alla fine ci rimettono senza ottenere nulla».
L’APPELLO
Dopo avere ottenuto il rinvio delle date nazionali dei test d’accesso, i sindacati studenteschi ora chiedono al ministro Carrozza di aprire una riflessione sul sistema dell’accesso programmato. «Nel Lazio - denuncia Diana Armento, coordinatrice romana del sindacato universitario Link e senatrice accademica alla Sapienza - abbiamo il 13% in meno di nuovi immatricolati rispetto al 2005, quando è nato il numero chiuso. E alla base di questo crollo delle iscrizioni c’è sicuramente il proliferare degli sbarramenti anche nelle facoltà per cui il Ministero dell’Istruzione non pone nessun vincolo». «Ormai alla Sapienza – aggiunge - quasi un corso di laurea su due è a numero chiuso. In alcune facoltà come Biologia o Chimica farmaceutica non c’è nessun obbligo nazionale sul numero degli iscritti, sono scelte autonome dell’ateneo che noi contestiamo. Sarà uno dei primi punti che solleveremo nella prossima riunione del Senato accademico. Perché per Medicina e Architettura la battaglia va fatta a livello nazionale, ma per altre facoltà può intervenire direttamente l’università».
L.D.C.


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