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Il record di Fabiola Signora della fisica per la seconda volta

Gianotti fa il bis: confermata alla guida del Cern per altri cinque anni Non era mai successo. "È un modello per la scienza al femminile"

07/11/2019
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la Repubblica

Luca Fraioli

ROMA — La prima donna nominata direttore generale del Cern di Ginevra. Il primo direttore generale riconfermato per un secondo mandato alla guida del più importante laboratorio del mondo di fisica delle particelle. Fabiola Gianotti colleziona primati con naturalezza. Lo fa da quando era ragazza, studentessa di pianoforte al Conservatorio e di liceo classico dalle Orsoline, a Milano. E poi all’Università statale: scelse fisica perché folgorata da un’altra donna, Marie Curie, che si era dedicata alla scienza. Quindi il Cern, dove da giovanissima ricercatrice è rapidamente salita nell’organigramma (e nella stima dei colleghi) fino a guidare uno dei due esperimenti che nel 2012, analizzando i frammenti di particelle fatte collidere a velocità prossime a quelle della luce, dimostrarono l’esistenza del tanto atteso bosone di Higgs. Quel risultato la proiettò sulle pagine di Time Magazine , che a fine 2012 la collocò quinta tra i personaggi dell’anno (al primo c’era Barack Obama) e, nel 2016, verso la direzione del laboratorio che ospita il più potente acceleratore mai costruito: il Large Hadron Collider, un tunnel circolare lungo 27 chilometri che corre sotto terra tra Svizzera e Francia.

Ieri la notizia del nuovo primato di Fabiola: sarà direttore del Cern ancora per 5 anni, dal 2021 al 2026. Non era mai successo, anche perché fino ad alcuni anni fa lo statuto del laboratorio era scritto in modo da scoraggiare il doppio mandato. Poi le regole sono cambiate e Gianotti ha potuto presentare la sua candidatura. Ma la riconferma ha poco a che fare con regole e statuti: è un riconoscimento del suo lavoro di scienziato e di direttore generale. Lo ha spiegato, senza giri di parole, un’altra donna, Ursula Bassler, presidente del Consiglio del Cern: «Fabiola ha guidato in modo eccellente la nostra organizzazione, diventando un modello, soprattutto per le donne che vogliono fare ricerca». Con buona pace di chi sostiene, coprendosi ormai di ridicolo, che la fisica sia roba da uomini.

E tuttavia nella rielezione di Gianotti c’è qualcosa di più del valore puramente accademico della donna scienziato. Lei stessa ha confessato a Repubblica che dirigere il Cern è come fare il sindaco di una città. Con migliaia di abitanti che però arrivano da tutto il mondo: 17mila fisici di 110 nazionalità. Una città con un budget da 1,2 miliardi all’anno. Dunque un ruolo politico. Come si è visto proprio nelle fasi finali della rielezione, quando Gianotti ha dovuto vedersela con l’agguerrita concorrenza del fisico tedesco Norbert Holtkamp. In palio non c’era solo la guida di una parte importante della comunità scientifica. Ma la possibilità di decidere in quale direzione spingere il Cern e la fisica del futuro.

I prossimi 5 anni saranno infatti fondamentali per individuare l’acceleratore che dovrà sostituire il Large Hadron Collider, il cui spegnimento è previsto per il 2035. Una parte dei fisici punta a un nuovo tunnel circolare, lungo ben 100 chilometri. Sul fronte opposto c’è chi, come appunto i tedeschi guidati da Holtkamp, propone un acceleratore lineare di 10 chilometri. Il secondo mandato a Gianotti, frutto anche di un paziente lavoro diplomatico dell’Infn e del ministero degli Esteri, sembra aver premiato la prima opzione: il voto di ieri del Consiglio del Cern, che riunisce i rappresentati dei 23 Paesi membri, è stato chiaro: 17 a 6 per la scienziata italiana. Che ha confessato a caldo: «Un onore, ma anche un’enorme responsabilità. Provo una grande emozione». E ora dovrà ricucire con la Germania, principale finanziatore del Cern con il 20% del bilancio (seguono il Regno Unito con il 16%, la Francia con il 14%, l’Italia con il 10%). Ma chi conosce Gianotti non ha dubbi: riuscirà a convincere anche i tedeschi che il Cern, per mantenere la leadership nello studio dei costituenti ultimi dell’Universo, non può ridimensionare i suoi progetti, mentre all’orizzonte si profila la concorrenza di una Cina lanciatissima verso la costruzione di acceleratori da record. E chissà, nel trattare con Berlino potrebbe persino contare sull’appoggio di Ursula von Der Leyen. Quando ad agosto le neopresidente della Commissione europea ha visitato il Cern ha avuto solo parole di elogio: «La Ue deve fare di più per questo laboratorio». Un’alleanza al femminile inimmaginabile solo pochi anni fa. Ma anche in questo il Cern si conferma un laboratorio proiettato verso il futuro.


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