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Il pasticcio dei voti alla primaria

Aboliti quelli numerici per legge, il ministero li ripristina per il giudizio intermedio

08/09/2020
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ItaliaOggi

Addio ai voti, alla primaria tornano i giudizi. Anzi, no. I voti decimali restano durante l'anno per lasciare posto ai giudizi solo nella valutazione finale. Almeno per il momento.

Il covid-19 porta confusione anche nella valutazione degli alunni della primaria. Il decreto legge 22/2020 con le misure urgenti sulla conclusione del passato anno scolastico e sull'avvio dell'attuale stabilisce dal 2020/21 la valutazione finale degli apprendimenti degli studenti della primaria venga espressa attraverso un giudizio descrittivo per ciascuna disciplina di studio prevista dalle Indicazioni nazionali, riportato nel documento di valutazione e riferito a differenti livelli di apprendimento. Una deroga al decreto legislativo 62/2017 (art. 2, comma 1) attuativo della Buona Scuola voluta dal Pd con un emendamento in Senato, nonostante la contrarietà di M5S.

A definire termini e modalità della nuova valutazione, precisa il Dl 22, sarà «un'ordinanza del ministero dell'istruzione», che però finora non è ancora arrivata. Così, nell'attesa, il Mi in una nota del 1º settembre ai presidi, firmata dal capo dipartimento Max Bruschi, interviene proprio sul tema, spiegando che la modifica introdotta dal Dl 22/2020 «nulla dispone per quanto concerne la valutazione intermedia», che resterebbe disciplinata ai sensi dal dlgs 62/2017 «e dunque con votazione in decimi». «Salvo successive modifiche che potranno intervenire in sede legislativa»: l'ordinanza ministeriale mancante, appunto. Bruschi, inoltre, annuncia che per attuare la nuova norma è stato istituito al ministero presso il dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, da lui diretto, un gruppo di lavoro presieduto da Elisabetta Nigris, coordinatrice nazionale dei presidenti dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria, «che è già in attività». Intanto, conclude, i criteri di valutazione restano quelli determinati a suo tempo dal collegio docenti e che la valutazione specifica degli apprendimenti, «che il giudizio descrittivo sarà poi chiamo a chiarificare e a svolgere», «sarà al momento espresso nelle varie forme a oggi adottate dai docenti delle scuole primarie».

Insomma, per il momento, restano i voti numerici in decimi. Poi, si vedrà. Il ritardo del Mi, ormai di 3 mesi, nell'emanare l'ordinanza rischia, però, di produrre una valutazione ad andamento variabile nel corso dell'anno con un primo quadrimestre con i voti numerici e la valutazione finale con giudizio descrittivo. Disorientando gli oltre 200 mila insegnati e i quasi 2,5 milioni di alunni della primaria e i loro genitori.

Fin dai primi mesi di scuola, infatti, i docenti dovrebbero impostare le nuove modalità di valutazione, rivendo anche il Ptof triennale. Tanto più che la valutazione è il risultato di un'azione complessiva che coinvolge tutto il progetto didattico annuale e che la valutazione che i collegi docenti dovranno definire non possono basarsi su modalità disomogenee tra un periodo didattico e l'altro. Il ritorno al giudizio al posto dei voti numerici, infatti, implica un'innovazione metodologica e didattica. Un aspetto questo su cui concordano i pedagogisti favorevoli e contrari all'abolizione dei voti numerici. Benedetto Vertecchi sottolinea che «si dovrebbe ragionare sul senso della valutazione e scegliere se farla o meno. Etichettare il bambino con un aggettivo o un numero è la stessa cosa». Daniele Novara si spinge oltre aspettando «che ora la scuola si decida a valutare gli alunni sulla base dei loro progressi: questa sarà il vero cambiamento». Mentre Anna Maria Ajello, presidente dell'Invalsi, osserva che «i voti sono informativi per i genitori che li preferiscono ai giudizi. Il problema è quali criteri sottostanno a un giudizio. I giudizi espongono molto alla discrezionalità».


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