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Il Nuovo - Da Bertagna alla delega: storia di una riforma che divide

Da Bertagna alla delega: storia di una riforma che divide Dal programma elettorale della Casa delle libertà - che sparava sui "cicli" di Berlinguer e De Mauro - al disegno di legge approvato ogg...

02/02/2002
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Il Nuovo

Da Bertagna alla delega: storia di una riforma che divide

Dal programma elettorale della Casa delle libertà - che sparava sui "cicli" di Berlinguer e De Mauro - al disegno di legge approvato oggi, passando per la commissione Bertagna e gli Stati generali.
di Alberico Giostra
ROMA - La guerra contro la riforma dei cicli del centrosinistra era già iniziata in campagna elettorale. Silvio Berlusconi, tra i punti fermi del programma di governo, aveva da subito inserito il superamento della legge 30 del 10 febbraio 2000, la riforma di Berlinguer e De Mauro osteggiata dall'85% del corpo docente e dalla maggior parte dei sindacati.

Appena insediata al dicastero di Viale Trastevere, Letizia Moratti istituisce con il decreto ministeriale del 18 luglio 2001 n.672, il Gruppo ristretto di lavoro coordinato dal pedagogista dell'Università di Bergamo Giuseppe Bertagna, uno studioso di formazione cattolica, già collaboratore della casa editrice La Scuola di Brescia. Al Gruppo di lavoro, composto da sei docenti universitari, viene attribuito il compito di "fornire riscontri concreti per un nuovo piano di attuazione della riforma, ovvero per le eventuali modifiche da apportare alla legge 30".

La Moratti prega il Gruppo di attenersi alle seguenti raccomandazioni:
-il sistema dell'istruzione è prima al servizio della persona e poi della società;
-l'obbligo scolastico deve essere di 12 anni;
-valorizzare la scuola dell'infanzia pensando ad un eventuale anno da rendere obbligatorio all'interno dei tre;
-ipotizzare un'articolazione unitaria della scuola dai 6 ai 14 anni;
-progettare una scuola superiore di elevata qualità prevedendo anni di specializzazione non universitaria;
-identificare un percorso graduale e continuo di Formazione/Istruzione secondaria parallelo a quello di Istruzione dai 14 ai 21 anni di pari dignità, che rilasci 3 titoli di studio, Qualifica, Diploma di Formazione secondario, Diploma professionale superiore;
-predisporre piano di studio standard nazionali che consentano alle famiglie e agli studenti completamenti personalizzati;
-introdurre vincoli di risultato anziché di percorso e linee di formazione dei docenti;

LE REAZIONI DEL MONDO DELLA SCUOLA - Lo scheletro della Riforma Moratti così concepito inizia ad essere sottoposto alla valutazione di 117 soggetti del mondo della scuola il 3 ottobre 2001 con una lettera firmata da Giuseppe Bertagna. Contemporaneamente sul sito del Ministero dell'Istruzione viene aperto un Forum permanente al quale si iscrivono oltre 20.000 docenti. Il confronto con il mondo della scuola inoltre si articola attraverso i Gruppi Focus e il dibattito in sessanta consigli di classe e di istituto distribuiti a campione sul territorio nazionale. Inizia in questo modo quel "Viaggio del Dialogo" che condurrà agli Stati Generali dell'Istruzione del 19 e 20 dicembre 2001.

GLI STATI GENERALI - Gli Stati Generali di Roma, disturbati da vivaci contestazioni degli studenti di sinistra e assediati da un pacifico corteo di 100.000 manifestanti, coagulano sostanzialmente due riserve critiche provenienti dalla maggioranza e dall'opposizione: per Alleanza Nazionale occorre riportare a cinque gli anni dell'Istruzione superiore, mentre per l'opposizione inaccettabile è la separatezza tra il canale dell'Istruzione e quello della Formazione professionale. Le critiche di Alleanza Nazionale e quelle del centrosinistra trovavano poi una certa convergenza sul tema della Devolution e sui poteri affidati alle Regioni. A riprova che si trattasse di un punto sensibile della Riforma, all'Eur persino il Governatore del Piemonte, il forzista Ghigo, esprime delle caute riserve sul coinvolgimento concreto delle Regioni nell'elaborazione della Riforma.

LA RIFORMA VA IN CONSIGLIO - Licenziati gli Stati Generali, per Letizia Moratti è arrivato il momento della stesura di un apposito disegno di legge con il quale modificare la legge 30. Inizia cioè il tempo della politica, fatto di logiche e criteri nei quali la Lady di Ferro non sembra del tutto a proprio agio. Agli Stati Generali infatti il Ministro non fa in tempo ad escludere con fermezza il ricorso alla Legge Delega che viene smentita il giorno dopo dal Ministro La Loggia.

Il disegno di legge viene presentato in Consiglio dei Ministri l'11 gennaio scorso. Otto articoli in sette pagine che subiscono però un inatteso e brusco stop. Nonostante sia Berlusconi che Fini si affrettino a dichiarare il loro sostanziale favore nei confronti della proposta Moratti, il disegno di legge viene bloccato dalle osservazioni critiche del Ministro dell'Economia Tremonti che individua delle carenze di copertura finanziaria, e da quelle del Ministro Giovanardi, che raccogliendo le proteste della Cisl scuola, giudica un grave danno alla scuola dell'infanzia e a quella elementare l'aver anticipato l'ingresso rispettivamente a due anni e mezzo e cinque e mezzo.

L'anticipo era però una conseguenza necessaria del ripristino dei cinque anni di Superiori fortemente voluto da AN. Senza ingresso anticipato infatti gli alunni sarebbero usciti dopo 13 anni di scuola e non 12 come l'Unione Europea invece consiglia.

COSA PREVEDE LA RIFORMA - Il ddl prevedeva inoltre una scansione dei cicli in bienni, disegnando un'architettura complessiva composta da tre anni di scuola dell'infanzia, cinque di elementari con eliminazione dell'esame di quinta e spostando la valutazione alla fine del sesto anno o primo di media. Quest'ultima sarebbe rimasta di 3 anni con esame finale al terzo. In questo modo sarebbe rimasta in piedi quella iniziale raccomandazione morattiana di una unitarietà tra scuola elementare e scuola media, che raccogliendo le indicazioni della stragrande maggioranza di pedagogisti, in un certo senso lasciava ancora in vita una larvale eredità della riforma berlingueriana.
I Licei sarebbero stati di cinque anni e con otto indirizzi e oltre al cosiddetto doppio canale, si prevedeva anche l'alternanza scuola/lavoro a partire dal quindicesimo anno di età e la possibilità di fare carriera per i docenti. Ma quel che più conta dal punto di vista costituzionale il ddl ancorava fermamente a livello Statale la promozione "dell'apprendimento in tutto l'arco della vita assicurando a tutti pari opportunità".

LE MODIFICHE - Dopo lo stop dell'11 gennaio inizia quindi per il disegno di legge il lungo viaggio nella maggioranza di Governo. Da questo viaggio la riforma Moratti uscirà ulteriormente modificata. Principale protagonista dell'ennesimo ritocco il CCD/CDU, vettore delle resistenze al cambiamento dei maestri d'asilo e delle scuole private cattoliche dell'infanzia che gestendo le cosiddette "primine", si sarebbero viste erodere una buona fetta del loro mercato dall'ingresso anticipato. Il testo che oggi andrà in Consiglio dei Ministri eliminerà dunque il famigerato ingresso anticipato, limitandolo al 28 febbraio. Si potranno perciò iscrivere al primo anno delle materne i bambini che avranno compiuto tre anni entro quella data e alla prima elementare chi ne avrà compiuti sei. Ma a cambiare vistosamente nel nuovo testo è l'articolazione dei bienni, non bene accetta dal responsabile scuola del CCD Beniamino Brocca ma neanche particolarmente ben vista da AN. La nuova architettura sarà dunque un 1+2+2 per le elementari con rispristino della valutazione in quinta elementare; la media resterà con un 2+1, con esame in terza e le superiori saranno un 2+2+1 con esame finale di Stato.

Il nuovo ddl prevede inoltre che i programmi saranno definiti su base nazionale mentre una quota sarà gestita dalle Regioni, mentre viene confermato lo studio di due lingue straniere alle medie e una alle elementari. Confermata anche l'alternanza scuola/lavoro dopo i 15 anni.


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