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Il Messaggero-La riforma Moratti/Gli insegnantitorneranno sui banchi per acquisire nuove competenze:i corsi serviranno a fare carriera

La riforma Moratti/Gli insegnantitorneranno sui banchi per acquisire nuove competenze: i corsi serviranno a fare carriera di ANNA MARIA SERSALE ROMA - Arrivano gli insegnanti a "punti". Dopo d...

09/12/2001
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Il Messaggero

La riforma Moratti/Gli insegnantitorneranno sui banchi per acquisire nuove competenze:
i corsi serviranno a fare carriera
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Arrivano gli insegnanti a "punti". Dopo dieci anni trascorsi in cattedra, i professori potranno tornare all'università per acquisire nuove competenze e imparare a svolgere funzioni diverse dall'insegnamento. Frequentando dei corsi di specializzazione, potranno cumulare dei crediti che varranno per fare carriera. Gli sbocchi saranno quattro: insegnante specialista, in didattica o in qualche materia particolare; insegnante coordinatore del lavoro di una o più classi; direttore della didattica e dei progetti d'istituto (affiancherà il preside); dirigente scolastico. Ecco qualche esempio: con 30 crediti si diventa responsabile dei progetti speciali d'istituto. Con 60 crediti, invece, il prof realizzerà un vecchio sogno mai dimenticato: avrà il titolo di "aggregato" e si avvicinerà allo status degli universitari (qualche cosa del genere avviene già in Francia). Dunque, ruoli e funzioni diversificate.
Finora il lavoro del docente è stato pressoché immutabile: in cattedra e basta. Ora avranno delle responsabilità, ma anche più soldi a seconda del ruolo svolto. Sono queste alcune delle novità contenute nel rapporto della commissione Bertagna, incaricata dal ministro Moratti di gettare le basi della nuova scuola.
Anche l'accesso alla professione cambia. Niente più concorsi. "Il reclutamento fatto mettendo in piedi migliaia di commissioni - osserva Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil scuola - che devono selezionare fino a un milione di concorrenti, come è accaduto con l'ultimo bando, non dà garanzie e si presta anche agli imbrogli".
In futuro i professori verranno preparati in facoltà a numero chiuso, o comunque programmato, in funzione dei posti realmente disponibili. Prima, invece, i concorsi sfornavano migliaia di "vincitori" e "idonei" che potevano anche restare per anni in graduatoria prima di essere assunti. Nella storia della scuola è la prima volta che si pensa di mettere in relazione il numero dei posti e dei professori. La rivoluzione, dunque, non riguarderà solo gli studenti. Cambierà anche la vita degli insegnanti. In settantacinque anni ci sono state una guerra mondiale, l'invenzione dell'atomica, lo sbarco sulla Luna, la caduta del Muro di Berlino e Internet. In settantacinque anni nella scuola italiana non si è mosso niente. Poi, da tre anni a questa parte, è cominciato il terremoto. Ma a parte l'autonomia, che è ormai una certezza, le altre riforme sono state fatte e disfatte. Il governo ha affermato che l'istruzione è una priorità e ora il ciclone Moratti sta ridisegnando l'architettura complessiva della scuola.
L'altra novità assoluta è l'assunzione per "chiamata diretta" degli specialisti, i super-prof che hanno molti crediti, esperienza alle spalle e corsi universitari al proprio attivo. Come accade nelle aziende, anche a scuola i presidi potranno scegliere le loro "punte di diamante" su cui fondare la politica d'istituto, sempre più ispirata al mercato e alla concorrenza.
Ma come si diventerà docenti di ruolo? Occorrerà conseguire la laurea triennale e quella specialistica. Poi, appena l'aspirante docente avrà ottenuto il titolo, che avrà valore abilitante, verrà assunto nella scuola per due anni come supplente con contratto di "formazione-lavoro". Percepirà uno stipendio di poco inferiore a quello dell'insegnante con contratto a tempo indeterminato. Quei due anni varranno come tirocinio, considerato indispensabile per il completamento della formazione.