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Il Manifesto - La scuola delegata in serie C

La scuola delegata in serie C COSIMO ROSSI Addio all'obbligo scolastico e benvenuti gli studenti-lavoratori senza alcuna tutela. Del resto, cos'altro ci si poteva aspettare dalla riforma s...

02/02/2002
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il manifesto

La scuola delegata in serie C
COSIMO ROSSI

Addio all'obbligo scolastico e benvenuti gli studenti-lavoratori senza alcuna tutela. Del resto, cos'altro ci si poteva aspettare dalla riforma scolastica del governo che vuole cancellare l'articolo 18? A chi ha la possibilità di investire nello studio tutte le porte rimarranno aperte. E per favorirli, il resto della "zavorra", dei poveracci, dei cocciuti e degli scansafatiche verrà accompagnato prima possibile fuori dalla porta. A lavorare!
Con l'umiltà che gli è propria, Silvio Berlusconi paragona la riforma scolastica varata ieri a quella di Giovanni Gentile. E in fondo ne ha ben donde, perché nella storia repubblicana non si era mai data una tale opera di restaurazione della scuola: scippato al parlamento attraverso la delega, divaricato radicalmente dalla formazione professionale attraverso la canalizzazione precoce, piegato al servizio delle imprese senza alcuna regola e smantellato al punto di tradire il principio costituzionale e l'effettiva possibilità per tutti di accedere ai livelli più alti dell'istruzione. Ieri la repubblica dettava "le norme generali sull'istruzione" istituendo "scuole statali per tutti gli ordini e i gradi" (fin qui la Costituzione), oggi il governo di centrodestra stabilisce "i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale" (e buonanotte alla Costituzione).
E così, anche Giovanni Gentile e la sua scuola di impianto classista e corporativo hanno quasi di che rivoltarsi nella tomba. Il regio decreto del 6 maggio 1923, in fondo, non era quello stucchevole concentrato di cultura e ideologia familista che è il disegno di legge del governo. Gentile definiva istituti, ruoli e procedure del sistema scolastico fascista. Era una scuola di classe, ma si sapeva e finiva lì. La signora Moratti si dilunga invece in lunghi polpettoni sullo "sviluppo affettivo" degli studenti, sul "rispetto dell'orientamento educativo dei genitori" (ma a scuola non ci vanno i figli?), su piani di studio che rispecchino "la cultura, la tradizione e l'identità nazionale" (chissà se in omaggio a Fini o a Ciampi) ma anche "gli aspetti di interesse specifico" delle regioni. E' sempre una scuola di classe, ma le cui porte si aprono solo in fondo a una fitta foresta di illusioni smerciate sugli schermi delle televendite.
Il trucco del grande imbonitore, del resto, è sempre lo stesso: vendere il suo successo. Quando poi il pacco arriva a casa si scopre la fregatura. E nel caso della scuola è clamorosa. Non si tratta solo della delega - come dire: ministro che viene, scuola che trovi - ma dell'annientamento dell'istruzione pubblica. Con due soli colpi. Il primo è sancire il diritto per tutti a 12 anni di istruzione e formazione, salvo poi dire che lo stato si limita a definire "i livelli essenziali di prestazione": letto in controluce con il lavoro della commissione Bertagna significa che per andare oltre i livelli essenziali serviranno i mezzi propri della famiglia, siano essi economico o anche culturali. E significa dunque che lo sviluppo umano di uno studente è ammanettato alla patria potestà. Il secondo colpo è la cancellazione di fatto dell'innalzamento dell'obbligo scolastico: la legge che porta l'obbligo a 10 anni viene infatti aggirata in virtù del fatto che dopo le medie ha senso proseguire gli studi solo per il completamento del liceo. E qui arriva la ciliegina: l'alternanza scuola-lavoro dopo i 15 anni "in collaborazione con le imprese" - non con le parti sociali com'è l'apprendistato - e al di fuori di qualsiasi garanzia contrattuale. Un terzo sistema formativo per i somari, dato che prenderebbe il via un anno dopo la regolare conclusione delle medie. Chi temeva la canalizzazione tra istruzione di serie A e formazione professionale di serie B può insomma consolarsi: con la generosità che gli è propria il cavaliere ha istituito anche la scuola di serie C. E senza articolo 18.