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Il Manifesto - La Quercia al Tasso. Ma la lezione non piace agli studenti

La Quercia al Tasso. Ma la lezione non piace agli studenti Tre esponenti dei Ds nel liceo occupato per spiegare la sinistra: la platea fugge dopo il primo intervento ERNESTO MILANESI - ROMA Gli...

24/11/2001
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il manifesto

La Quercia al Tasso. Ma la lezione non piace agli studenti
Tre esponenti dei Ds nel liceo occupato per spiegare la sinistra: la platea fugge dopo il primo intervento
ERNESTO MILANESI - ROMA

Gli studenti del Tasso in occupazione ci hanno provato. Volevano capire la sinistra, studiare i Ds. Si sono dovuti arrendere. Hanno preferito "disertare" di fonte alla noiosa e professorale lezione.
Avrebbe potuto esserci Giovanni Berlinguer al Tassokkupato. Ma l'appassionato studioso di pulci e appassionante rivale di Fassino era disponibile di mattina, quando gli studenti avevano l'assemblea sul Kurdistan. Così gli ospiti sono diventati altri, bocciati dalla fuga dei ragazzi.
Appuntamento al primo piano alle 16.30. Massima puntualità con il servizio d'ordine che controlla l'ingresso, mentre l'"ufficio stampa" tiene d'occhio i fotografi e fa accomodare gli "esterni". Fino ad un momento prima, gli studenti del Tasso giocavano a basket in cortile, sorseggiavano il thè nell'apposita sala illuminata dalle candele, ritoccavano l'elefante rosa dipinto con lo spray, suonavano il tamburo etnico e si scambiavano tenerezze appoggiati al termosifone. Poi tutti in aula magna, insieme alla delegazione dell'Itc ex-Monti di Pomezia che cercano di richiamare l'attenzione sul diritto allo studio per 23 classi in 14 aule...
Presiede Francesco "Chiambretti" Saitto con il microfono rosso che gira al tavolo della presidenza, dove siedono i tre Ds. Sono un centinaio gli studenti schierati ordinatamente in platea: sedie da cinema parrocchiale in legno ormai d'epoca, le stesse delle assemblee infiammate da Veltroni e Gasparri. Fumano (pochi), maneggiano il cellulare (molti), aspettano incuriositi (tutti). Si alza in piedi Pino Battaglia della fazione Berlinguer che sorridendo spiega che ha aderito ad una mozione. Poi però confonde un'assemblea congressuale di sezione con l'uditorio Under 18 e si lancia in un'ardita lezione a metà fra il comizio inutile e il più incomprensibile sinistrese. Parla del "difetto di comunicazione" dei governi dell'Ulivo e gli sfugge la distanza siderale con questi ragazzi che all'epoca di Prodi premier erano alle elementari. Alla fine, arriva l'applauso di cortesia (gli studenti del Tasso sono ben educati...) che coincide con la prima fuga.
Le ragazze cercano conforto in Stefano Fancelli, 27 anni, il piccolo Gramsci che da un mese presiede la Sinistra Giovanile. Anche lui si alza. Comincia bene. Almeno si sforza: "Anche noi discutiamo dell'idea di mondo, della scuola, della guerra". Finchè difende l'idea di una sinistra "che serve a cambiare il mondo, a liberare chi sta in catene, a portare giustizia e libertà" lo ascoltano. Ma appena spazia da Marx all'Afghanistan, dal luddismo a Enrico Berlinguer ("Quanti di voi lo conoscono?". Silenzio totale), dalla globalizzazione al formaggio del Sudan la platea del Tasso vacilla e guadagna le scale. Poche decine resistono fino all'invito ad indire i "controstati generali della scuola" alla vigilia di Natale, in alternativa al summit del ministro Letizia Moratti.
Pochi intimi, ormai, per Walter Tocci che stringe i tempi e finalmente capisce che "siamo noi a dover ascoltare voi, la sinistra del futuro". Il deputato Ds, che fa parte della commissione scuola, invita i ragazzi del Tasso a studiare a fondo la riforma Moratti. "Anche noi, nel '68, ci battevamo per cambiare la scuola. Ora si tratta di difendere quelle conquiste. Il ministro pensa solo a regalare soldi alle scuole private, mentre c'è un deputato di Forza Italia che ha attivato la linea telefonica contro i professori anti-Berlusconi".
I reduci e i sopravvissuti faticano a dialogare, soprattutto perché chiedono ingenuamente ai Ds di prendere posizione contro la guerra. Forse, gli studenti del Tasso potrebbero ritentare con Pietro Folena che giusto ieri ha scritto agli occupanti: "Esprimiamo solidarietà politica, ma soprattutto voglia di capire. Potremmo magari imparare qualcosa in più, scoprire che altri linguaggi e simboli muovono oggi gli ultimi nati di qualcosa che non tutti forse avranno il coraggio di ammettere e riconoscere si chiama sinistra". Meno formalità e un po' d'ironia, come ricorda un graffito sul banco: Verba volant, scripta etiam si facis aeroplaninum.