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Il governo trova i soldi, 25 milioni per i privati

Il ministro Gelmini dopo l'ira dei rettori degli atenei non statali

17/11/2010
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il manifesto

Roberto Ciccarelli
Mariastella Gelmini lo aveva preannunciato in un recente intervento in commissione cultura alla Camera: ci saranno i soldi per pagare gli stipendi ai docenti e agli amministrativi delle università, per le borse di studio, per i concorsi previsti dalla nuova legge e per le università non statali. Puntuale, ieri, è arrivata la conferma. Ai ventotto atenei non statali legalmente riconosciuti ai quali la legge di stabilità aveva tagliato 28,2 milioni di euro ne sono stati restituiti 25. Si tratta di una misura una tantum prevista solo per il 2011 che va a compensare il fondo di 87 milioni di euro che lo Stato destina ogni anno alle università cattoliche di Milano, Roma o Piacenza, alla Bocconi e alla Luiss, al San Raffele di Milano, oltre che alle 11 università telematiche. Il saldo finale è un taglio di 3,2 milioni.
La dura requisitoria fatta dal rettore della Cattolica di Milano, Lorenzo Ornaghi, durante l'inaugurazione dell'anno accademico solo pochi giorni fa è stata prontamente ascoltata dal ministro dell'università che continua ad avere in gran cura il rapporto con i suoi mondi di riferimento. «Gli effetti perversi dei provvedimenti dei governi dal 2007 a oggi stanno colpendo in maniera irragionevolmente dura le università non statali più di quelle statali - aveva affermato Ornaghi- ci sono stati tolti 12 milioni di euro (dai 55 del 2007 siamo passati ai 42,9 del 2009), dal prossimo anno ci vedremo privati di ulteriori 13 milioni di euro».
Tra venerdì e sabato della settimana scorsa, quando il caos delle trattative sul maxiemendamento alla legge di stabilità in commissione bilancio ha raggiunto il suo vertice, è spuntato un emendamento, trascurabile per l'entità finanziaria ma esplosivo per impatto simbolico, che risponde al grido di dolore di uno dei più potenti rettori «privati» italiani. Nel momento in cui il governo taglia il fondo ordinario di finanziamento (Ffo) delle università statali di 1,4 miliardi di euro (solo 800 ne verranno recuperati quest'anno), il governo allarga di un millimetro la forbice di Tremonti e trova fondi che prima non esistevano.
Non sappiamo se questo uso arbitrario del rigore di bilancio provocherà sussulti di dignità nei ben più modesti - quanto ad influenza sul ministro - rettori delle università pubbliche, ma è certo che nulla hanno ancora detto sul taglio degli stipendi dei docenti disposto dalla manovra estiva. Insieme al blocco del turn-over, questa misura penalizza i giovani ricercatori che si trovano negli scaglioni di reddito più bassi. Perderanno oltre 5 mila euro all'anno, e per loro non è previsto alcun recupero Istat nel 2014.
Su tutto questo, il ministro Gelmini tace. La sua principale attività è diventata quella di rivendicare il merito di avere recuperato i soldi per gli stipendi e le utenze, cioè per l'ordinaria amministrazione. Così facendo Gelmini dimostra di avere mantenuto l'impegno. L'Ffo quest'anno sarà di 6,9 miliardi, per gli stipendi ne bastano 6,8. I concorsi, a cui tutti tengono, potranno essere celebrati con soli 100 milioni? Certamente no, ma è proprio quello che il governo sta facendo passare per un successo. Anche i 100 milioni per il diritto allo studio non bastano. Il taglio è stato molto pesante e non riuscirà nemmeno a finanziare il famoso «fondo per il merito», altro caposaldo della riforma dell'università.
«Il governo ci lascerà uno scenario drammatico - commenta Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura alla Camera - Futuro e Libertà dovrebbe prendere atto che non ci sono risorse per finanziare la riforma Gelmini e fermare una legge che non ha copertura». Nell'incertezza più totale da fine regime, questi sono gli ultimi fuochi su una riforma che avrebbe dovuto essere un fiore all'occhiello. La discussione alla Camera, inizialmente prevista per domani, è stata rinviata di una settimana, in attesa dell'approvazione del maxiemendamento. 

 


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