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Il costo standard col freno tirato penalizza i più virtuosi

La denuncia per ora arriva forte e chiara dall’università di Modena e Reggio Emilia che aumenta gli studenti, compresi quelli in corso, e alla fine si vede con meno fondi del previsto.

09/02/2017
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Il Sole 24 Ore

Marzio BArtoloni

di Marzio Bartoloni

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La denuncia per ora arriva forte e chiara dall’università di Modena e Reggio Emilia che aumenta gli studenti, compresi quelli in corso, e alla fine si vede con meno fondi del previsto. Ma è chiaro che il percorso di ingresso dei costi standard che nel giro di tre anni doveva arrivare a pesare il 60% della quota base contro il 28% attuale (deciso per calmierare effetti negativi per diversi atenei) lascia il segno. «Viviamo una situazione di stress: il meccanismo nazionale dei contributi ci penalizza, anche se cresciamo oltre la media. L’accordo preso a suo tempo con la Conferenza dei rettori non viene rispettato», ha sbottato ieri il rettore di Unimore Angelo Oreste Andrisano.

L’effetto freno a mano sui costi standard si fa sentire infatti in una realtà virtuosa come l’università di Reggio Emilia e Modena che nel 2016-2017 ha registrato una crescita del 10,53% delle immatricolazioni, vantando - secondo i numeri diffusi ieri dal rettore - oltre il 60% dei laureati in corso. Ma alla fine l’Unimore continua sempre a valere l’1,5% del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). «Il turnover dei docenti è fermo all’80%, non sono certo incrementati del 10% come invece avviene per gli studenti. Perché i parametri di finanziamento non vengono rispettati? Perché il ministero - punge il rettore Andrisano- deve garantire a tutte le università statali e non un contributo che permetta loro di andare avanti, a scapito di altri atenei proprio come Unimore». Dalle tasse agli studenti quest’anno Unimore incassa 27 milioni di euro, affiancati dal finanziamento del ministero attraverso il Ffo pari a 90. Poi ci sono i fondi legati ai progetti di ricerca, anche se questo dipende dalla capacità dei dipartimenti di essere di volta in volta sufficientemente attrattivi. Quanto manca in termini di fondi di finanziamento finora? «Il calcolo non è semplice, ma avremmo ottenuto sicuramente diversi milioni di euro in più se la tabella di marcia fosse stata rispettata», stima il rettore a proposito del “buco” generato dal cambio di passo sui costi standard che secondo la tabella di marcia originaria oggi doveva valere il 60% . Come noto il costo standard è il “prezzo giusto” calcolato per ogni ateneo in base principalmente a due parametri: la domanda, rappresentata dal numero degli studenti in corso, e l’offerta, misurata con il numero di docenti necessari a realizzare i corsi proposti dall'ateneo, i servizi didattici e amministrativi, i costi di funzionamento, ecc. All’inizio si era ipotizzato di arrivare a una crescita graduale, del 20% all’anno, per arrivare al 100% della quota base calcolata sul costo standard in cinque anni. «Invece- continua il rettore- siamo al terzo anno, anziché essere al 60% siamo fermi al 28%. Questo penalizza gli atenei che hanno registrato un incremento rilevante di immatricolazioni, come quello di Modena e Reggio Emilia che, ribadisco, cresce oltre la media. Il mancato rispetto di questo accordo ci vede penalizzati sul fronte delle risorse. E questo ci impedisce- segnala Andrisano- di espanderci in termini di docenti, così come di spazi, di strutture e di laboratori, che dovrebbero invece essere già pronti per garantire a queste nuove matricole una didattica adeguata e all'altezza della nostra tradizione».