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Il Centro-Scuola mortificata

Scuola mortificata Il diritto allo studio come principio universale di cittadinanza è una delle più grandi conquiste della nostra civiltà fondata sull'emancipazione culturale e sociale, la for...

05/06/2003
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Il Centro

Scuola mortificata

Il diritto allo studio come principio universale di cittadinanza è una delle più grandi conquiste della nostra civiltà fondata sull'emancipazione culturale e sociale, la formazione come strumento di dignità e di libertà individuale, le pari opportunità per tutti a partire dai cittadini più deboli. Per diventare realtà, questo principio richiede una politica seria, risorse e programmi che valorizzando le professionalità, rafforzi il sistema scolastico pubblico. E invece le scelte fatte dal governo vanno nella direzione opposta e colpiscono profondamente la nostra regione e quelle aree dell'Abruzzo interno in cui è più sentita l'esigenza di servizi scolastici e strutture formative.
Intanto c'è la "conformità" del ministro Moratti che ripropone un'organizzazione degli studi di stampo "classista". Infatti distinguere la formazione liceale (preparatoria dell'Università) da quella professionale (che abilita a un mestiere) e offrire questa scelta a ragazzi di soli 13 anni vuol dire far scegliere alle famiglie sulla base del loro reddito. Per cui i figli più benestanti che possono permettersi un lungo corso di studi faranno una scelta, mentre i figli con genitori dal reddito medio-basso saranno costretti all'altra. Alla faccia delle pari opportunità e del sostegno che la Costituzione prevede per gli "alunni meritevoli". Ma oltre questo il governo riduce i fondi per scuola, formazione e ricerca, condannando l'Italia a retrocedere nel confronto coi paesi europei e anche di questo i primi a farne le spese sono gli insegnanti, gli studenti e le famiglie delle aree piuù svantaggiate.
Con la Finanziaria 2002 è stato inferto un colpo all'autonomia delle scuole pubbliche: 90.000 precari sono stati privati di ogni diritto e garanzia, 12.000 docenti di ruolo e addetti al personale rischiano il licenziamento, il numero di studenti per ogni classe passa da 25 a 35 unità. Ecco poi cosa succede con la circolare n. 27/03 del ministro Moratti: si tagliano centinaia di posti di insegnamento colpendo la qualità del servizio scolastico. Nel 2003/2004 l'Abruzzo sarà la 4a regione danneggiata con una riduzione di organici del 2,64% (454 docenti e 55 collaboratori scolastici in meno) e la provincia aquilana, la più penalizzata, perderà 184 insegnanti, molte classi saranno eliminate, ci sarà meno tempo pieno e meno tempo prolungato. Saranno penalizzati i percorsi formativi dei portatori di handicap e nelle aree urbane si rischia il sovraffollamento delle classi. Inoltre penalizzando gli istituti d'Arte e Alberghieri, si colpisce la formazione per la valorizzazione dei beni culturali, l'artigianato artistico, l'accoglienza: cioè le basi formative di un'economia turistica che, invece di essere sostenuta, viene ostacolata.
Infine, quest'anno per volontà della giunta regionale, le scuole materne pubbliche stanno per chiudere il 7 giugno, mentre le private sospenderanno le lezioni il 30 con ovvie conseguenze. Abbiamo chiesto alla Regione di intervenire - con gli amministratori, i sindaci, le autorità scolastiche e i sindacati - per trovare soluzioni che non penalizzano le scuole abruzzesi e chiedere al governo di ridiscutere i tagli e le scelte fatte, e soprattutto di comprendere, attrezzandosi adeguatamente, che la Regione ha ed avrà nuovi compiti e poteri in materia di istruzione e deve assolverli molto meglio di come sta facendo.
Oggi a Sulmona i Ds hanno promosso un incontro pubblico dal quale rilanciamo la sfida per la scuola pubblica, coinvolgendo insegnanti, personale non docente, autorità scolastiche, genitori, studenti e amministratori locali: vogliamo mobilitare l'opinione pubblica per impedire che venga smantellato il sistema scolastico e calpestato il "diritto al sapere" dei nostri figli. La crescita e il futuro dell'Abruzzo dipenderanno dalla conoscenza e dalla formazione, che vanno rafforzate e non depotenziate come fa il centrodestra.

* Consigliere regionale Ds


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