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I segnali positivi vengono dalle donne

La novità positiva e inaspettata è che in Italia la differenza di genere, cioè il divario tra studenti e studentesse è tra le meno evidenti d’Europa.

10/09/2014
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

In un Paese in cui un giovane su tre non lavora né studia è chiaro che il primo problema da risolvere è quello della formazione: evitare la dispersione scolastica, cioè l’abbandono prima del diploma, è la vera emergenza italiana. Eppure nel rapporto Ocse «Education at Glance 2014» presentato ieri mattina ci sono anche alcune novità positive per la scuola italiana, o meglio per gli studenti italiani: nell’ultimo decennio (2003-2012 quello indagato nel rapporto) la qualità dell’istruzione di base è migliorata. I 25enni riescono mediamente a risolvere problemi che i dieci anni fa gli studenti faticavano ad affrontare: c’è però da chiedersi se il successo sia merito esclusivo della scuola, del miglioramento del sistema e delle tecniche di insegnamento o se non sia anche frutto di un generale miglioramento e diffusione universale delle conoscenze di base grazie a strumenti come la tv, telefonini e strumenti digitali in genere.
Cresce anche il numero dei laureati, che raddoppia in dieci anni,anche se ancora oggi tre laureati su quattro sono i primi nella loro famiglia di origine a prendere il diploma universitario. Ma le competenze dei laureati restano inferiori alla media europea: prendere la laurea in Italia equivale (quanto a competenze) ad un diploma di scuola superiore in Finlandia, Giappone e Paesi Bassi. La novità positiva e inaspettata è che in Italia la differenza di genere, cioè il divario tra studenti e studentesse è tra le meno evidenti d’Europa. Se le ragazze continuano a scegliere le materie letterarie invece di quelle scientifiche spicca la percentuale di laureate in ingegneria: sono il 40 per cento del totale degli ingegneri, il doppio che in Germania e nel Regno Unito (se anche il numero dovesse scontare una diversa definizione dei corsi di laurea tra i diversi Paesi, resta molto maggiore della media europea). Nella fotografia scattata dall’Ocse si vede anche un altro cambiamento importante per le donne italiane: i bambini che frequentano la scuola materna in Italia sono ormai il 96 per cento, proprio come in Germania, Spagna e Regno Unito.

 


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